Alla IV Commissione del Consiglio regionale
Baia di Sistiana. Memoria del WWF
1. L’incuranza per i valori ambientali
Il progetto di “valorizzazione turistica” comporta la distruzione di oltre di 2 ettari di area boscata interna al SIC IT 334001 “Falesie di Duino” (oggi compreso all’interno del SIC/ZPS IT 3340006 “Carso triestino e goriziano”), distruzione già in gran parte attuata, con il consenso della Regione che avrebbe dovuto impedirla.
Il progetto prevede inoltre la trasformazione in parcheggio – e la sostanziale distruzione - di una superficie di circa 16 ettari, a boscaglia e landa carsica (con presenza anche di doline).
Il progetto prevede ancora la costruzione di una darsena artificiale, in un’area dal problematico equilibrio idrogeologico (rischio di interferenza con la falda carsica).
Il tutto in un’area tutelata, in teoria, dal vincolo paesaggistico. E’ significativo che perfino le disposizioni, molto precise, sancite nel 1992 dal Ministero per i beni culturali, per quanto concerne gli interventi nell’area della ex cava di Sistiana, sono state platealmente disattese e contraddette dagli organi preposti alla tutela del paesaggio (Regione e Soprintendenza). Secondo le prescrizioni del Ministero, infatti, “Il ciglio naturale alla sommità del costone roccioso, costituente l’attuale fronte di cava, deve essere conservato nel suo profilo attuale, con l’esistente coronamento di alberature e di verde (piano boscato) da sistemare, reintegrare e migliorare opportunamente … al fine di garantire la continuità dei profili paesaggistici naturali dell’intero comprensorio…”.
A nulla sono serviti gli appelli, le proposte, i documenti inviati nel corso di alcuni anni in varie forme (osservazioni nell’ambito della VIA, osservazioni sugli strumenti urbanistici, lettere aperte agli amministratori comunali e regionali, ecc.) dal WWF, da Italia Nostra e da altri, allo scopo di far modificare il progetto, almeno nei suoi contenuti di maggiore impatto sull’ambiente ed il paesaggio.
Merita considerare, soprattutto, il danno a lungo termine che l’intervento “turistico” nella Baia di Sistiana produrrebbe per quanto concerne la conservazione della biodiversità lungo l’importantissimo “corridoio ecologico” rappresentato dalla fascia costiera in Provincia di Trieste (cfr. i pareri del prof. Livio Poldini, all. 1 e 2).
Su tutto ha prevalso la volontà dei proprietari della Baia, sui quali si sono appiattiti sia il Comune di Duino-Aurisina, sia la Regione, di realizzare l’intervento di “valorizzazione turistica” della Baia, nei termini quantitativi (per quanto concerne le volumetrie, gli spazi occupati, i volumi di escavazione, ecc.) previsti fin dall’inizio dell’operazione (cioè nel 2000), senza alcuna modifica sostanziale.
Hanno anche avuto il sapore della beffa, le dichiarate volontà di “mediazione” tra le parti in conflitto, da parte del Presidente della Regione, Illy, emerse dalla stampa (e soltanto da questa) agli inizi del 2005. Una pura operazione di immagine, con un Presidente autonominatosi esperto di paesaggio e come tale pronto a certificare la bontà del progetto, pur proponendone delle modifiche “migliorative”. Modifiche spacciate all’opinione pubblica con finalità palesemente truffaldine, perché o già previste nelle “prescrizioni” del provvedimento di VIA, o semplicemente irrealizzabili (come il rispetto del ciglio della cava, già distrutto con il “modellamento” di cui sopra).
2. L’incuranza per le leggi
Tutte le norme vigenti in materia urbanistica e ambientale sono state forzate, se necessario, per consentire la realizzazione dell’intervento nella Baia nei termini voluti dai proprietari.
Così è stato per quanto concerne le procedure di approvazione della variante al PRGC e del piano particolareggiato (violata la legge urbanistica regionale, per quanto concerne la discussione in Consiglio comunale delle osservazioni). Così anche per la normativa regionale sulla VIA (è stata forzata una conclusione positiva dell’iter, pur in presenza di danni al SIC “Falesie di Duino”, di compensazioni inesistenti, di evidente e clamorose lacune nello studio di impatto ambientale).
Così ancora per l’enorme escavazione (a fini commerciali), ammessa sotto le mentite spoglie di un “modellamento”, prescindendo da qualsiasi normativa regionale sulle attività estrattive, nell’ex cava di Sistiana. E’ opportuno ricordare che la gran parte del materiale scavato a Sistiana viene utilizzato ai lavori di costruzione del “MOSE” nella laguna di Venezia.
