Fra le energie cosiddette “alternative”, ovvero che si discostano dal modello tradizionale petrolio/carbone e che hanno (o dovrebbero avere) un basso impatto sullo sfruttamento delle risorse, quella eolica è probabilmente la più discussa in Italia. Ciò si deve evidentemente alle caratteristiche peculiari del nostro paesaggio naturale e antropizzato, al suo ruolo nel costruire l’identità nazionale e locale, e al conseguentemente ampio dibattito che l’insediamento (reale, auspicato, studiato) delle turbine genera.
Quello che segue è un elenco dei contributi comparsi sinora su Eddybug e su eddyburg_Mall, sommariamente suddiviso nei tre ambiti del dibattito nel contesto e sui casi italiani, internazionali, degli studi scientifici e proposte normative.
Il dibattito in Italia
La lettera di Mario Agostinelli e Massimo Serafini (che si firmano come appartenenti al Contratto Mondiale Clima ed Energia) dell’8 giugno 2005 pubblicata dal manifesto, e indirizzata al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, da cui il titolo: Mulini a Vendola. Gli Autori in sostanza chiedono che nel decidere le proprie politiche energetiche la regione tenga conto dell’urgenza di agire contro il riscaldamento globale, e non applichi la prevista moratoria per gli insediamenti di turbine, nell’attesa di emanare nuove norme a proposito. Ancora sulla questione pugliese, l’intervento per Eddyburg dell’urbanista Luigi Longo, pubblicato il 10 giugno col titolo Le fonti rinnovabili, per quale sviluppo? A partire dalla lettera di Agostinelli-Serafini, e dalla constatazione dello stato di fatto nell’area foggiana, Longo sostiene la tesi secondo cui il territorio/paesaggio pugliese possa essere considerato sovracccarico in termini di impianti eolici. La conclusione, come emerge anche dal titolo, è che – in questo come in altri casi - oltre al “quanto” sia anche il caso di chiedersi “a quale fine”.
Altra regione ventosa, e conseguentemente “appetita” dagli interessi legati all’energia eolica è la Sardegna. Lo ricorda Sandro Roggio nel suo Attenti al paesaggio ( il manifesto, 12 giugno 2005), sottolineando la necessità e opportunità anche qui di una mortoria per meglio verificare gli impatti sul paesaggio. Ancora Sandro Roggio nella sua lettera a Eddyburg del 20 luglio 2006, Perché andare cauti con l'eolico in Sardegna, sottolinea il ruolo centrale della pianificazione territoriale paesistica, contro decisioni arbitrarie ed emergenziali.
Antonio Pignatiello dal Quotidiano di Sicilia il 16 giugno 2005, in Eolico: la nostra scommessa per il futuro, racconta una inaugurazione di impianti alla presenza del Presidente della Regione e dei rappresentanti di Legambiente. Il tono prevalentemente ingegneristico delle argomentazioni mostra se non altro una scarsa rilevanza del dibattito sociale diffuso nella decisione: probabilmente sostituito in questo caso con la cooptazione della Associazione ambientalista.
Il Comitato Liberiamo il Vento di Faeto, in provincia di Foggia racconta su Eddyburg nell’agosto 2005 la “Disastrosa esperienza del Parco Eolico”. L’interesse particolare di questa testimonianza sta nel raccontare nei particolari gli “effetti a terra” del sistema a turbine, che come non sempre risulta chiaro ha i suoi impatti maggiori nella rete di strade, centraline, recinzioni ecc. che sono indispensabili al funzionamento effettivo delle più visibili torri e pale.
Il giornalista de la Repubblica Giovanni Valentini, con un suo articolo del 17 luglio 2006 intitolato Quelle mille battaglie d’Italia contro i moderni mulini a vento giudica: “Combattere l’eolico in nome dell’Ambiente è […] un controsenso che non sta né in cielo né in terra”. Anche sulla scorta di quanto proposto e riassunto sinora sul sito, Eddyburg rrisponde documentatamente a Valentini.
Difende a spada tratta l'eolico l’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, responsabile per la “sostenibilità” dei DS, in un articolo su l’Unità del 9 giugno 2005, intitolato Energia, vai dove ti porta il vento. Sulla base di una serie di dati e ragionamenti, Ronchi chiede e si chiede se, posto che comunque un impatto sul paesaggio pare inevitabile, esso non sia un prezzo minimo di fronte ai vantaggi in termini di incremento della disponibilità di energia “sostenibile”.
Anche in Italia si apre la questione degli impianti off-shore, con un progetto sulla costa del Molise. Ne danno conto Serena Giannico, Un mega parco eolico sulla costa del Molise (il manifesto, 7 marzo 2007), e un gruppo di articoli ancora dal manifesto, 11 marzo 2007, raccolti sotto il titolo Via col vento. Di nuovo Terresa Giannico sul manifesto del 15 marzo giudica pressoché chiusa la questione dell'impianto off-shore dopo un intervento contrario del ministro (molisano) Di Pietro: Il Molise Cambia: Via quel Vento!
