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Toscana: il dibattito sul territorio
5 Aprile 2007
Articoli del 2006-2007
Negli articoli da la Repubblica e Il Tirreno, del 3 aprile 2007, la cronaca dell'iniziativa DS a Fiesole. Con molti spunti di discussione...cfr. la postilla (m.p.g.)

La ricetta: tutela e sviluppo. Fassino: Soprintendenze? Le decisioni finali ai comuni

Massimo Vanni – La Repubblica, ed. Firenze, 3 aprile 2007

Non è una semplice benedizione politica. Fassino approva la scelta toscana nel merito: «Le funzioni delle soprintendenze? Alla fine è il potere che risponde ai cittadini quello che deve avere la responsabilità delle decisioni urbanistiche», dice il leader Ds. I Comuni al centro dunque. Non solo. Fassino ricorda il caso Farmoplant del 1988, quando in Toscana si tenne un referendum per chiudere una fabbrica. E condivide la ricerca di una ricetta urbanistica che tenga insieme la tutela del paesaggio, che è un prodotto storico, e l´esigenza di un nuovo sviluppo: «Non è vero che il "non fare" preserva».

E´ la linea difesa dal presidente regionale Claudio Martini, che apre il seminario di Fiesole, ma anche dall´assessore all´urbanistica Riccardo Conti e dal segretario toscano dei Ds Andrea Manciulli. «Siamo tra le regioni con la popolazione più vecchia e con la rendita immobiliare più alta, progetti come quello dell´Alta velocità possono collegarci meglio con l´Europa e possono aiutarci a crescere», dice il segretario. «Se qui i Comitati sono decine e decine è anche perché c´è più partecipazione, più di 3mila persone hanno partecipato all´elaborazione del Pit», aggiunge Conti rispondendo al presidente di Italia Nostra Carlo Ripa di Meana che nel numero dei comitati vede la spia del malessere toscano.

Nessuna parola per Campi Bisenzio e le vicende giudiziarie che alle porte di Firenze s´intrecciano con quelle urbanistiche. Non ne parla Fassino, non ne parlano gli altri. Compresa la neosegretaria regionale della Margherita Caterina Bini, che Manciulli presenta a Fassino. Fuori della porta una trentina di persone dei Comitati, ma anche una Ornella De Zordo di «Unaltracittà» in trasferta, protesta con cartelli e striscioni: «Il solo ascolto non è dialogo», «La Toscana è insidiata e Campi non è Unica e sola». Si contesta che la Toscana sia un modello felice di urbanistica («Volete difendere l´ambiente e poi provocate code nel traffico», è la battuta che gli rivolge Fassino).

Il sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato risponde ai comitati ricordando il caso delle villette nella valle del Sambre cancellate dal piano regolatore 30 anni fa e che adesso, per via dei contenziosi avviati dai proprietari, rischiano di dissestare il bilancio del Comune: «Ci si ricordi di questo quando si parla di Monticchiello e di piazza Mino», dice Incatasciato. Il professor Massimo Morisi, che ha collaborato all´elaborazione del Pit, insiste sulla «governance audace» inaugurata dalla Toscana: «Quella di una filiera decisionale, senza più rapporti gerarchici di governo». Senza cioè la Regione che controlla e approva i piani regolatori, come accadeva un tempo. Ma anche così, dice Morisi, non viene meno l´importanza di un «piano pubblico» che coordini gli interventi del futuro.

A nome dell´Inu, l´Istituto di urbanistica, Silvia Viviani parla di «un boom che è in corso e che preme sulle nostre colline»: un boom che deve essere fronteggiato con la tutela. Mentre la sottosegretaria ai beni culturali Danielle Mazzonis rileva con favore le nuove forme di collaborazione avviate tra Regione e ministero.

Non è una regione pattumiera

Alberto Ferrarese – Il Tirreno, 3 marzo 2007

«Non bisogna rappresentare la Toscana come una pattumiera: questo è uno dei posti in cui il territorio è stato valorizzato di più. Poi se ci sono dei problemi discutiamone perché è giusto che ai cittadini si diano risposte». Intervenendo ieri a Fiesole a un convegno sul tema della tutela del territorio organizzato dalla Fondazione ItalianiEuropei e dal Comune, presente il sindaco Fabio Incatasciato, il segretario dei Ds Fassino ha respinto le accuse di ‘scempio’ avanzate nei mesi scorsi da comitati cittadini contro le amministrazioni locali toscane, ma ha voluto anche richiamare alla necessità di un dialogo.

