Scrive Giuseppe Palermo
“Voto giusto o voto utile?”
Caro Eddy, sono appena tornato a Roma e ho letto il tuo pezzo sul "chi votare e perché", le cui conclusioni condivido (nel senso almeno che sono d'accordo sul "chi" votare, quanto al "perché" avrei delle motivazioni in parte diverse, ma questo sarebbe un discorso lungo e nemmeno interessante, che tralascio). La questione che ti sottopongo è invece un'altra e riguarda il sistema elettorale che ci è imposto, i cui effetti micidiali già noti sono ora accentuati dalla decisione di Veltroni di competere da solo. Voglio dire che purtroppo gli appelli al cosiddetto "voto utile" non sono soltanto l'ovvio espediente di chi come lui questo voto ha interesse a chiederlo, ma hanno almeno in parte un fondamento oggettivo. L'esito paradossale di tali ragionamenti per noi sarebbe che, se si vuole evitare la catastrofe di una vittoria di Berlusconi (con successiva sua ascesa alla Presidenza della Repubblica) bisognerebbe rassegnarsi a votare, in modo difforme dalle nostre convinzioni, per il Pd. Così argomentano, ad esempio, Paolo Flores d'Arcais, che pure non nasconde tutto il suo disgusto per quel partito, e, non diversamente nella sostanza, il politologo Ceccanti sull'Unità (vedi allegato). La lettura di quei due articoli mi ha messo in crisi nera, anche se forse le cose sono ancora più complicate, e cioè in definitiva il voto realmente "utile" sarebbe condizionato dal dove si vive e si vota (vedi intervento sul pezzo di Flores: con riferimento a un altro interessante articolo del Sole-24 Ore (pure allegato). Seguendo costoro, nel mio caso e votando io a Roma, farei - forse - bene a scegliere SA (almeno al Senato), ma il discorso sarebbe diverso in altre regioni. Il che non mi tranquillizza affatto, senza dire che per me la crisi si ripropone per l'elezione del sindaco di Roma, dove sono assolutamente deciso a non scegliere Rutelli (appoggiato sia da Pd che da SA), almeno al primo turno, a costo di votare per una lista civica, anche se alla fine dovrò farlo al ballottaggio. E se votassi in Sicilia, avrei gli stessi dolori di pancia con la Finocchiaro, candidato unico di tutta la sinistra, sapendo quale festa sarebbe per le lobbies affarististiche trasversali (basti ricordare il caso della Disneyland di Regalbuto, da lei favorita, o quello del ripescaggio del suo amico Salvo Andò, in cui è impegnata da tempo). Dei brutti compromessi sono quindi inevitabili. Se hai tempo di leggere questa roba dimmi che ne pensi. A me il discorso del voto "giusto", succeda poi quel che succeda ("fai quel che devi, avvenga quel che può"), non mi convince, e in questo almeno credo che Flores abbia ragione. Certo però che, come che vadano le elezioni, con Veltroni bisognerà fare i conti e fargliela pagare, e tanto più se col suo comportamento ci ha rubato il voto in modo così infame, riducendoci ad extraparlamentari.
Risponde Edoardo Salzano
“Dipende dall’obbiettivo: per me giusto è utile”
Caro Giuseppe, ti ringrazio molto della tua lettera, che mi permette di toccare alcuni punti rilevanti che nella mia “dichiarazione di voto” avevo trascurato. Intanto, voglio dirti che concordo con il giudizio che dai su Veltroni: “ci ha rubato il voto in modo infame”, e tenta di ridurci ad extraparlamentari. Tenta: non ci è riuscito. Ci riuscirà solo se gli lasceremo campo libero, solo se cadremo nella trappola del suo ricatto, solo se la lista di sinistra non entrerà in Parlamento. Questa sembra a me la prima ragione, la più immediata, per votare a sinistra: far fallire il disegno di Veltroni. Perché il suo disegno è proprio questo: non è battere Berlusconi, è far scomparire tutto quello che c’è alla sinistra del suo pensiero, della sua ideologia.
Eppure, dovrebbe aver capito che Berlusconi in Italia, non si vince spaccando il fronte di centro-sinistra. A questo proposito mi hanno colpito le riflessioni di Asor Rosa sul manifesto di ieri, là dove affermava la convinzione “che l'Italia possa essere decentemente governata (se non temessi l'enfasi, salvata) solo da quel complesso di forze che in Italia costituisce il centro-sinistra «storico» e che, per intenderci, va da Fanceschini a Migliore”, dagli eredi della DC a Rifondazione comunista. Asor Rosa non lo precisa, ma quel centro-sinistra non è molto distante da quello che si definiva “arco costituzionale”: quell’insieme di forze, ideali, interessi, che erano nati dall’antifascismo e dalla Resistenza e avevano scritto i principi del loro accordo storico nella Costituzione del 1948. In realtà, il primo passo del percorso strategico di Veltroni è stato proprio l’aver incoraggiato, se non promosso, quella silenziosa cancellazione dell’antifascismo, della Resistenza e della costituzione che è grosso modo coevo all’ascesa di Berlusconi.
