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Eric Sylvers
Una metropolitana a Venezia? Il sindaco salta in carrozza
20 Agosto 2005
La metropolitana sublagunare
Questo articolo è apparso sul New York Times del 23 febbraio e sullo Herald Tribune del 24 febbraio 2005. Testimonia, tra l'altro, una singolare giravolta di uno dei candidati a sindaco di Venezia, e la continuità della volontà perversa del sindaco attuale. Con una postilla di commento ai boatos preelettorali

Titolo originale dell'HeraldTribune: A Venice Subway? Mayor hops aboard, e del New York Times: Venice Underground, traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini. In corsivo le parti pubblicate solo dal NYT

VENEZIA – Per un turista, il fascino di Venezia sta anche nel fatto che l’unico modo di muoversi per la città è a piedi, o in barca. Per il sindaco Paolo Costa, uno dei limiti della città è che l’unico modo di spostarsi è a piedi o in barca. Ed è per questo, dice, che ha proposto di costruire una metropolitana, che vada dalla terraferma al centro della città: la parte visitata da milioni di turisti all’anno. Il sindaco sostiene che una metropolitana potrà infondere nuova vita alla città, che secondo l’ufficio municipale di statistica ha una popolazione di 64.000 abitanti, contro i 175.000 di mezzo secolo fa.

”Venezia perde popolazione e posti di lavoro, e la cosa è destinata a continuare se non miglioriamo i collegamenti pubblici con la terra” ha sostenuto in una recente intervista Costa, veneziano di nascita. ”Naturalmente non sappiamo con esattezza come cambieranno le cose, con questo progetto, ma sicuramente manterrà posti di lavoro, e sarà un incentivo perché la gente continui ad abitare qui. È un atto per evitare che Venezia diventi un museo, frequentato solo dai turisti”.

Una commissione regionale di impatto ambientale deve decidere entro la metà di aprile se la linea metropolitana possa danneggiare la città o l’ambiente. Il progetto prevede una linea di otto chilometri (5 miglia) in sotterranea dall’aeroporto di Venezia sotto la laguna, l’isola di Murano, e fino al centro storico, dove la galleria scorre parallela alle rive del canale per finire nei pressi dei vecchi cantieri navali della città.

Per evitare di scavare sotto il centro, le stazioni della metropolitana saranno sotterranee, ma a circa 45 metri (150 piedi) dalle rive del canale. I passeggeri scenderanno in ascensore o scale mobili fino a una galleria che conduce alle stazioni. I treni scorreranno su ruote di gomma ad evitare vibrazioni che possano danneggiare la città. Per contenere i costi e ridurre l’impatto ambientale, ci sarà un binario unico utilizzato dai treni in entrambe le direzioni. I convogli potranno incrociarsi solo nelle stazioni.

La metropolitana, i cui sostenitori affermano possa essere pronta entro il 2009, sarà collegata con un tram per Mestre, il cuore commerciale di Venezia in terraferma, e alla stazione, da realizzarsi, della linea ad alta velocità in corso di costruzione fra Torino e Trieste. La metropolitana percorrerà gli otto chilometri dall’aeroporto ai vecchi cantieri navali in 14 minuti, meno della metà del tempo che si impiega con una imbarcazione, a un costo stimato di 2 Euro (2.65 dollari) per i residenti, e di 6 per i visitatori, contro quello di 5 Euro (10 per i visitatori) del vaporetto. È ancora troppo presto per dire se la metropolitana otterrà tutte le necessarie autorizzazioni.

Un precedente sindaco, Ugo Bergamo, aveva tentato senza successo nel 1992 di far costruire una metropolitana a Venezia. Ma il nuovo progetto presenta qualche differenza. Il primo era per una metropolitana tradizionale a due binari, con varie linee.

Il governo italiano si è impegnato a contribuire per il 56% ai 343 milioni di Euro preventivati dai promotori come costo dell’opera. Il resto sarà finanziato da investitori privati, che otterranno in cambio la gestione della metropolitana per 40 anni. Esiste un gruppo di investitori che intende finanziare il progetto, ma se esso sarà approvato, il comune afferma che la gara sarà aperta da altri concorrenti.