Così è stato anche per quanto concerne la perdurante scandalosa mancanza di atti fondamentali per la tutela dell’ambiente e del paesaggio, pur previsti per legge da molti anni ma ancora inesistenti (piano paesaggistico, di cui alla Legge 431 del 1985, piani di gestione dei SIC, previsti dal DPR 357 del 1997, piani di conservazione e sviluppo delle riserve naturali, previsti dalla legge regionale 42 del 1996), che per logica avrebbero dovuto precedere interventi di grande portata come quelli proposti a Sistiana, al fine di costituirne il quadro di riferimento programmatico.
Risalta, in un simile contesto, la sostanziale inerzia degli organi pubblici che a vario titolo dovrebbero assicurare il rispetto delle norme e delle procedure.
Emblematico il fatto che le associazioni ambientaliste (WWF e Italia Nostra) siano dovute ricorrere alla giustizia amministrativa e penale, nel tentativo di ottenere il rispetto delle leggi violate. Non è certo irrilevante il fatto che in tutte le cause amministrative avviate, WWF e Italia Nostra si siano trovate a lottare contro una coalizione di forze che riuniva i proprietari privati della Baia, il Comune di Duino-Aurisina e la Regione Friuli-Venezia Giulia.
urtroppo, neppure tali iniziative si sono rivelate in grado di fermare lo scempio in atto dalla primavera del 2004, anche per un inspiegabile voltafaccia del TAR, che nel settembre 2005 respingeva il ricorso di WWF e Italia Nostra contro le autorizzazioni al “modellamento” dell’ex cava di Sistiana, contraddicendo la propria precedente sentenza del dicembre 2004 sullo stesso argomento.
3. L’incuranza per i diritti dei cittadini
L’intera operazione Sistiana denota inoltre un evidente disprezzo delle istituzioni pubbliche locali per i diritti dei cittadini. In primo luogo il diritto all’informazione, come dimostra ad abundantiam il fatto che nessuna iniziativa di informazione ed illustrazione del progetto di “valorizzazione turistica” è stata promossa dal Comune di Duino-Aurisina. Ciò malgrado le reiterate richieste delle associazioni ambientaliste e le promesse - regolarmente disattese – del sindaco Ret. Eppure si tratta di un progetto che incide in modo sostanziale, sia sull’aspetto, sia sulla conformazione dei luoghi, sia sulla fruizione tradizionalmente consolidata di un ampio tratto di costa.
Del tutto assente, in materia, anche la Regione.
Va ancora sottolineato come in più occasioni siano state tentate operazioni di autentica disinformazione, nei confronti dell’opinione pubblica. Ad esempio quando si è cercato di accreditare la tesi secondo cui i lavori nell’ex cava consistevano nella “messa in sicurezza” della stessa (laddove il progetto menzionava esplicitamente il “modellamento finalizzato alla realizzazione delle opere edilizie previste nel piano particolareggiato approvato”, con l’estrazione di 780.000 metri cubi di roccia). Oppure quando per mesi, senza mostrarne alcun dettaglio (in quanto i documenti erano stati “secretati” dal sindaco), si sosteneva tuttavia che il “nuovo” piano particolareggiato adottato nel settembre 2005, era sostanzialmente diverso dal precedente (la cui approvazione era stata, come detto, annullata dal TAR su ricorso di WWF e Italia Nostra).
Un semplice confronto delle carte, permette agevolmente di capire come le “novità” siano del tutto marginali e che quasi nulla sia mutato tra le due versioni del piano. Nulla, in particolare, per quanto concerne gli impatti sull’ambiente ed il paesaggio e gli aspetti relativi alla fruizione pubblica della Baia.
Sono scomparse, invece, le simulazioni dell’aspetto del villaggio turistico “istro-veneto” previsto alla base dell’ex cava (con il finto campanile, ecc.).
In secondo luogo, anche l’unico strumento previsto dalla normativa vigente, per la partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche, è stato svilito e vanificato (v. sopra par. 2), con la mancata discussione in Consiglio comunale delle osservazioni presentate dai cittadini.
In terzo luogo, va ricordato che il tentativo del Comitato “L’altra Baia” di indire un referendum consultivo comunale sul progetto, è stato vanificato, con motivazioni discutibili.
Sorprendono perciò le reiterate affermazioni del sindaco Ret, circa il fatto che la grande maggioranza dei cittadini di Duino-Aurisina sarebbero favorevoli al progetto, poiché nessun riscontro oggettivo esiste (perché lo si è voluto cercare) in tal senso.
Sconcerta, infine, l’iniziativa assunta dal Consiglio comunale di Duino-Aurisina e fatta propria dal sindaco, nel senso di studiare con i propri legali la possibilità di “rivalersi” nei confronti degli ambientalisti, per il tempo perduto e le spese sostenute a causa delle azioni legali intentate da WWF e Italia Nostra (!).
