Il 26 dicembre 2004 una nostra giovane e graziosa collega, Simona Landi, è stata travolta dall’onda Tsunami mentre si trovava in vacanza in Tahilandia, e si è salvata – è tornata quasi illesa, ed è già rientrata al lavoro – nel modo che di seguito racconta brevemente, grazie al suo sangue freddo e ad una sorprendente forza di volontà. Ha ancora qualche incubo, ma pensa di riprendersi presto.
Simona, che ha ancora degli amici sul posto del disastro, ci chiede di diffondere una mail, da lei ricevuta, che fornisce un’utile “controinformazione” nei confronti del torrenziale sproloquio mediatico cui in queste settimane abbiamo assistito. Il dato più inquietante è la connessione tra “notizia Tsunami” e aumento dell’audience – dato che senza dubbio è stato tempestivamente valutato dai responsabili dei palinsesti – per quasi il 90 per cento dell’emittenza italiana, Confalonieri e Cattaneo.
Questo mi ha suggerito la parafrasi del titolo La Svizzera, l’oro e i morti, il libro-scandalo di Jean Ziegler sui beni delle vittime dell’olocausto custoditi nei caveau delle banche svizzere, e sulla decisa resistenza opposta da queste ultime alle richieste di restituzione.
Di seguito, riposto per intero i due messaggi. Non credo che ci sia molto altro da dire.
Ciao
scusate se vi porto via qualche minuto
Molti di voi sanno chi sono e della mia disavventura il giorno di Santo Stefano a Phi Phi Island in Tailandia
Volevo ringraziare tutti di cuore per l'affetto sincero dimostrato nei miei confronti. Grazie per la vostra presenza al mio rientro in Italia e grazie per gli abbracci e gli sguardi commossi al mio rientro in ufficio.
Vi allego di seguito una lettera che ho ricevuto in questi giorni da un volontario italiano conosciuto all'ospedale di Phuket, credo sia importante sentire testimonianze vere da chi vive sul posto.
Vi dico anche che cercherò di "sfruttare" quello che mi è capitato per fare un po' di bene a chi ogni giorno lotta non solo per una casa, ma per un po' d'acqua potabile e il mio pensiero corre soprattutto agli abitanti dello Sri Lanka che avevo avuto modo di conoscere anni fa in un precedente viaggio. Ho atteso i soccorsi per quattordici lunghe ore e in quel breve lasso di tempo avere poca acqua da bere e il rischio di rimanerne sprovvisti mi preoccupava molto. Queste persone il mio timore lo hanno costantemente, ogni singolo giorno ed è terribile. So che siete già stati molto generosi, ma per chi non lo avesse ancora fatto e volesse contribuire, sto raccogliendo fondi da mandare a chi pur non avendo più nulla con noi superstiti è stato molto molto generoso.
Grazie a tutti, è bello potervi riabbracciare!!!
Simona
Simona Landi
Sett. Pianificazione Territoriale e Trasporti
Uff. Supporto alla Direzione
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Cara Simona,
qui - fortunatamente - va tutto assai meglio di come appare dai telegiornali italiani. Come sempre accade in occasioni simili, vi sono due realtà: quella dei fatti e quella giornalistica. Le quali si somigliano solo di lontano. Sono quotidianamente informato su toni e contenuti dei notiziari trasmessi da RAI International, che mi lasciano alquanto perplesso. Un nostro amico è incaricato di accompagnare la troupe della RAI in giro per l' isola, in peregrinazioni che se nei primi giorni erano plausibili, ora sono sempre più.....sospette: nel senso che, per quello che c' è di nuovo, potrebbero essersene tornati a casa da un pezzo.
E invece no, stanno lì (strapagati dai contribuenti italiani), a rivoltare notizie già vecchie e ad inventarne di nuove.....che non ci sono, solo perchè Roma ha riscontrato sull' argomento un aumento dell' "audience". Che schifo.
No, Phuket sta bene, è viva e vitale come prima, anche se ha - anche lei - qualche ferita da ricucire. Da più parti ci si augura che questo disastro possa trasformarsi in una occasione per adottare modelli di sviluppo più rispettosi dell' ambiente. E francamente, a questo punto, credo sia l' unica cosa sensata a cui pensare.
Chi ha capito qualcosa, adesso, sta invitando amici e conoscenti che avevano in programma viaggi in Thailandia a confermarli senza timore, anche in questa zona stessa. La rapidità di ripresa di questa gente è impressionante, abbiamo sotto gli occhi esempi che hanno dell' incredibile. Uno dei ristoranti preferiti da me ed Ann e dai nostri amici italiani, sulle rocce di Nay-Harn, era stato completamente spazzato via, non era rimasto in piedi un solo mattone. Bene, dodici giorni dopo siamo tornati a pranzo lì. In dodici giorni è stato completamente ricostruito - e non stiamo parlando di una capannuccia ma di una struttura in muratura di rispettabili dimensioni - più bello di prima, riammobiliato, rimesso in funzione completamente.
In questo momento si trovano prezzi buoni, poco affollamento, spiagge allo stato di 30 anni fa (non so quanto potranno durare...), il tutto in un' atmosfera vagamente "retrò" che ha, credimi, un suo fascino.
Non è, quindi, il momento di fare del terrorismo su Phuket, nè sulla Thailandia in generale. Questo è un Paese con buone risorse e ottima capacità di reazione. Non necessita, fortunatamente, nè di quarantene né di elemosine. Il vero aiuto che gli si può dare, in primo luogo attraverso un'informazione responsabile, è promuovere la pronta ripresa del turismo.
Essendo (non te lo avevo ancor detto) anche corrispondente di un quotidiano ravennate, ho già ampiamente pubblicato considerazioni di questo tenore sullo stesso e su un altro della mia città. Se ti è possibile, ti chiederei di diffondere questa mia lettera attraverso tutti i mezzi che tu possa ritenere idonei, allo scopo di dare un piccolo contributo alla ripresa di questa gente.