Chi si rivede, l'Autostrada Tirrenica. Breve riassunto delle puntate precedenti: affossata la variante «collinare» dell'autostrada che dovrebbe collegare a pedaggio Civitavecchia con Livorno - era il progetto più costoso e più amato dall'ex ministro Lunardi, che com'è noto sugli scavi di buchi in colline aveva un certo know-how, cioè un'azienda di famiglia -, ha preso sempre più quota la variante «costiera», ossia quella vicina al mare. E vicina, oltre che a zone archeologiche, paesaggistiche, naturali di rara bellezza, anche alla vecchia cara Aurelia: tant'è che, per impedire la concorrenza della vecchia e gratuita consolare con la nuova fiammeggiante e costosa autostrada a pagamento, il progetto proponeva anche di «rottamare» parti di Aurelia, rendendole stradine di passeggio. Sulla variante «costiera», fieramente avversata dagli abitanti delle stesse coste (non solo dai villeggianti di Capalbio), voluta dalla regione Toscana e digerita alla fine anche dal Lazio, c'era però un problemino: i soldi. Chi paga? Nessun problema, ha annunciato la scorsa settimana il presidente di Sat (gruppo Autostrade) Antonio Bargone: la Tirrenica sarà a costo zero per lo Stato, ha detto il manager, già sottosegretario ai Trasporti diessino dal '96 al 2001. I suoi successori al Ministero già si leccano i baffi: tutto questo ben di dio - 205 chilometri, costo totale 3,3 miliardi - e non dobbiamo spendere un euro? Slurp! Dove li trova i soldi Bargone? Semplice: proroga quarantennale della convenzione per la Sat e garanzia di poter varare aumenti tariffari del 3% all'anno per dieci anni. Non paga Pantalone, ma i soliti tanti Pantaloncini costretti a passare per i caselli - laddove potrebbero tranquillamente usare un'Aurelia ampliata e messa in sicurezza. Il ministro Di Pietro, fustigatore dei malcostumi pubblici, metterà la sua firma sotto questo finto «costo zero»?