La distanza tra amministratori e cittadini, però, anche ieri è apparsa notevole: mentre all’interno della sala di FiesoleArte i politici discutevano, fuori decine di esponenti dei comitati manifestavano con cartelli con scritte come “Amministrare con e non contro i cittadini” e “Ascoltare non significa dialogare”. Proprio Fiesole, è uno dei ‘casi’ al centro delle più recenti polemiche, a causa di interventi urbanistici che hanno portato alla costituzione di un comitato contrario alle nuove edificazioni.

Secondo Fassino, però, la Toscana è pur sempre un’eccellenza. «Se tutta l’Italia fosse così - ha detto - saremmo più avanti. Ma proprio nei punti di eccellenza si avverte la necessità di andare oltre e la Toscana può costituire un traino, un esempio a livello nazionale per le politiche su questo tema». Il leader della Quercia ha anche evidenziato l’importanza della partecipazione, spiegando che non si può governare il territorio in modo decisionista. «Bisogna - ha osservato - ragionare con i cittadini e costruire le politiche sulla base della concertazione, anche perché così tutti si assumono le proprie responsabilità, sia i cittadini che le istituzioni». Fassino ha anche definito positiva l’esperienza dei comitati, perché segno di consapevolezza nei diritti e di volontà di partecipazione.

Anche il presidente della Regione Martini ha ribadito la necessità del confronto: «La discussione - ha detto - va fatta su un terreno di convergenza e non di scontri, perché sviluppo e tutela sono le due metà della stessa mela. E il nuovo nemico vero è la grande speculazione che vede nel paesaggio un motivo di business».

Qualche frecciata velenosa ad Alberto Asor Rosa è arrivata dall’assessore regionale Riccardo Conti che, senza mai citare l’intellettuale leader dei comitati, ha detto «no a chi viene qui con la penna rossa e blu a dire cosa va bene e cosa no, perché la Toscana non può essere fatta solo di vecchietti arzilli e progressisti». Anche Conti ha convenuto sull’importanza della discussione, spiegando però che «la partecipazione non è ginnastica, è un modo per arrivare a una decisione».

Postilla

L’iniziativa di Fiesole, senza contraddittorio, né previsto, né ammesso, trova forse la sua ragione prima nel tentativo, un po’ affannoso, di rinsaldare posizioni duramente incrinate dal quadro di corruttele che va emergendo attorno al caso Campi Bisenzio. A tale contingenza politica annettiamo qualche lacuna ‘organizzativa’ e qualche ineleganza oratoria da ascrivere ad una situazione poco felice. Complessivamente.

Se su molti aspetti del tema occorrerà comunque ritornare per la loro rilevanza ben oltre i confini toscani, in queste righe ci limitiamo a due commenti ‘a caldo’. A partire dall’ormai stucchevole binomio “tutela – sviluppo” in cui la coordinazione grammaticale fra i due termini che si pretendono equipollenti, sottointende, in realtà un’antinomia sentita come insanabile. Lungi dal risolversi in un’endiadi semantica (la tutela é sviluppo), l’espressione rivela, al di là delle dichiarazioni, peraltro troppo insistite, dei suoi utenti, che i due obiettivi rimangono alternativi in quanto appartenenti a due concezioni del territorio sentite come antinomiche, al più giustapponibili con concessioni dell’una a favore dell’altra. Quanto poi all’affermazione di Fassino secondo il quale, sul governo del territorio, debbano decidere gli eletti del popolo e non già un funzionario qualsiasi (nella fattispecie il soprintendente), costituisce, quanto a cultura politica, un arretramento cosi’ scopertamente demagogico da essere imputabile solo alla categoria del lapsus o infortunio verbale. Equiparare la funzione di alta competenza tecnica, quale é quella di un soprintendente che riveste quel ruolo perché riconosciuto per concorso pubblico detentore di un sapere specialistico, a quella di un amministratore che, soprattutto a livello locale ristretto, é incaricato, anche nel senso migliore, della mediazione fra esigenze diverse e spesso in contrasto, significa non solo equiparare, appunto, queste diverse istanze (tutela e sviluppo e rendita e speculazione e …), ma di fatto favorire gli interessi più forti, in quanto più capaci di opposizione e di autorappresentazione. Le istanze del territorio, al contrario, bene comune irriproducibile e fragilissimo, devono prima di tutto essere rappresentate da una conoscenza non superficiale né improvvisata, che si ponga l’obiettivo della sostenibilità, quella vera, di lungo, lunghissimo termine, ben al là, quindi, degli spazi temporali di un mandato elettorale.

La democrazia é tale non solo perché demanda scelte e decisioni ai propri rappresentanti eletti secondo il principio della maggioranza, ma anche quando sancisce, sempre a maggioranza, delle regole valide per tutti, a rispetto delle quali pone i propri rappresentanti eletti secondo il principio della competenza. (m.p.g.)

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