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Oscar Mancini
Progettare partendo dai diritti dei cittadini
16 Maggio 2006
Articoli del 2006-2007
Nel quadro della formazione del PTCP la Camera del lavoro di Vicenza ha organizzato all'argomento una giornata di studio e un numero (n. 21,maggio 2006) del giornale Vicenza Lavoro, da cui riportiamo l’articolo di apertura. Con una postilla

La nostra Camera del Lavoro, con questa giornata di studio e di approfondimento, intende avviare un percorso volto ad elaborare un nostro autonomo punto di vista sulla qualità dello sviluppo della nostra provincia, a partire da una lettura critica del documento preliminare del piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp). L’obiettivo è quello di costruire insieme una nostra proposta, tesa a concorrere alla formazione del piano provinciale.

Il contributo di conoscenza e di esperienza di chi vive nelle diverse realtà territoriali, è decisivo. Si tratta infatti di ragionare sulla qualità dell’abitare, degli insediamenti produttivi, dei servizi, della mobilità delle merci e delle persone.

Il seminario del 24 maggio si avvale di qualificati contributi esterni che risulteranno particolarmente utili in relazione agli approfondimenti che, successivamente, saranno programmati zona per zona con l’obiettivo di aprire un cantiere finalizzato all’apertura della contrattazione sociale territoriale.

La qualità urbana insieme alla qualità sociale costituiscono infatti un pezzo rilevante della strategia che abbiamo definito nel nostro recente congresso.

Non ci sfugge come declino industriale e boom del mattone siano processi strettamente correlati.

VICENZA PREDA DEL CEMENTO

Di fronte ai problemi posti dalla ineludibile riconversione industriale molti hanno scoperto il business degli investimenti immobiliari: Tronchetti Provera e Benetton sono i nomi più noti, quelli vicentini non sono pronunciabili ma solo sussurrabili.

Ma il boom del cemento a Vicenza ha origini meno recenti. Esso è connesso allo sviluppo disordinato che abbiamo conosciuto che ha “slabbrato” e paralizzato il tradizionale assetto policentrico della nostra provincia e determinato il collasso

della viabilità. La fabbrica post fordista esternalizza, nasce l’impresa rete, il lavoro si disperde nel territorio e così nascono come i funghi i capannoni in mezzo alla campagna e nei nuovi “Pip” della Tremonti concepiti come siti a minor costo. La fabbrica just in time elimina il magazzino perchè esso viaggia sulle nostre strade congestionate che a loro volta attirano attività commerciali, il tutto genera una mobilità multidirezionale delle merci e delle persone, quasi sempre su mezzi privati che congestiona il traffico e soffoca la nostra esistenza.

Sono le strade mercato: la Statale 11 tra Vicenza e Montecchio, Cornedo, Thiene-Zanè, Torri di Quartesolo-Settecà, il Bassanese.

Il colpo d’occhio ci rimanda a una sequenza di case, ville, villette, capannoni, depositi, piazzali e svincoli che hanno consumato il territorio con una crescita urbana senza forma, che ha impermeabilizzato il territorio, rallentato la ricarica delle falde e nel contempo provoca frequenti esondazioni dei corsi d’acqua.

CITTÀ SPALMATE COME MARMELLATA

Si tratta della dispersione insediativa per la quale gli americani negli anni ’60 coniarono il termine di “sprawl town” letteralmente città sdraiata sguaiatamente. In sostanza un ambiente urbano a marmellata sempre più privo di forma e memoria dei luoghi e vissuto come alienante dalle nuove generazioni.

A questi problemi la classe dirigente vicentina risponde in modo vecchio e settoriale.

Se c’è un problema di traffico la risposta è semplice: facciamo una nuova strada, una nuova bretella, meglio se un’autostrada. Di mezzo c’è un territorio agricolo? Meglio. Così non ci sono ostacoli. C’è una falda? “Noi ci occupiamo delle merci che devono transitare”, ci siamo sentiti rispondere.

Non è così che si progetta la “Vicenza del Terzo Millennio”.

Occorre invece pensare ad una riorganizzazione complessiva, sistemica e organica del nostro territorio, che riduca la dispersione delle attività produttive, residenziali e commerciali, attraverso il metodo della pianificazione urbanistica, mettendo al bando la sciagurata pratica dell’urbanistica contrattata che, per altro, è terreno fertile per lo sviluppo di rapporti non sempre trasparenti tra affari e politica. L’idea che proponiamo è quella di una città amica.

