In una calda estate di fine Ottocento, nei porti del Mediterraneo iniziano a venir segnalati casi di colera. Come recita un testo medico, “La malattia, dopo un periodo di incubazione di 1-5 giorni, si manifesta con diarrea improvvisa e intensa con scariche sempre più liquide e incolori, e quindi con enormi perdite di liquidi, calcio e potassio. Segue il vomito che aggrava lo stato di disidratazione. La trasmissione si verifica perchè il vibrione, eliminato con le feci, non viene distrutto, per carenze del sistema di depurazione dei liquami o di potabilizzazione dell'acqua, per cui può arrivare all'uomo sano, attraverso gli alimenti e le bevande”.
Ad alcune settimane di distanza dalle prime segnalazioni, l’esplosione dell’epidemia in alcuni quartieri popolari di Napoli, dove non solo i sistemi di “ depurazione e potabilizzazione delle acque” risultano assai primitivi, se non inesistenti, ma dove le condizioni urbanistiche generali rasentano l’impossibile: casamenti che dal livello suolo si inerpicano disordinati per scale e cunicoli, a costruire ambienti spesso privi di luce e aria diretta, e con densità di popolazione che in alcune parti della zona Porto raggiungono i 2.600 abitanti ettaro. A questo si aggiunge anche il sistema socioeconomico, con una “economia del vicolo” entro cui si mescolano la residenza, le attività produttive anche di carattere microindustriale con l’uso di sostanze tossiche, il commercio anche alimentare e all’ingrosso con un confuso sistema di depositi e relativa rete di approvvigionamento e distribuzione.
Gli spaventosi livelli di mortalità provocano un dibattito nazionale, che sfocerà tra l’altro nella legge speciale per il Risanamento di Napoli, nel relativo piano regolatore della città, e successivamente nell’estensione a scala nazionale di alcuni provvedimenti, ritenuti utili per intervenire in casi di condizioni urbane igienico-sanitarie gravi.
I testi inseriti di seguito vogliono restituire in parte sia il clima culturale nazionale entro cui matura l’intervento per Napoli, sia alcuni caratteri dell’ambiente locale, sociale e urbanistico. Ne emerge un quadro sicuramente più complesso di quello, spesso soltanto legato ad alcune innovazioni normative, che di solito caratterizza le ricostruzioni della “Legge di Napoli”.
Il primo documento, Il dibattito politico sulla Legge di Napoli(estratto da: Camera dei Deputati, Segretariato generale, Ricerca sull’Urbanistica. Parte prima, Servizio studi legislazione e inchieste parlamentari, Roma 1961) costituisce una sorta di introduzione generale all'argomento.
Esso è poi raccontato, nel quadro delle problematiche e delle visioni contemporanee, da alcuni scritti di Carlo Carozzi ed Alberto Mioni, Le condizioni urbanistico-sociali di Napoli e la Legge Speciale(da L’Italia in formazione. Lo sviluppo urbanistico del territorio nazionale: antologia critica, De Donato, Bari 1980), Cesare De Seta. Le vicende locali nel quadro nazionale (da Napoli, Laterza, Bari 1981), Guido Zucconi, Igiene, Città, Urbanistica (da La città contesa. Dagli ingegneri sanitari agli urbanisti (1885-1942), Jaca Book, Milano 1989) e Giancarlo Alisio, Presupposti e soluzioni urbanistiche al colera (da Napoli nell’Ottocento, Electa Napoli, 1992)
I due testi successivi descrivono il "ventre di Napoli" dall'interno e nell'immediato, per la penna di due famosi giornalisti di quegli anni: Pietro Ferrigni detto Yorick, Il degrado della città (brevi brani del 1877, estratti da: Giuseppe Russo, Il risanamento e l’ampliamento della città di Napoli, Società per il risanamento, Napoli 1960) e alcune pagine del celeberrimo pamphlet di Matilde Serao, Bisogna Sventrare Napoli! (da Il Ventre di Napoli, Treves, Milano 1884)
Conclude, per il momento, Il Piano di Risanamento di Napoli (da: Giuseppe Russo, Il risanamento e l’ampliamento della città di Napoli, Società per il risanamento, Napoli 1960)
A complemento e completamento della documentazione si uniscono una Galleria di immagini, e una presentazione powerpoint suddivisa in cinque file allegati