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Jorge Rebelo
Rebelo, "E venne un tempo"
10 Agosto 2004
Poesie
Secondo Patrice Rauszer, che mi ha mandato questo poema, Jorge Rebeldo è un antico dirigente del Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico), "rimasto modesto e incorruttibile nel disastro morale avviato dalla Banca mondiale". La traduzione è mia

E venne un tempo

che le tentazioni diventarono così potenti

che pochi resistettero

La loro coscienza cominciò a turbarli

Un’ombra c’è in ciascuno di noi,

un altro me stesso che ci perseguita e tormenta

che s’insinua nella nostra coscienza

furtivamente come un ladro di notte

insistendo ferendo e amareggiando

”Sei tu lo stesso - domanda – sei tu lo stesso

che proclamava la nuova primavera

il vero amore e pane per tutti

che negava che la felicità fosse fatta

col sudore e col sangue d’altri uomini

che cercava nel suo popolo

la forza e la ragione.

Sei tu lo stesso - domanda –

che oggi si vende a chi paga di più

sei tu lo stesso”

Sono proprio io. Lo stesso

che sparava pallottole di giustizia

che durante le marce si fermava sul bordo del sentiero

per un fiore o il sorriso d’un bambino

che nelle notti chiare in cima alle montagne

tendeva la mano per cogliere le stelle

che lasciava lo spirito vagare nello spazio

e là, come un tamburo

annunciava il nuovo canto.

Sono lo stesso, ma oggi

i bambini fuggono quando passo

e gli specchi riflettono un’anima torpida

sfigurata corrotta.

Ah, in quale momento del percorso

i nostri passi si smarrirono?

Dovunque tentiamo di nasconderci

il nostro antico giuramento ci perseguita.

Devo imparare di nuovo

a perturbare l’universo, a rifiutare

il conforto dei palazzi

a dividere con i diseredati

il desiderio di virtù.

Il mio altro me stesso me lo insegnerà

Il testo portoghese (e francese)

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