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Giuseppe Russo
Il Piano di Risanamento di Napoli
24 Luglio 2006
1885, Il colera a Napoli
Una descrizione puntuale e alcune critiche al Piano di risanamento, stralci da: Il risanamento e l’ampliamento della città di Napoli, Società per il risanamento, Napoli 1960

Si giunge così al 10 ottobre [1884], data nella quale il cav. Adolfo Giambarba, ingegnere capo, reggente la 1° direzione tecnica del Municipio di Napoli, presenta al Sindaco il lavoro disposto per la bonifica della città; lavoro che, come fa notare nella nota di accompagnamento, ha portato a termine “in soli quindici giorni, attesa l’urgenza giustamente addimostrata” mercé l’attivo concorso degli egregi ingegneri della sua direzione. “Il grave lavoro compiuto – fa rilevare il Giambarba – non avrebbe potuto recarsi ad effetto, senza il corredo di tutti gli studi parziali, che le successive Amministrazioni municipali hanno sempre preparato, tanto mercé pubblici concorsi che per opera di questa 1° Direzione tecnica”. L’opera, che tende alla soluzione del problema del risanamento radicale di Napoli bassa e alla edificazione di un nuovo quartiere, comprende la relazione, il computo metrico e la stima. Nello stesso giorno, con altra nota, il Giambarba presentava al Sindaco una “relazione aggiunta”, per fornire notizie e dati d’Ingegneria Statistica e Sanitaria [...]. Anche a chi non conosca la tragica situazione dei fondaci e dei bassi, anche a chi non conosca la costituzione composita della maggior parte delle strade napoletane – ove, spesso, addossati al apalazzo magnatizio, o da esso ricavati, sono gli abituri dei miseri, mentre nello stesso edificio coesistono le case dei borghesi benestanti e quelle del povero – appare evidente il rapporto tra il numero degli abitanti e la superficie abitata, nei quartieri che furono più colpiti dal colera (Mercato, Pendino, Porto, Vicaria: mq 0,75 per ab.) ed in quelli che furono meno colpiti (S. Ferdinando, Montecalvario, Chiaia, Avvocata: mq 0,98 per ab.)e sorge spontanea l’idea di un diradamento. Come subito si pensa alle superfici, allora esuberanti, di Chiaia, S. Carlo all’Arena, Vicaria e Vomero per destinarle ad una immediata espansione della città.

[...]

Era corretto o non il concorso dello Stato? La cifra proposta era sufficiente a raggiungere lo scopo? Quali garanzie erano necessarie ad evitare che il danaro fosse distratto dall’opera di risanamento? Lo Stato era garantito dal debito che il Comune avrebbe avuto verso di esso, per il pagamento dell’annualità di 50 milioni? Era possibile modificare, ed dentro quali limiti, la legge sulle espropriazioni per la pubblica utilità? Era possibile ottenere, con speciale disposizione, che la edificazione di nuove case precedesse l’abbattimento di quelle vecchie destinate ad essere demolite? Poteva essere lasciata, al Governo ed al Municipio, ampia facoltà di regolare le dichiarazioni di insalubrità, lesive del diritto di proprietà? Si poteva, in contrasto con tutti i precedenti legislativi, obbligare il proprietario a fornire di una determinata acqua la sua casa ed a pagarla secondo una tariffa municipale prestabilita?

[...]

Il progetto generale del 1884 che costituì, indubbiamente, l’elemento centrale per le previsioni della legge pel risanamento di Napoli (15 gennaio 1885, n. 2892) – dalla quale trassero poi vita i numerosi provvedimenti, relativi ai piani di risanamento ed ingrandimento della città di Napoli - si articolò ben presto in tre gruppi di progetti dei quali il primo, ed il più importante, è quello che si riferisce al risanamento dei quartieri bassi, seguono quello relativo alle fognature e quelli relativi ai rioni di ampliamento (Arenaccia, S. Efremo Vecchio, Otto Calli, Ponti Rossi, Miradois, Materdei, Vomero-Arenella, Belvedere, prolungamento Principe Amedeo), nonché quelli relativi alla sistemazioen di S. Lucia e S. Brigida. Il Piano generale pel risanamento delle sezioni Porto, Pendino, Mercato e Vicaria, deliberato dal Consiglio Comunale nelle sedute del 10 e 11 febbraio 1885, ed approvato dopo infinite vicissitudini, pur con qualche condizione di riserva, dai RR.DD. 7 gennaio e 22 luglio 1886, verrà reso esecutivo con la deliberazione della Giunta Municipale approvata dal Consiglio Comunale nel febbraio del 1888: il R.D. 17 marzo 1889, n. 6024, vi apporrà il suggello definitivo.

[...]

le opere comprese nel piano di risanamento vengono così suddivise:

1) Opere di bonifica per colmata e demolizione di fabbricato su larga scala, nonché formazione di rete stradale allacciata alla creazione di una unica arteria principale con limitata edificazione sulle aree disponibili. Queste costituiscono un insieme di opere, coordinate ad un’unica sorgente di risanamento e di edilizia insieme.

2) Opere di bonifica per demolizioni parziali con rete stradale sparsa, allacciata a diverse arterie esistenti, con limitata edificazione sulle aree disponibili. Queste rappresentano un complesso di bonifiche parziali usufruendo delle sorgenti di salubrità esistenti.

3) Opere di ampliamento nei terreni contigui alle zone bonificande con nuova costruzione di fabbricato, le quali sono una illazione necessaria delle prime e delle seconde.

[...] Si prevede lo spostamento di 87.447 abitanti, dei quali in modo definitivo: 4.693 della classe agiata; 25.151 della classe media; 39.354 della classe povera.

[...]

Sul significato e sul valore di questa urbanistica ottocentesca, di queste trasformazioni della città nel sec. XIX, non pochi sono gli studiosi che hanno espresso il loro avviso discorde, ma non v’è dubbio che la maggioranza di essi ne accoglie sempre più positivamente le conclusioni. [...] Le trasformazioni delle zone inurbate, procedenti “per sventramenti di forza, operati da arterie nuove di traffico che s’aprivano un varco nel vecchio tessuto”; la urbanizzazione delle zone verdi circostanti fatta per mezzo di distinti quartieri residenziali per i più abbienti e per i meno abbienti; l’apertura di “lunghe strade rettilinee di sezione molto ampia, per solito alberate alla moda del tempo, coordinate a piazze secondo un andamento assiale”; il coordinamento del vecchio centro cittadino con le nuove zone di trasformazione; la monumentalità degli edifici pubblici; la tecnica risolutrice dei problemi relativi all’acqua potabile ed alle fognature: costituiscono già, all’epoca nella quale si pone mano al risanamento ed all’ampliamento di Napoli, una riconosciuta ed affermata tradizione della tecnica urbanistica dell’ottocento europeo.

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