Se è così, bisogna rispondere. Lo sforzo da fare oggi, l’impegno maggiore che occorre esprimere, è di unire tutte le forze che vogliano opporsi a Berlusconi. Non perché è di destra, non perché sostiene gli interessi politici e ideologici della destra, ma perché sta distruggendo le basi della convivenza civile.
Distrugge lo Stato, basato sull’equilibrio dei poteri e sul primato dell’interesse collettivo su quello individuale. Distrugge la Repubblica, dileggiando i suoi valori fondativi. Distrugge la Democrazia, sostituendo in modo sempre più marcato la “gente” (e gli spettatori) ai cittadini. Distrugge la Politica, riducendola alla difesa dei suoi personali interessi. L’unità di tutti. E in primo luogo l’unità della sinistra, dunque. L’ispirazione degli appelli all’unità (come quello di Giorgio Ruffolo su Repubblica del 9 maggio) sono perciò sacrosanti. Ma unità nella chiarezza. E chiarezza vuole che si prenda atto che la sinistra è “plurale”. In essa convivono posizioni politiche diverse: non solo nella sinistra nel suo complesso, ma anche in quella sua parte (ancora rilevante) che sono i DS.
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Sarebbe interessante domandarsi il perché di questi cedimenti (se lo facessimo ci imbatteremmo del difficile ragionamento sui limiti dell’attuale democrazia). È invece necessario rendersi conto che sono cedimenti non solo rispetto a una impostazione politica di sinistra, ma rispetto a una impostazione di moderna democrazia europea. È a questa che occorre tornare, se si vuole davvero battere il crescente regime e costruire un sistema di alleanze più solido di quello che si tentò con Bossi.