Significa eliminare la congestione, restituire alle piazze la loro funzione originaria di luogo di incontro, di scambio di esperienze, significa rendere accessibile per i deboli, come per i forti, i luoghi della vita collettiva.

Significa fare della città il luogo nel quale i differenti ceti, i differenti mestieri, funzioni sociali, differenti etnie, abitudini, culture si mescolano e si scambiano reciproci insegnamenti.

Occorre inoltre puntare sul trasporto pubblico e soluzioni logistiche adeguate anche per favorire la competitività delle imprese. Il tutto va connesso con una idea di sviluppo più qualificato, capace di competere nella fascia alta e innovativa delle produzioni, in grado di generare lavoro qualificato, di sostenere più elevati livelli salariali e migliori condizioni di lavoro.

LA CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE

Ma oggi dobbiamo fare i conti con una struttura produttiva frammentata, con un lavoro precarizzato e con tutte le conseguenze che ciò produce in termini di minor rappresentatività del sindacato.

È per noi dunque vitale riprendere il controllo sull’intero ciclo produttivo ovvero l’intera filiera di fabbricazione di un prodotto o erogazione di un servizio spesso dispersa nel territorio.

COME RIPENSARE IL LAVORO

Il controllo dei rapporti di lavoro,dell’ organizzazione del lavoro, dalle qualifiche agli orari, alla tutela della salute, dovrà essere al centro del nostro impegno futuro. Ma non si controlla il processo lavorativo se l’azione sindacale non ricomprende tutta la filiera degli appalti, delle terziarizzazioni, delle esternalizzazioni, se cioè non ridefinisce il perimetro della catena lunga e diffusa della produzione di una merce o di un servizio.

Noi vogliamo riunificare ciò che l’impresa divide e frammenta. E’ un compito arduo ma assolutamente necessario. È un salto culturale, politico e organizzativo quello che noi proponiamo: la saldatura tra la contrattazione di secondo livello e la contrattazione nel territorio.

Il territorio in quanto spazio fisico sempre più strettamente interconnesso con le dinamiche produttive diventa decisivo sia per riprendere il controllo della filiera sia perchè la contrattazione di luogo di lavoro possa disporre di una iniziativa esterna in materia di formazione, ricerca, politica industriale.

Oppure, per l’importanza di accompagnare la contrattazione del salario con una contrattazione sociale in grado di ottenere risultati su materie come gli asili nido, i servizi di assistenza, la sanità, la casa, i trasporti, i beni comuni prodotti dai servizi pubblici locali (acqua, ambiente e energia), l’integrazione dei migranti, la vivibilità urbana.

Temi questi ultimi che non possiamo delegare all’azione generosa ma inevitabilmente insufficiente del nostro Sindacato Pensionati o all’azione delle singole categorie di volta in volta interessate. Essi vanno assunti a livello confederale.

È questa una proposta di allargamento del campo d’azione del nostro lavoro sindacale per tenere insieme il luogo di lavoro e la sua inscindibile relazione con il contesto territoriale, nei suoi diversi aspetti di organizzazione e pianificazione dello spazio urbano, di equilibrio ambientale, di qualità ed efficacia del welfare locale.



Oscar Mancini è segretario generale Cgil di Vicenza

Postilla

La Camera del lavoro di Vicenza è una delle organizzazioni sindacali che aderirono, nel 2004, al seminario "La nuova proposta di sei sindacati territoriali della CGIL - Vertenze locali per reinventare città e democrazia"; i materiali furono pubblicati su un numero speciale della rivista Carta (vedi su Eddyburg l’intervista a Guglielmo Epifani e l’eddytoriale n.55.). Da allora la Cgil di Vicenza ha continuato a lavorare sul territorio come poche altre organizzazioni. Adesso ha organizzato una giornata di studio sul PTCP di Vicenza, preceduto da un lavoro di analisi, documentazione e dibattito sull’assetto del territorio provinciale, i suoi problemi, le sue prospettive, senza disdegnare l’attenzione per gli strumenti della pianificazione territoriale e, anzi, attribuendo ad essi l’importanza che meritano quando diventano materia d’interesse politico e sociale.

All’argomento è dedicato anche un numero della rivista della Cgil, Vicenza lavoro , da cui è tratto l’articolo di Oscar Mancini. Nella versione integrale della rivista, scaricabile qui sotto, trovate anche il programma della giornata di studio (che si terrà il 24 maggio), un articolo di Gian Antonio Stella sul territorio vicentino (tratto dal Corriere della sera ), un gustoso scritto su “architetti e geometri” dello scrittore Vitaliano Trevisan e una “Guida per conoscere il PTCP”.

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