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Edoardo Salzano
Perché sono contrario all’auditorium di Ravello Intervento a RAI3 – Ambiente Italia
24 Marzo 2004
Ravello
La puntata di Ambiente Italia di sabato 24 gennaio 2004 è stata quasi interamente dedicata alla questione dell’auditorium di Ravello. Qui sotto un testo che riprende gli appunti che avevo preparato per l’intervento e per la breve replica, ed è stato pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno il 25 gennaio 2004, con il titolo «Ravello, non ha senso il lodo Niemeyer - Zeccato». Nella trasmissione di RAI3 Ambiente Italia, condotta da Giuseppe Rovera, le ragioni del SI erano rappresentate da Cesare De Seta storico dell’architettura, Benedetto Gravagnuolo preside della facoltà di Architettura di Napoli, Secondo Amalfitano sindaco di Ravello, Francesco Prosperetti Soprintendente ai beni culturali “e altre cose” di Salerno e Avellino, Michele Buonuomo di Lega Ambiente. Quelle del NO da me e da Luigi De Falco, rappresentante di Italia Nostra. A metà del guado Gaetano Benedetto, direttore del WWF-Italia, favorevole al progetto ma preoccupato del precedente.

Ho due ragioni per essere contrario alla costruzione dell’auditorium a Ravello.

1. L’intervento è illegittimo, e battersi per ottenerlo significa avallare la pericolosissima teoria e prassi secondo la quale se una legge ostacola ciò che voglio fare, abroghiamo la legge o la scavalchiamo.

2. L’intervento è sbagliato perché non ha senso modificare la forma di un paesaggio che è già perfetto di per sé, e che non ha bisogno di aggiunte.

La prima ragione mi sembra la più grave.

Che l’intervento sia in contrasto con la legge regionale 35 del 1987, che ha approvato il piano urbanistico territoriale della costiera in attuazione alla legge Galasso, non è questione di cui si possa dubitare. Lo ha spiegato con molta chiarezza Alessandro Dal Piaz sul Corriere del Mezzogiorno del 14 gennaio 2004. E se qualcuno di quelli che hanno dato il parere favorevole avessero letto il testo della legge regionale e quello del PUT non staremmo a questo punto. Del resto, già in una precedente occasione il TAR aveva rilevato che la previsione dell’auditorium è in contrasto con la legge: con l’ordinanza n. 1350 del 5 luglio 2000, “ritenuto che sussiste il contrasto con il P.U.T”, il TAR sospese la delibera commissariale di adozione del P.R.G.

Salvatore Settis scriveva su la Repubblica del 23 scorso: “Chi studierà la svalutazione delle istituzioni?” E osservava che “l’Italia di questi anni è un eccellente laboratorio d’indagine per chi voglia cimentarsi col tema; specialmente per chi voglia studiare come possano essere le istituzioni a svalutare se stesse, e utilizzando meccanismi istituzionali”. Questo di Ravello è proprio un caso tipico dell’anomalia italiana descritta da Settis: la Regione promuove un Accordo di programma per tentar di annullare, in un singolo caso, una legge che, viceversa, dovrebbe essere uguale per tutti.

Mi sembra molto grave, e mi dispiace molto che persone come Paolo Sylos Labini e Nicola Cacace, Massimo Cacciari e Franco Barbagallo, Giovanni Valentini e Giorgio Ruffolo – e tanti altri - non se ne siano accorti. So che il clima generale è questo, che la tendenza a privilegiare l’interesse specifico rispetto alla legge è forte, ma a maggior ragione mi preoccupa che nessuno – tra i difensori dell’auditorium – si sia reso conto che anche in questo caso la difesa della legalità deve essere la prima preoccupazione.

Ho parlato e parlo di auditorium, e non di progetto di Niemeyer, perché il progetto non è di Niemeyer. La questione non è di grande rilievo, ma ha avuto un peso strumentale. Non credo che 165 intellettuali si sarebbero spesi per un appello se si fosse trattato di difendere, che so, un progetto dell’architetto Rosa Zeccato. Eppure, stanno difendendo proprio il progetto di Rosa Zeccato, ispirato da uno schizzo di un architetto che, sia pure famoso (e bravo a costruire nuove città nel deserto), a Ravello non ha mai messo piede. Ce lo dice candidamente il sindaco di Ravello, in un suo ampio intervento sul Corriere del Mezzogiorno del 15 gennaio scorso:

Che il progetto sia di Niemeyer o dell’architetto Zeccato (che immagino bravissima) a me peraltro poco importa. Sul merito del progetto per me il punto è un altro. Io sono convinto che non tutte le parti del territorio della nostra civilissima Italia abbiano bisogno di essere trasformate con l’aggiunta di nuovi oggetti. E a me sembra che Ravello abbia una qualità che non tollera né aggiunte né sottrazioni (salvo forse quelle poche opere abusive che qui o là s’intravedono).

Vogliamo Niemeyer? Benissimo. Ha costruito a Segrate, chiamiamolo a fare un progetto a Scampìa o a Nola o a Soccavo, se la legge e i piani lo consentono. Ma lasciamo in pace Ravello, e per i concerti utilizziamo Villa Rufolo, Villa Cimbrone, e magari San Giovanni del Toro.

Ascoltati gli interventi di quanti sono intervenuti con me alla trasmissione di Ambiente Italia, devo dire che le mie preoccupazioni sono aumentate. Non mi hanno convinto le difese della bellezza dell’oggetto, perché non è questo che conta: non stiamo parlando di un quadro attaccato a un muro. Né mi hanno convinto le teorizzazioni di chi sostiene ancora oggi (come si sosteneva cinquant’anni fa a proposito dei centri storici) che dappertutto si può trasformare a condizione che la trasformazione sia “bella”. Mi ha preoccupato il fatto che il tentativo di scavalcare la legge (perchè è questo che si è fatto) sia stato ridotto dal rappresentante di Legambiente a una questione di “problemi legali”, come se si trattasse di un affare di condominio o di eredità. Mi ha preoccupato che si sia addirittura proposto al Consiglio regionale (come ha fatto il direttore del WWF) di fare una legge eccezionale per Niemayer. Dopo il “Lodo Schifani” siamo al “Lodo Benedetto”?

Il paesaggio non si salva se si avalla la teoria secondo la quale la legalità è qualcosa che si può aggiustare, come certi giudici disonesti, pagati da certi avvocati malfattori, aggiustavano certi processi.

Edoardo Salzano

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