É consolante apprendere che dal PD viene una proposta, quella relativa alla riforma degli ordini professionali, che ammette anche le associazioni volontarie fra professionisti diversi. Almeno, consolante dovrebbe essere per chi ha, nel tempo, argomentato più volte circa l’inadeguatezza della figura-principe del Grande Architetto come ‘autore’ di urbanistica ‘di diritto’ – e di diritto tendenzialmente esclusivo. Nella patria del diritto d’autore, dove è semisconosciuto, per non dire applicato, il fai use o public domain d’oltreoceano, si tratta quasi di una proposta eversiva.
Ma a guardar meglio si vede poi dove cade questa proposta: in un paese dal quale, al pari della peste dai climi temperati, l’urbanistica si avvia a scomparire, e forse anch’essa, come il morbo, per anni.
Si vede l’oscurità dei grandi squarci di vuoto che promette di aprire l’ “integrazione” dell’articolo 41 della Costituzione sull’iniziativa economica, o l’ “aggiramento” dell’articolo 118 della Costituzione stessa, che combinati “costituzionalizzano” la liceità dell’abuso, purché sia compiuto in piena ‘responsabilità’,e fino a che, naturalmente ex post, non sia stato provato.
Ci si domanda,certo, chi mai sarà tanto dissennato da volere/potere aprire qualsivoglia tipo d’impresa in un paese (e in un continente) impoverito, spaventato, dal futuro oscuro e malcerto: sono davvero i controlli ex ante della pubblica amministrazione il problema. Naturalmente no, ma il plauso peloso degli imprenditori resta…
Guardando ancora, si vede il vuoto aperto dalla possibilità, data ai Comuni, di avvalersi anche loro (debitamente autorizzati dall’esecutivo di Roma) di quelle famose norme sui ‘grandi eventi’ che di recente in Italia hanno generato fra l’altro Draquila e il ddl contro le intercettazioni o legge-bavaglio: già, i Comuni potranno decidere “che cosa” sia da considerarsi per loro “grande evento”, e aggirare come per Draquila (ma come per il G8, come per gli Europei di nuoto, come per le Olimpiadi…) le leggi sugli appalti e ogni altro tipo di norma; indifferibilità e urgenza; emergenza; sicurezza nazionale… Più vicino, si vedono come morsi di tarme i vuoti aperti dalle norme sull’accatastamento dell’abusivo del dl 78/2010 (detto anche Manovra) – come pure da quelle sul taglio delle consulenze a carico degli enti locali.
Chi controllerà ‘ex post’ – chi verificherà la rispondenza alle norme urbanistiche dell’abusivo neo-accatastato, gli Uffici tecnici dei Comuni costretti a non assumere e a non avvalersi di consulenti? Di quei Comuni – questa volta i grandi – che già all’epoca del primo condono ( original) furono costretti a esternalizzare in blocco a società private la verifica delle masse di pratiche confluite ai loro Protocolli? Sulla carta, certo, per i geometri ci sarà molto lavoro – né più né meno come nel 1985 e dintorni; forse anche per ingegneri e architetti; un profluvio di accatastamenti e di autocertificazioni.
E l’Urbanista?, questa figura che già non era né carne né pesce né altro alimento, il cui lavoro consiste (dovrebbe consistere) esattamente nell’apporre le famose norme che giustificano oggi i perfidi controlli ex ante? Che fine farà (o ha già fatto) questo personaggio disgraziato, che ha sulla coscienza (udite!) il peccato grave e imperdonabile di apporre ostacoli alla miracolosa ripresa?
In realtà, l’urbanista è già “postumo”, e sopravvive a se stesso solo in alcune parti del paese le cui classi dirigenti sono intenzionate a non perdere del tutto la faccia – ovvero devono comunque distribuire qualcosa ai propri clientes pianificatori, oppure in quei grandi e costosi parcheggi che sono le università italiane, intente a formare stuoli di pluri-dottorati-masterizzati destinati ben che gli vada a popolare per brevi dolorosi periodi qualche call center, e, se hanno la casa dei genitori, a restarci.
La cosa singolare - vista dall’esterno – è che questi ‘mondi’ separati, queste ’nicchie’, paiono comportarsi come se nulla stesse accadendo – mentre non si tratta di questi mesi o di questi giorni, ma di una storia che continua da anni, e le cui vittime sono tra noi.
Spigoliamo da Repubblica tra ottobre 2009 e giugno 2010:
"Protagonisti di questa sorta di dolenteSpoon River da quell'al di là che è il mondo di chi viene privato del lavoro, e in cui moltissimi rischiano di precipitare, sono i giovanissimi della laurea breve, i diplomati e quelli delle scuole specialistiche. Ragazzi che, sui banchi delle università, hanno studiato come gestire i rischi ambientali e a cui ora non viene dato alcun ruolo nella società attiva."
"Da Strasburgo ci scrive un ragazzo che si è laureato in geologia e ha un dottorato in geofisica. 'L'Italia non ha bisogno di un sismologo, non ha bisogno di un esperto di geotermia e non ha bisogno di persone che studiano e sviluppano lo sfruttamento delle energie rinnovabili'"
"[...]alla metà di maggio, al Comune di Napoli, si sono presentati in 112mila per 534 posti. E in questi giorni al Comune di Varese sono arrivate 150 domande per un posto da educatore part time; a Busto Arsizio, dove cercano 16 tra vigili e impiegati, hanno scritto in duemila; a Treviso una folla di 857 persone si contende un posto da impiegato comunale".
E Draquila è lì, a certificare che, come scrive il ragazzo, “l’Italia non ha bisogno di un sismologo”.
Ma Draquila, con le sue new town, è lì anche a dimostrare, come nel favoloso racconto del Ministro per il Turismo Brambilla, l’Italia in realtà non ha bisogno neppure di un urbanista, dal momento che è il Presidente in Consiglio in persona a studiare a tavolino o dove che sia (comunque ad Arcore) il nuovo assetto della Draquila post-terremoto (terremoto?,ma non avevamo detto che non serviva un sismologo?...).
Figure postume, gli urbanisti, uomini o donne, zombie, morti viventi.
Ma – il punto è -, ma lo sanno? Ai nostri occhi arriva la luce di stelle morte: così, i pregevoli e ricchi siti o portali che si interessano alla materia.
Unica prospettiva realistica, per i loro curatori/frequentatori, una dimensione quietamente, rassegnatamente, fenomenologica: osservare e descrivere quel che succede. O per dir meglio: descriverlo fino a che rimanga legittimo farlo – con o senza iscrizione all’Ordine dei Giornalisti – con obbligo di rettifica entro le 48 ore (norma del ddl intercettazioni rivolta ai blogger).
Attrezzatevi!