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Ivan Ble?i?
Frrramm! PD
23 Aprile 2013
Scritti ricevuti
«Curioso come i momenti di verità arrivano di colpo. Penseresti che le verità germogliano lente nelle menti, lunghe riflessioni, graduale soppesare le ragioni in una o nell'altra direzione... E invece no, arrivano di colpo, frrram!» Io invece penso che

... postilla

Così è arrivato anche il momento di verità del PD.
Per lunghi anni c'erano quelli che "ce la farà o non ce la farà", "passi avanti e passi indietro", quelli che "le forze della luca sconfiggeranno il lato oscuro", "i Jedi prevarranno sui Sith", quelli a sinistra che "dì qualcosa di sinistra" (in una pandemia della sindrome di Moretti), quelli che #occupypd, teneri, sino a cinque secondi alla mezzanotte, e così via a non finire.
E invece no. In un experimentum crucis nel giro di due giorni si produce il nitido fatto che parla la lingua della verità, ti risvegli e capisci: il PD è quello che è, quello che appare, quello che i fatti dicono che è.
Dovevamo prevedere che il Re-è-nudo-momento sarebbe arrivato in modo imprevedibile. Sì certo, possiamo essere indulgenti con noi stessi che sapevamo che c'era del marcio in Danimarca, eppure sono momenti, come la caduta del Muro di Berlino o la Piazza Tahrir, che nessuno ha mai saputo prevedere che sarebbero accaduti, lì e in quel momento.

E sono verità che non si possono rivelare dalla ragione – la ragione è tortuosa, pervertita e ha bisogno delle fantasie che da sola si crea per campare. In questi casi, la verità non è un prodotto della ragione, ma si rivela attraverso questi fatti singolari che produce e che la producono.

Come sempre c'è il "problema del giorno dopo". Tutti quegli autentici momenti di verità dimostrano come il cambiamento che producono il giorno dopo è tortuoso, incerto e in fondo ambiguo. Così è stato per la caduta del Muro di Berlino e per la Piazza Tahrir, così sarà per il più prosaico affaire PD.
Eppure non c'è ombra di dubbio: questi sono momenti che parlano la verità. Fatti che arrivano di colpo, come i quadri che cadono, frrram!

Postilla

Il quadro del Partito democratico era appeso a un chiodo logoro da molto tempo. Possiamo dire dalla nascita? Certo da molto tempo. Certamente da quando era diventato una semplice coalizione elettorale, da quando è diventato "una organizzazione in franchising", come scrisse Walter Tocci nel 2010. In una sua "opinione" su eddyburg Piero Bevilacqua argomentò in modo convincente il fallimento del PD, nel 2012. Il fatto è che non può esistere un partito, una parte di società finalizzata alla proposta di un suoi progetto di futuro, se questa "parte" non ha una sua ideologia: un sistema di principi e di convinzioni condivise, che si pongono in contrasto dialettico con altri principi e convinzioni nel tentativo di cstruire una sintesi attraverso gli strumenti e i metodi della democrazia. Quando la politica si riduce a una lotta per il potere in nome del solo potere chi la pratica non regge a lungo l'urto con la realtà. tanto più quando, smarrita una ideologia senza rinnovarla sulle antiche radici, si fa conquistare da quella ormai divenuta egemonica sull'intero pianeta. Indurrebbe a riflettere il fatto che l'ideologia della Tatcher e di Reagan, di Pinochet e di Deng Xao Ping abbiano avuto come propri portavoce, in Italia, proprio uomini della sinistra non comunista, come Bettino Craxi. Il potere di questa ideologia e delle politiche che ne derivano in risposta alla crisi nella quale ci dibattiamo è oggi più forte che mai, se pensiamo alle corrrenti nelle quali il PD si divide: le principali sembrano essere quella che definirei berlusconiana, che ha il suo leader in Renzi, e quella che può essere legittimamente definita "montiana di sinistra", rappresentata da Barca. Tra i due vedo, sul proscenio il segretario battuto, che un partenopeo descriverebbe come "un asino in mezzo ai suoni"; e vedo infine dietro le quinte, gli abili tessitori delle "larghe intese", che hanno ridotto il ostro paese a essere il zimbello dei popoli. (es)

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