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Salvatore Esposito
Esposito, da: "Millecicatrici"
10 Agosto 2004
Poesie
Ho ritrovato un vecchio libro di poesie: Salvatore Esposito, Millecicatrici, edizione a cura di Tecnosud, Napoli 1949. È impaginato da Pasquale Prunas e illustrato da sette disegni di Ibrahim Kodra.

Ne traggo qualche notizia sull’autore:

“Salvatore Esposito è nato a Bagnoli il 6 gennaio 1923: frequentò la scuola tecnico industriale: interruppe gli studi per otto anni durante i quali fu aggiustore meccanico, e, con l'occupazione alleata, fece il muratore al P. B. S.: riprese gli studi al liceo artistico, frequenta l' Architettura. È operaio dell'Ilva-Bagnoli. Le sue prime poesie le scrisse in napoletano sotto lo influsso di Salvatore Di Giacomo e di Ferdinando Russo. Conosce i classici meglio che i contemporanei.”

MILLECICATRICI

Il mio corpo è mille cicatrici

Cucite da mia madre

Con un filo di pianto

Ognuna e dolce come una bestemmia

Argentina nel mare della rabbia

Incontro d’amore

Piove cielo nel lago d’erba

le mani nascoste alle mani

Specchio

Guancia di carne

Su guancia di pane

Senza lacrime Immoto

Disfarmi

Fine d’anno

Capodanno vestito di flanella

Col sole sulle snelle ciminiere

E ottavini nell'ugola

Della sirena vorticosa

Mio padre

E' un fanciullo viziato

che mangia solo pastasciutta

e attende

un Messia riveduto

armato di fucile e bombe a mano

Ritratto

Ci viene addosso

Fermo alla sua sedia

Col dito teso

Quanto è lungo il braccio

Che plana sui disegni

L'irrequiete

Gambe da trampoliere

S artigliano al felpato linoleum

E urla le sue idee

Col naso adunco

Le spinge avanti a furia di spalla

Senza cravatta e senza rancore

Madre alla finestra

Fra me e l’azzurro

Madre

E oltre

Le case al sole

Ma quando t'inabissi alla seggiola

e il gatto ritorna ai tuoi piedi

Il sole

L’azzurro

Le case

Ritornano all'abbraccio dei miei occhi

Nero di marzo

Alla riva di casa fra rottami

Di un giorno inghirlandato

Di mimose e pensieri leggeri

L'onda del tempo mi ha scaraventato

E alla collina

S'è dissolta in languore

Sul balcone fiorito

Più non vibrano voci

Ora severi

I covoni di coke si fan cupi

li carroponte è fermo nell'attesa

La notte incombe triste alla cimasa

La rondine è tornata il petto nero

Nero d’ottobre

Il macinino del caffè ci culla

Come bambini dopo un lungo pianto

Scaturito così per un nonnulla

L'aquilone di un canto

Un uomo ha sciolto nella via

M’è parso alla penombra di morire

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