Sublagunare da Tessera al Lido, e poi a Chioggia, passando per la «pancia del Mose». Mentre in laguna si discute sull’utilità e la compatibilità della nuova grande opera, in Regione il futuro è già disegnato. Il nuovo Ptrc, il Piano territoriale di coordinamento, prevede già il contestato collegamento dei treni sotto la laguna. I soldi non ci sono, i pareri favorevoli nemmeno, ma l’idea intanto va avanti. E insieme alla sublagunare ecco concretizzarsi anche Veneto city, due milioni di metri cubi di cemento fra Dolo, Mira e Pianiga. «Tutto concertato con gli enti locali», assicura la Regione. «Ma per piacere, su questi due punti non è stato concertato proprio niente», sbotta il sindaco Massimo Cacciari. Lui ha sempre espresso forti dubbi sull’utilità (e i costi) del Mose e sulla sublagunare. E anche su Veneto city, colata di cemento che oltre a mangiarsi un altro pezzo del territorio veneto che si dice di voler salvare potrebbe compromettere il riuso delle aree industriali dismesse di Porto Marghera. Un Ptrc che, secondo l’assessore regionale all’Urbanistica Renzo Marangon, dovrebbe entrare in vigore entro Natale e poi trovare applicazione nei vari Pat, i Piani di assetto del territorio dei Comunei.
«Questo Piano, al di là delle generiche enunciazioni di principio», scandisce il consigliere regionale dei Verdi Gianfranco Bettin, «è la traduzione veneta di quello che anche a livello nazionale fa la destra, la peggiore destra europea. Hanno messo in discussione il Piano europeo per combattere l’effetto serra, che altri Paesi a guida conservatrice come Germania e Francia hanno invece accettato. E qui presentano questi piani». «Veneto City», continua Bettin, «è un progetto di devastazione dell’area centrale della provincia che produrrà cementificazione, ma anche il definitivo intasamento del traffico e il fallimento del rilancio di Marghera, dove gli spazi ci sono. Quanto alla sublagunare, si parla senza aver fatto prima valutazioni di impatto ambientale ed economiche».
Sulla sublagunare il centrodestra spinge. Quattro anni fa il ministro Lunardi aveva promesso all’allora sindaco Paolo Costa finanziamenti a carico del Cipe. E adesso che il centrodestra è al governo a Roma e in Regione la via sembra più facile. Restano le perplessità di Comune e Provincia. «La Regione ha già disegnato il tracciato della nuova sublagunare e loro lo ritengono condizionante», dice Gianfranco Vecchiato, assessore comunale all’Urbanistica, «ma noi non abbiamo concordato nulla. Solo il fatto che l’asse Venezia-Padova debba essere centrale, catalizzatore di nuovi trasporti e della nuova economia. Sulla sublagunare ci sono molte verifiche in corso per la tratta Tessera-Arsenale. E con questi chiari di luna e con i tagli ai bilanci non mi pare che si possano trovare le risorse per un’opera del genere». Enrico Mingardi, assessore alla Mobilità del Comune, ha ricevuto qualche giorno fa il nuovo progetto dalla cordata di imprese che si sono proposte per portare avanti il project financing. Il Comune aveva espresso nel suo studio molte perplessità sul progetto originario, come del resto la Provincia.
«Ma la procedura deve andare avanti», dice Mingardi, «il Comune nel 2002 aveva dichiarato l’opera di pubblica utilità, e adesso annullare tutto vorrebbe dire un contenzioso con le imprese per almeno 8 milioni di euro». A inserire la frase della «pubblica utilità» del progetto sublagunare nel Piano triennale delle opere era stato nel 2002 l’assessore ai Lavori pubblici della giunta Costa, l’Avvocato dello Stato Marco Corsini. Un documento poi votato dal Consiglio comunale, che aveva provocato la presentazione della prima offerta. Cordata formata da Actv, Mantovani (stessa impresa di Passante, Mose e Ospedale di Mestre), Studio Altieri, Net Engineering, Bnl, Metropolitane Milanesi, Sacaim. Con la giunta Cacciari Actv è uscita dalla cordata, cedendo le quote a Mantovani. Del progetto il Consiglio comunale non ha mai discusso. In compenso il tracciato compare su tutti i documenti ufficiali di Regione e Camera di commercio. E la polemica continua.