A ben vedere, Veltroni ha giocato nei confronti della sinistra ex comunista lo stesso ruolo che Craxi giocò nei confronti dei socialisti: ha portato gran parte della sua formazione originaria verso un orizzonte che oggi possiamo definire neoliberista. E gli slogan sono gli stessi: modernizzazione, mercato, crescita. Sarebbe interessante indagare su chi siano i “poteri forti” e gli interessi economici cui si riferiva ieri l’uno e si riferisce oggi l’altro.
Io non so quanti riescano a vedere oggi Veltroni quale a me sembra che sia. Credo però che molti di quanti oggi sono vicini al PD, o che comunque voteranno per questa formazione, soffrono un disagio simile a quello che proviamo noi. Ed è anche per questi, per le donne e gli uomini di sinistra che sono confluiti del PD ma si rendono, o si renderanno conto, di viverci male che dobbiamo lasciare viva (o, meglio, aprire) una nuova casa di sinistra. Questa mi sembra una prima utilità per un voto alla Sinistra Arcobaleno.
Ma c’è una utilità che a me sembra ancora più importante nel voto per quella lista. Secondo me Berlusconi è la punta (una punta particolarmente sporca) di un iceberg. L’iceberg, che è molto vasto, è costituito dal blocco sociale del neoliberismo: da quel blocco che è l’espressione contemporanea di quella creatura proteiforme che è il capitalismo. A scritti che raccontano e analizzano quel blocco ho dedicato una cartella su eddyburg (“Il capitalismo d’oggi”), proprio perché mi rendo conto che è una realtà alla quale dobbiamo prestare la massima attenzione: un’ideologia pratica (se posso permettermi questo apparente ossimoro) che secondo molti osservatori connette in un uniico sistema di valori e di interessi soggetti apparentemente molto diversi tra loro. Ecco, Veltroni e il veltronismo fanno parte integrante di quell’iceberg. Sono certamente più “puliti” di Berlusconi: sono presentabili in qualunque salotto perbene, mentre l’altro è accettato solo per i suoi soldi. Ma la sostanza è la stessa.
Insomma, a me non basta battere Berlusconi se questo comporta che il berlusconismo stravince . Il rischio è proprio questo: che Veltroni sconfigga Berlusconi allargando la presa del berlusconismo, portandovi definitivamente dentro anche un’altra parte della sinistra tradizionale (oltre a quella che c’è già).
So bene che battere il berlusconismo sarà lungo (temo che sarà altrettanto lungo battere Berlusconi, con una formazione ridotta come quella del PD, sia pure con l’aggiunta dei radicali e di Attila-Di Pietro). Ma so anche che l’unica speranza di battere l’uno e l’altro è che ci sia una consistente sinistra centrata sui due temi della difesa del lavoro e dell’ambiente. Perciò sono convinto che quello per la Sinistra Arcobaleno è l’unico voto che, oltre a essere giusto, è anche utile.
E credo che esso potrà essere un voto utile non solo per costruire un domani decente, ma anche per i prossimi anni. In qualunque ipotesi di maggioranza. Nel caso che il risultato sia di pareggio: in questo caso le liste minori faranno la differenza, e mi sembrerebbe utile che la sinistra avesse più forza degli altri “piccoli”. Nel caso che vinca Berlusconi: vogliamo lasciare a Veltroni, Calearo, Colaninno il monopolio dell’opposizione a Berlusconi, vogliamo che siano gli unici a contrastare/patteggiare? Nel caso che vinca Veltroni? La maggioranza, per quanto forte, deve trovare dei punti d’incontro con l’opposizione: e vogliamo lasciare soli due soggetti che sono tanto vicini da copiarsi l’un l’altro il programma e contendersi i candidati?
Insomma, mi sembra che ci siano molte ragioni per affermare che il voto alla formazione Sinistra Arcobaleno è un voto non solo giusto, ma anche utile. Con l’impegno, naturalmente, a fare da questa formazione l’avvio di un percorso che dovrà portare a costruire un partito del tutto nuovo, dove le istanze del lavoro e dell’ambiente, dell’uomo e della terra, dell’oggi e del domani, si saldino in un solo sistema di principi e di azioni, e trovino le forze sociali con cui cambiare il mondo. E che promuova un modo di fare politica il più lontano possibile da quello del “porcellum” e della politica-immagine, nel quale mi sembra che entrambi gli aspiranti dominatori si trovino perfettamente a loro agio.