Molti veneziani si oppongono alla realizzazione della metropolitana, sostenendo che chi si trasferisce in terraferma non lo fa a causa dei trasporti pubblici, ma per i prezzi delle abitazioni in centro storico. In un sondaggio informale su 15 veneziani, 12 mi hanno risposto che la città non ha bisogno della metropolitana. Un’opinione condivisa da Paolo Cacciari, responsabile comunale per l’ambiente.

”Per mantenere gli abitanti ne centro della città, si deve fare qualcosa per tenere bassi gli affitti” dice Cacciari. “La metropolitana porterà più speculazione immobiliare, e questo renderà ancora più difficile permettersi di abitare qui”.

Entrambi gli schieramenti si stanno organizzando ora perché, sostengono, è il momento in cui si decideranno le sorti della battaglia.

Il meccanismo del project financing, dove alcuni investitori si fanno carico di parte dei costi di costruzione per trarre profitto dalla gestione dell’opera una volta conclusa, è stato sostenuto dal primo ministro italiano Silvio Berlusconi, nel tentativo di migliorare le infrastrutture nazionali in un momento di crescita economica limitata, e col paese caricato dal più pesante debito pubblico in Europa. Una legge del 2001, approvata su sollecitazione di Berlusconi, ha reso più facile agli investitori privati partecipare ai progetti pubblici.

Edoardo Salzano, professore fuori ruolo e già responsabile cittadino per l’urbanistica dal 1975 al 1985, non è a favore della metropolitana: “Costi da sostenere o meno, si tratta di un progetto di cui Venezia non ha bisogno” dice, “Una metropolitana aumenterebbe solo il numero dei turisti”. Costa e altri respingono questa affermazione.

Dalla parte dei critici, Roberto D’Agostino, responsabile cittadino per l’urbanistica, dice “Nessuno, da Tokyo o da New York, decide di Venire a Venezia perché c’è un modo più rapido per arrivare dall’aeroporto fino in centro”. I turisti continuano a voler prendere il vaporetto. Non vengono a Venezia per entrare in un tunnel”.

Postilla

Nella ridda dei candidati per il centrosinistra alla carica di futuro sindaco di Venezia non si riesce a comprendere qual'è l'atteggiamento della formazione (o delle formazioni) su alcune questioni nodali della città. La coalizione che fa capo ai DS e alla Margherita sembra cedere alla lunga pressione di Massimo Cacciari per il candidato Alessio Vianello (un giovane avvocato mestrino, membro della giunta Cacciari), ma sono candidati anche Mara Rumiz (DS, presidente del Consiglio comunale, che gode di un vasto consenso ma ha dinmostrato una certa autonomia dagli apparati, e poi...è donna), Michele Vianello (deputato, avversario del MoSE e critico sulla Metropolitana), Roberto D'Agostino (promotore delle discusse strategie urbanistiche iperliberiste, poste in essere dalle ultime giunte Cacciari-Costa), Gianfranco Bettin (Verde, ma tenacissimo supporter del sindaco Costa e suo difensore a oltranza nei momenti critici).

Un'alleanza tra Costa, Bettin e D'Agostino ha rovesciato qualche giorno fa il tavolo programmatico per bloccare la candidatura di Alessio Vianello. Fatto sta che, se sembra che si sia vicini all'individuazione del candidato sindaco, sulle cose da fare la nebbia è fittissima. L'accordo si sarebbe trovato solo su formulazioni evanescenti,così "politichesi" che, come nel passato per gli 11 punti del MoSE, andrebbero bene a tutti i poteri forti: al potente Consorzio Venezia Nuova, alla holding pronta ad accogliere i finanziamenti statali per la Metropolitana, alla proprietà immobiliare, ai padroni della chimica a Porto Marghera.

Per quanto squalificati (al limite della presentabilità) siano i candidati della destra, è presumibile che molti elettori di sinistra, delusi dei metodi arcaici adottati per scegliere il candidato e per la trasparente ambiguità dell'intravisto programma, voteranno scheda bianca.(es)

Qui l'accesso ai testi originali dell’Herald Tribune e del New York Times

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