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Edoardo Salzano
20070116 Valutazione sulla proposta di legge per il governo del territorio dei DS
24 Marzo 2008
Interventi e relazioni
Il 16 gennaio 2007, in un seminario a inviti, Il DS ha discusso conclusivamente una sua proposta di legge per il governo del territorio. Qui un parere sulla proposta, e il link al testo

Il testo della lettera spedita l'11 genna56 2007 alla responsabile DS per il Territorio, Patrizia Colletta. In calce il link all'articolato dei DS, in formato .pdf.

Cara Patrizia, molto sinteticamente alcune osservazioni di carattere generale sul testo che mi hai inviato.

Mi sembra intanto, per esprimere una valutazione complessiva, che non ci siano più elementi di contrasto o contraddizione con il testo a suo tempo presentato dagli “amici di eddyburg”. Rilevo anzi con piacere che formulazioni rilevanti della nostra proposta siano state riprese nel documento DS.

Naturalmente sono possibili numerose critiche, intese come proposte di miglioramento, su singoli e specifici punti; ma su questo ci sarà tempo e modo di intervenire più avanti. Sottolineo invece tre questioni sulle quali mi piacerebbe che una riflessione conducesse ad alcune correzioni di sostanza del vostro testo. Si tratta di due integrazioni secondo me indispensabili, e omogenee al testo, e di una questione un po’ più sostanziale e meno “tecnica”. Nell’ordine.

1. Il consumo di suolo. Così com’è (ultimo comma dell’articolo 3) mi sembra che il contenimento del consumo di suolo sia poco più della manifestazione di un’intenzione. È un po’ poco per chi, come me, pensa l’obiettivo di merito centrale delle politiche territoriali oggi in Italia debba essere l’arresto dello sprawl e dell’ingiustificato consumo di suolo e la tutela delle aree extraurbane. Nel nostro testo c’erano alcune formulazioni più precise. Mi riferisco in particolare all’articolo 7 (Il contenimento dell'uso del suolo e la tutela delle attività agro-silvo-pastorali), al secondo comma dell’articolo 10 (Gli strumenti e gli atti di pianificazione, e in particolare il ruolo della pianificazione provinciale), e all’articolo 19 (Modifiche al Codice dei beni culturali e del paesaggio).

Si tratta di formulazioni che a mio parere possono essere integrate (per esempio, chiedendo alla legislazione regionale di precisare le modalità tecniche di valutazione dell’effettiva necessità di nuove urbanizzazioni, ciò che neppure il nostro testo affronta), ma comunque costituiscono un minimo indispensabile se davvero la riduzione del consumo di suolo è anche per l’Italia un obiettivo.

2. Priorità della tutela sulle trasformazioni. Mi sembra trascurata una questione che a me appare rilevantissima: la priorità delle determinazioni relative alla tutela (cioè della definizione delle condizioni che le esigenza della tutela dell’identità culturale e dell’integrità fisica pongono alle trasformazioni) rispetto alle decisioni di trasformazione del territorio. Nel testo degli “amici di eddyburg” questa precisazione era ritenuta assorbita dall’impianto generale del testo, e in particolare dalla tutela generalizzata delle aree interessate dagli articoli 7 e 8, oltre che dalla stretta connessione con la pianificazione paesaggistica e dalla stringente partecipazione degli organi preposti alla tutela di cui all’articolo 11 (Formazione partecipata degli strumenti di pianificazione).

Secondo me non si può non farsi carico di questo obiettivo, soprattutto se si specificano i contenuti degli strumenti di pianificazione ai vari livelli, come nel vostro testo di fa. (A proposito, ha senso imporre a tutte le regioni il modello di tre componenti della pianificazione di cui all’articolo 15, modello che è applicato solo dalla Regione Toscana?).

Non separiamo urbanizzazione e tutela, infrastrutture e paesaggio. In assenza dei due elementi che ho sopra richiamati (che possono peraltro essere facilmente integrati raccogliendo suggerimenti della nostra proposta) il testo rimane limitato a una disciplina dell’edificazione, e si presenta molto arretrato rispetto a tutte le novità introdotte, anche nelle legislazioni regionali, a partire dall’ambientalismo e dall’attenzione al paesaggio, quindi diciamo dagli anni Ottanta in poi.

Mi sembra che non superare la contrapposizione tra urbanistica (disciplina dell’edificazione) e tutela (disciplina del paesaggio, del beni culturali e dell’ambiente) sia un errore culturale e politico. Come quello di perpetuare la separazione tra politica delle infrastrutture e politiche dell’ambiente e del paesaggio, di cui vedo vistose tracce nella vostra formulazione sui “lineamenti fondamentali dell’assetto territoriale nazionale”.

3. Il principio di sussidiarietà e i rapporti tra le istituzioni. Mi sembra che nel vostro testo si ponga l’accento solo sulla collaborazione e sull’intesa, e non sulla responsabilità che spetta ai diversi livelli istituzionali. Se non si raggiunge l’intesa, chi deve decidere?

So bene che negli anni passati c’è stato in Italia uno scivolamento da un’impostazione alla Delors a un’impostazione alla Bossi, ma mi sembra che stia maturando la consapevolezza che lo slogan “tutto il potere al basso” provoca più problemi di quanti non ne risolva. Richiamare il concetto di responsabilità istituzionali definite in relazione alla “scala delle azioni e dei loro effetti” (uso la terminologia europea) è indispensabile. Intese si, co-pianificazione si, ma che si sappia che, per ogni questione, c’è un livello istituzionale cui spetta la decisione ultima.

Esistono interessi nazionali, interessi regionali, interessi provinciali e locali. È un grave errore stabilire che sono tutti assorbiti dal livello “più vicino all’elettore” (come se l’elettore non votasse per tutti i livelli). La sussidiarietà è un principio che fu inventato per attribuire a ciascun livello le competenze proprie in relazione alla maggiore efficacia dell’azione di governo, non per stabilire che ciascuno ha un diritto di veto oppure che tutto il potere spetta al livello più basso. Nella stessa logica mi sembra sbagliato assumere dalla Convenzione europea la definizione del paesaggio, che io giudico estremistica perché manca un “anche”, laddove dice.che il paesaggio è ciò che percepisce la popolazione: è anche questo, non solo questo.

Buon lavoro

Qui sotto il link al testo dell’articolato

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