Il dibattito internazionale
Jonathan Leake sul Sunday Times del 24 aprile 2005, col titolo Regno Unito: l’invasione delle turbine a vento, partire da un caso di opposizione apparentemente di tipo Nimby e piuttosto elitaria, l’autore presenta la spaccatura fra le organizzazioni ambientaliste sul peso da attribuire alla questione energetica nazionale e globale, e all’impatto territoriale delle wind farm. L’articolo di Mark Townsend per l’ Observer domenicale del 22 maggio 2005, La battaglia dei mulini a vento, si concentra soprattutto sui temi del consenso all’insediamento, con quello che ne segue in termini di stabilità o mutamento del ruolo del paesaggio, tradizionale o “modernizzato”, nell’identità nazionale e locale. L’indagine condotta da Steffen Damborg per conto della Associazione Danese per l’Industria Eolica e pubblicato nel 2002 col titolo L'atteggiamento del pubblico verso l'energia eolica, su un campione di studi internazionali presenta un ampio spettro di opinioni molto articolate, e di casi specifici particolari ma estendibili. Anthony De Palma, in Le fattorie dello stato di New York piantano una nuova coltura: elettricità dai mulini a vento, descrive un “riuso” apparentemente senza grandi conflitti o problemi di alcuni territori agricoli, The New York Times, 13 marzo 2006 (su Mall Ambiente). John Vida, sul Guardian del 2 giugno 2006 racconta come Una turbina radicalmente nuova porterà l’energia eolica direttamente in città, e come implicitamente la risposta non stia solo nelle grandi centrali (su Mall Ambiente).
Sul Guardian del 5 gennaio 2007, Polly Toynbee si schiera decisamente: Non si può permettere che i , riferendosi ai quadri locali dei partiti che per raccogliere facili consensi bloccherebbero gli stessi impianti strategici approvati dai loro organismi centrali (su Mall Ambiente).
Anche nella positivista e istintivamente modernista America, crescono le perplessità sulle turbine eoliche. Sono tutti Nimbies? Se lo chiede Laura Tepper, in Via dal Vento della Centrale, The Next American City , primavera 2007. E si risponde: no. Un altro articolo di Wendy Priesnitz dal Natural Life Magazine, luglio-agosto 2007, pone una domanda più netta: Le turbine a vento sono pericolose? La risposta è naturalmente No/Ma.
Allarga il campo della riflessione Carla Ravaioli, che nella sua Opinione per Eddyburg del 20 luglio 2006, a partire da una polemica tutta italiana su Il pessimo indotto dell’eolico, critica il modello generalmente industrialista tradizionale che a scala mondiale si applica anche alle energie “alternative”
Metodi, Procedure, Regole
L’Eddytoriale del 17 luglio 2005 riprende con un giudizio negativo della proposta pro-eolico di Agostinelli-Serafini. Dal punto di vista del metodo, meglio evitare che decisioni affrettate in una logica di emergenza finiscano per esporre il territorio a danni evitabili: la questione va affrontata in primo luogo con un programma che tenga conto dei danni e dei benefici delle diverse forme di produzione energetica, in una logica non meramente settoriale.
La relazione del Comitato Nazionale per il Paesaggio (dicembre 2004, proposta su Eddyburg nel giugno 2005) intitolata La produzione di energia elettrica sfruttando la forza del vento, articola una serie di parametri tali da consentire in generale e nei casi particolari una valutazione dei pro e dei contro, a seconda dei contesti, della tipologia di impianti, di altri fattori. In particolare, noto ed evidente è il tema dell’impatto delle turbine sulla vita degli uccelli: Impianti eolici: la Lipu per una moratoria (settembre 2005) anche di carattere internazionale, di nuovo per valutare pro e contro di una tecnologia che sembra proporre una crescente gamma di impatti negativi
Il rapporto della britannica Sustainable Development Commission, maggio 2005 dal titolo L'energia eolica, la pianificazione territoriale, il paesaggio,esamina i rapporti degli insediamenti col sistema delle politiche territoriali pubbliche, perché i vari criteri di tutela decisione e promozione del planning system si possano applicare al meglio anche nel caso delle turbine. Il Glossario Eolico Minimo dal sito statunitense del Department of Energy, di cui Eddyburg pubblica alcuni ESTRATTI nel giugno 2005, chiarisce alcune terminologie tecniche su impianti e coponenti. Lo studio australiano condotto in collaborazione da un gruppo economico e uno ambientalista, la Wind Energy Association e il Council of National Trusts, Impianti eolici e valori del paesaggio, esamina le potenziali interazioni (possibili, difficili, impossibili) fra gli elementi costitutivi della rete dell’energia eolica e quelli dei paesaggi. Le combinazioni e argomentazioni sono di grandissimo interesse anche per altri contesti.