Il consumo di suolo è la misura dell’espansione delle aree urbanizzate a scapito dei terreni agricoli e naturali. Il suo monitoraggio è un tema di estremo interesse per l’urbanistica, poiché investe appieno alcune tra le principali questioni che la pianificazione è chiamata ad affrontare: la forma della città, la distribuzione sul territorio delle funzioni, il conflitto tra usi alternativi del suolo. Attraverso numerosi articoli che la redazione di eddyburg.it ha raccolto da tutto il mondo, è possibile compiere un vero e proprio itinerario di riflessione sui fattori che alimentano il consumo di suolo, sulle modalità di crescita delle aree urbanizzate, sui costi collettivi procurati dalla mancata regolazione dello sviluppo urbano, sui rimedi che possono essere apportati attraverso la pianificazione territoriale e urbanistica.
1. Cause
Una prima serie di articoli indagano il rapporto tra consumo di suolo, economia e stili di vita. Edoardo Salzano ( Consumo e città) sottolinea le patologie di questo rapporto e vede nell’esasperazione del consumo di suolo uno degli effetti di un modello socio-economico che tende a disgregare progressivamente polis e urbs. Due articoli dall’America ( La città densa, Se non ci piace lo sprawl) forniscono alcuni spunti di riflessione sul legame tra modelli insediativi e preferenze delle famiglie e sul modo attraverso cui si alimenta il motore della crescita urbana (urban gowth machine, secondo la definizione del Sustainability Institute).
2. Sostegni
Una lucida analisi del giornalista Francesco Erbani inquadra il mancato controllo del consumo di suolo in un contesto nazionale di preoccupante regressione dell’urbanistica. ( L’Italia maltrattata). Alcuni meccanismi di pianificazione contrattata favoriscono l’espansione urbana: ad esempio, quando la “compensazione” viene utilizzata come metro per giudicare le proposte di edificazione e si baratta la possibilità di urbanizzare nuove aree con opere o contribuiti monetari, in America ( Ettari per Wal-Mart), come in Italia ( I numeri, i diritti e la compensazione). Il caso esemplare del PRG di Roma testimonia l’incidenza elevata dell’espansione urbana all’interno dei piani regolatori. ( Troppo consumo di suolo nel nuovo PRG). Talvolta, anche la pianificazione territoriale alimenta l’espansione, come accade in Campania ( Raffinate strategie verso l’ignoto) o come viene auspicato in Friuli Venezia Giulia ( Ragionando di terre a nord-est), regioni entrambe amministrate dal Centro-Sinistra.
3. Modelli
Sprawl, diffusione, dispersione insediativa: il consumo di suolo si accompagna ad un uso sempre più estensivo dello spazio, alla perdita dei confini della città, alla progressiva formazione di un magma di costruzioni, infrastrutture e aree relitte ( Come si sfascia una città; Diffusione, dispersione e anarchia urbanistica; Allarme. Il Veneto scoppierà), per descrivere il quale si ricorre a nuove parole ( Oltre Suburbia_ ascesa del Tecnoburbio; Punti di crescita - Esurbio). Il legame tra espansione e crescita di popolazione sembra essersi spezzato: il fabbisogno di spazi per infrastrutture e aree urbanizzate non diminuisce anche laddove la popolazione è stabile o in calo, in Italia ( Roma Sempre meno residenti nei centri storici) come in Germania ( Crescita e decrescita). Il territorio rurale è protagonista di un cambiamento epocale, schiacciato da un lato dalla pressione della città, dall’altro dalle modificazioni indotte dall’abbandono delle coltivazioni e dalle politiche agricole, come dimostrano gli studi condotti da Antonio Di Gennaro ( Prefazione). Un rapporto pubblicato sulla rivista Science conferma la drammatica portata ambientale del consumo di suolo ( Un rapporto rivela).
4. Misure
Quali sono le misure principali del consumo di suolo? Quali aspetti, oltre all’entità delle superfici urbanizzate, conviene misurare e mettere in relazione? Un articolo di Frisch illustra come questo tema viene trattato in Germania ( Trenta ettari al giorno). Altri articoli segnalano diversi studi prodotti in Europa ( Da campo coltivato a supermercato, Immagini europee delo sprawl; Lo sprawl visto dall’Olanda).
5. Costi
Il mancato controllo del consumo di suolo e la dispersione degli insediamenti generano una serie di costi collettivila cui entità è stata stimata, in Italia, per la prima volta in una ricerca condotta da Camagni, Gibelli e Rigamonti, della quale Salzano presenta gli esiti ( A proposito della città dispersa). Uno studio americano ci porta a riflettere anche sui costi sostenuti dalle famiglie ( Comparazione dei costi).
6. Rimedi
Il rimedio più semplice ed efficace, e forse per questo difficile da introdurre, consiste nel porre un limite alla crescita della città, un confine invalicabile che possa essere superato solamente quando tutte le alternative possibili sono state praticate. Tuttavia, stabilire un confine duraturo tra territorio urbano e rurale è un’operazione ardua da imporre e difficile da mantenere anche in paesi tradizionalmente più sensibili alla protezione del paesaggio, come testimonia la cattiva salute delle green-belt in Gran Bretagna, ( Sotto la cintura).
Una serie di articoli mostrano come sia necessario sostenere la regolazione della crescita attraverso un “pacchetto” di misure i cui pilastri sembrano essere: iniziativa intercomunale o sovracomunale, riequilibrio dei costi-benefici attraverso la fiscalità, integrazione e interscalarità delle politiche urbanistiche, coniugando visioni generali e soluzioni dettagliate.
Tale impostazione accomuna diverse proposte in Gran Bretagna ( Come fermare lo sprawl), negli Stati Uniti ( A lezione di matematica, L'urbanizzazione diffusa e i danni per l'ambiente costiero negli USA; Stato dello sprawl; Il piano della contea di Charles), in Germania ( Trenta ettari al giorno) e in Italia ( A proposito della città dispersa).
Il percorso è assai arduo. In America, paese notoriamente avverso alla pianificazione pubblica, i tentativi di imporre forme di “Smart growth” in alcune contee hanno incontrato opposizioni tenaci: consultati con un referendum, i cittadini dell’Oregon hanno chiesto il risarcimento dei vincoli all’edificazione imposti dal governo statale (Smart growth). Seguiremo questo esempio, con la nuova legge nazionale?
Infine, un articolo di Caudo sulle Green Belt Town (Politiche pubbliche e sviluppo economico), pianificate in America negli anni ’30 – all’epoca del New Deal - ci rammenta quanto difficile sia sempre stata la strada della pianificazione e di quanti viaggiano in direzione ostinatamente contraria...