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Corrado Augias
L´esame di greco e le radici della civiltà
11 Dicembre 2005
Scritti 2004
Dalla posta de la Repubblica del 27 giugno 2004 una bella lettera e una bella risposta

C aro Augias, insegno latino e greco presso il liceo «V. Gioberti» di Torino, impegnato come commissario nell'Esame di Stato. La prova di greco nei Licei Classici è stata giudicata facile e breve. Il giudizio mi sembra parziale. La maggioranza degli allievi non era in condizione di tradurre il brano rendendosi conto del suo vero significato. Quelle poche righe fanno parte di un affascinante mito che Platone attribuisce al sofista Protagora: il fuoco e le arti che Prometeo aveva rubato agli dei e donato agli uomini non bastavano per vivere in una comunità e per difendersi dalle fiere. Così Zeus, tramite Ermes, decise di donare agli uomini Rispetto e Giustizia, fondamenti del vivere civile, perché solo così le città avrebbero potuto esistere. Insomma, l'accento è sul fatto che è di tutti la capacità politica di vivere in una città (quindi di amministrarla), basata sul rispetto reciproco e sul senso di giustizia. Ci troviamo di fronte ad un mito di chiaro sapore democratico, che non esprime il pensiero di Platone, bensì quello del sofista Protagora. Per rendersi conto di tutto ciò sarebbe stato necessario sapere che il brano era tratto dal «Protagora»; che nelle righe che precedevano si parlava di Prometeo; nelle successive si insisteva sul fatto che Rispetto e Giustizia erano stati distribuiti a tutti. Molti i motivi d'interesse; peccato che le scelte ministeriali abbiano puntato su una traduzione solo meccanica, anziché agevolare la comprensione del significato profondo del brano.

Prof Enrico Varesio

Bussoleno (To) varesioe@libero.it

Non so se in una prova d'esame si poteva proporre un tale allargamento del tema. A me pare che l'osservazione del prof Varesio proponga piuttosto un fondamentale argomento di discussione: a che servono gli studi classici? Latino e greco devono solo insegnare a tradurre, il più delle volte penosamente, alcuni brani antichi? Se fosse tutto qui tanto varrebbe leggere i testi confrontandoli subito con la traduzione italiana, resterebbe la musica dell'originale, la costruzione della frase, meglio di niente. Ma quando si inserirono latino e greco negli studi si voleva che attraverso la lettura diretta dei testi si arrivasse a conoscere quelle straordinarie civiltà. Al liceo dovetti studiare e tradurre 'Antigone' di Sofocle. Il benemerito prof di greco ridusse al minimo (gliene sono ancora grato) il lavoro sulla traduzione allargando invece molto il discorso sui rapporti tra individuo e potere che il testo propone arrivando da Sofocle fino ad Alfieri e Brecht che s'erano applicati allo stesso tema, illustrando la famosa frase di Tucidide che delinea il principio di ogni democrazia: «La Nostra Costituzione si chiama democrazia perché il potere non è nelle mani di una minoranza ma della cerchia più ampia di cittadini«. Se lo stesso tema dovesse essere riproposto oggi, lo estenderei addirittura fino al preambolo del progetto costituzionale europeo là dove dice: «Consapevoli che l'Europa è un continente portatore di civiltà; che i suoi abitanti giunti in ondate successive fin dagli albori dell'umanità vi hanno sviluppato i valori che sono alla base dell'umanesimo: uguaglianza degli esseri umani, libertà, rispetto della ragione». Questo significa affrontare le 'radici' della nostra civiltà, a volerlo fare

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