Come diceva già Scespir, l’inverno del nostro scontento prima o poi si fa gioiosa estate sotto il sole [1], ma in questa fine gennaio 2010 di sole se ne vede proprio pochino, la padania pullula ancora di cumuli nerastri gelati di neve, e ogni tanto la crosta si rinfresca con altri fiocchi.
È la vita, ma sono anche quei piedi gelati che sarebbe molto meglio godersi nello sfumato ricordo, in qualche appiccicosa sera di mezza estate piena di zanzare.
Per alleviare lo scontento da fine inverno, può essere utile qualcosa di caldo e pizzichino, pizzichino che prolunga la sensazione di caldo anche dopo la deglutizione e la lavatura piatti.
Ingredienti base semplici al limite della stupidità: farina 00, latte, cipolle, sale, pepe, un filo d’olio. Ingredienti complementari: inutili, o a piacere a seconda dei gusti e della voglia di cercare, vediamo poi. Ah: e la pentola, e il piatto (impossibile da preparare a cavallo, e nemmeno da infilare su un bastoncino attorno al fuoco da campo) ecc. con sottolineatura finale.
Dosi approssimative per ogni porzione: mezza cipolla, mezzo litro di latte, mezzo cucchiaio di farina, il resto q.b.
Preparazione: con un filo d’olio sul fondo di una pentola meglio se antiaderente, far appassire la cipolla a fettine leggermente salata, unire un po’ per volta la farina mescolando con un cucchiaio di legno, e poi versare il latte continuando a girare per evitare grumi. Salare ancora un po’, pepare o peperoncinare a seconda della scuola di riferimento. Coprire, e lasciar andare a fuoco MOLTO lento tre quarti d’ora o anche un’ora. Se non ci si fida troppo del fondo della pentola, della tenuta del coperchio, di quanto è bassa quella fiamma della cucina appena cambiata, si può provare naturalmente a abbondare col liquido, o a dare comunque un’occhiata ogni tanto. Superfluo aggiungere che non è il caso di partire per un fine settimana al caldo lasciando la pentola sul fuoco.
La sottolineatura finale di cui si parlava prima, è che il titolo recita Crema, non sbobba come quella che emerge alla fine della cottura. E per ottenere la crema entra in campo la tecnologia. Scegliete quella che più vi piace: personalmente in questi casi infilo il frullino a immersione direttamente nella pentola, magari partendo a velocità medio-bassa e schermandomi col coperchio. Per i teorici del bel tempo andato ci sono i passini della nonna metallici, e poi ogni altro genere di attrezzi in legno, pietra, zanne di mammut che possono venire in mente. Il risultato è lo stesso, salvo che poi occorre attraversare diversi livelli di purificazione, dal risciacquo del frullino sotto il rubinetto (9 secondi netti) al portare il mammut sulla sponda del fiume (a seconda dell’umore della bestiola). Evitate comunque di chiedere consigli pratici ai veri teorici del bel tempo andato, perché mangiano solo in trattoria e non si sono mai neppure fatti un caffè.
Per gli ingredienti complementari e creativi, con una base tanto semplice si può fare di tutto. Personalmente suggerisco cose altrettanto semplici, che si trovano magari in casa senza troppe storie, e possono aggiungersi all’effetto caldo pizzichino antiscontento invernale. A partire da un mezzo spicchio d’aglio aggiunto alla cipolla all’inizio, e a un paio di filetti d’acciuga prima di frullare, e che danno al tutto un’atmosfera da bagna caoda piemuntesa.
beh: that’s all folks!
[1]I know, I know, the Bard actually stuffed the "winter" thing inside the larger "discontent" feeling and not vice-versa, but that's only to introduce Italians to something familiar, you know ...