Trattasi certo soltanto di un mero – e sgangherato – tentativo di intimidazione verso gli oppositori più tenaci del progetto. Tuttavia, il fatto stesso che una simile iniziativa sia stata votata a maggioranza in Consiglio comunale e che abbia suscitato scarse reazioni anche tra le forse politiche di opposizione, preoccupa non poco, in quanto sintomo di una concezione alquanto distorta della democrazia e del rapporto tra i cittadini e chi rappresenta le istituzioni elettive.
4. L’incuranza per il contesto
Un intervento di grande portata, come quello prefigurato nel progetto di “valorizzazione turistica”, richiederebbe una grande attenzione al contesto territoriale ed ambientale, al fine di armonizzarlo – se possibile – con quanto già esiste e garantirne la compatibilità complessiva.
In quest’ottica, fin dall’inizio WWF e Italia Nostra avevano aggiunto alle proprie osservazioni sul progetto, una serie di proposte per le “condizioni al contorno”, che coinvolgevano diversi altri Enti e soggetti, oltre al Comune di Duino-Aurisina. Tra questi i primo luogo la Regione (per quanto riguarda gli aspetti relativi alla pianificazione paesistica, l’ampliamento e la gestione delle aree protette, lo sviluppo di linee di trasporto marittimo alternativo a quello motorizzato privato, ecc.), ma anche l’ANAS (per una serie di interventi di ripristino ambientale sulla viabilità adiacente la baia, per cercare di ripristinare una continuità tra il corridoio ecologico lungo la fascia costiera ed il Carso retrostante), ecc.
Nessun ascolto hanno avuto tali proposte, ancorché più volte reiterate, da parte degli interlocutori istituzionali.
Un intervento come quello prospettato per Sistiana, avrebbe inoltre richiesto un serio approfondimento sulla fattibilità e la sostenibilità economica dell’operazione, per esempio attraverso la produzione (e l’analisi da parte sia del Comune, sia della Regione) di un business plan. Nulla di tutto ciò è stato prodotto, né richiesto dagli enti competenti. Eppure, di fronte ad un intervento di tale portata, proposto da società prive di qualsiasi credibile esperienza pregressa nel settore, con una capofila dichiaratamente attiva soltanto nel settore immobiliare (l’ Immobiliare Santo Gervasio e Protasio di Mantova), un approfondimento di questo aspetti avrebbe dovuto rappresentare un’esigenza primaria e ineludibile per qualsiasi serio amministratore della cosa pubblica.
Non esiste, pertanto, alcuna seria garanzia circa il fatto che l’intervento proposto possa effettivamente essere realizzato, né che lo stesso – dopo aver impegnato per anni gran parte delle risorse tecniche ed amministrative del Comune di Duino-Aurisina – si risolva davvero in un “volano di sviluppo economico” per tutto il Comune, come i sostenitori pedissequamente ripetono, anziché (come appare invece assai più verosimile, viste le esperienze fatte con analoghe operazioni, per esempio a Muggia - Porto San Rocco) in una semplice speculazione immobiliare incentrata sulla compravendita di prime e seconde case.
5. Conclusioni
La triste vicenda della Baia di Sistiana è purtroppo emblematica, rispetto all’atteggiamento generalmente assunto dalla classe dirigente locale (o almeno dalla maggior parte di essa) nei confronti dei temi ambientali. Il Friuli – Venezia Giulia, in questo senso, rappresenta probabilmente uno dei punti più bassi raggiunti dal ceto politico nazionale, in sostanziale continuità tra centro – destra e centro - sinistra.
Un atteggiamento fatto – come si è visto da quanto precede - di supponenza, pressoché totale ignoranza (voluta) del merito delle questioni e dei problemi, disprezzo per il ruolo ed i diritti dei cittadini, noncuranza delle leggi, ma anche asservimento delle istituzioni pubbliche ad alcuni interessi privati. Interessi, per lo più, rappresentati dalla rendita speculativo-immobiliare, come il caso Sistiana ha ampiamente dimostrato.
Emblematica, a tale proposito, la svendita della cava di Sistiana (fino al 2003 proprietà della Regione) ai proprietari del resto della Baia. La cava, strategica per posizione e per dimensioni nell’ambito del progetto di “valorizzazione turistica”, avrebbe potuto (e dovuto) rappresentare una carta fondamentale da giocare per ottenere dai privati modifiche sostanziali del progetto, nel senso del suo ridimensionamento per ragioni di tutela ambientale e paesaggistica. Oppure, almeno, per ottenere in cambio garanzie serie di ricadute economiche ed occupazionali a beneficio del territorio.
La cava è stata invece svenduta per un prezzo ridicolo, verosimilmente presto recuperato dagli acquirenti con la semplice vendita della roccia scavata per il “modellamento”…
13 giugno 2006
Dario Predonzan, Carlo Della bella
Responsabile settore territorio Responsabile Sezione WWF Friuli – Venezia Giulia di Trieste