Ora è ufficiale. Dopo quanto anticipato da Repubblica, che già un mese fa aveva rivelato le obiezioni di costituzionalità mosse dall’ufficio legislativo dei Beni culturali al Piano Casa del Lazio e l’intenzione di Giancarlo Galan di chiederne l’impugnazione, è lo stesso inquilino del Collegio Romano a confermarlo dalle colonne del Corriere della Sera. «Non sarò certo io il ministro che permetterà abusi sul paesaggio senza controlli» ha affermato, minacciando le dimissioni.
Ma a questo punto i tempi sono strettissimi. Se infatti il consiglio dei ministri non approverà la proposta entro dopodomani, il Piano Casa del Lazio non potrà più essere impugnato per scadenza dei termini. Ecco perché, ragionano nel Pdl, Galan ha deciso di forzare con quell’uscita sui giornali. Circostanza che, al contrario, spiega come mai finora non sia stata calendarizzata la discussione a Palazzo Chigi: rischia di aprire più d’una crepa (fra favorevoli e contrari alla Polverini) in seno a una maggioranza già spappolata. Nel frattempo le opposizioni attaccano. «Il centrodestra ha varato un piano devastante, che noi cercheremo di fermare» annuncia il commissario del Pd Chiti. Rincara il senatore Zanda: «Le osservazioni di Galan rendono chiaro come la Polverini sia stata sorpresa con le mani nella marmellata».
In subbuglio la Pisana. «Dopo l’appello del ministro, il governo non può più far finta di niente» avverte il capogruppo di Sel Nieri. «Il provvedimento è incostituzionale perché viola leggi urbanistiche e piani regolatori dando il via a una deregulation che ferisce profondamente il territorio regionale» gli fa eco il pd Montino. E mentre Foschi parla di «scempio ambientale» invitando la Polverini a ripensarci, il verde Bonelli plaude all’iniziativa di Galan. Ma il Pdl fa quadrato, bollando come «strumentali» le polemiche. «Il Piano Casa dovrebbe essere preso a esempio, non criticato» taglia corto il segretario romano Sammarco. «È un fiore all’occhiello, voluto fortemente da Berlusconi», incalza il vice del Lazio Pallone. Con il sottosegretario Giro che tenta di minimizzare: «È prerogativa del ministero verificare i requisiti di costituzionalità di una legge regionale. Su quella del Lazio è in corso un confronto sereno e costruttivo: una procedura assolutamente normale».
Premessa: il Piano Casa della Regione Lazio fa schifo. E’ probabilmente il peggiore dei consimili provvedimenti finora approvati.
E quindi benissimo ha fatto Galan a chiederne l’impugnazione. Meno bene quando ha specificato che la sua non è contrarietà a priori sui piani casa che, anzi, in Veneto, nel suo ruolo di presidente della Regione, ha sostenuto con ogni mezzo.
Come i nostri lettori sanno bene, eddyburg ha costantemente denunciato l’incredibile massacro del territorio perpetrato dalla presidenza Galan. Ma noi di eddyburg siamo inguaribilmente ottimisti e ci auguriamo seriamente che col cambio di giacchetta il ministro abbia operato anche un’insperata capriola ideologica e sposato, doverosamente, la causa della tutela del paesaggio, così come gli impone la Costituzione sulla quale ha giurato.
Contiamo quindi che, non solo mantenga la promessa di impugnazione in Consiglio dei Ministri nonostante i tempi quasi proibitivi, ma che perseveri coerentemente nella lotta contro ogni tipo di condono edilizio, mascherato o palese, regionale o nazionale: abbiamo il sospetto che la sua tempra di difensore del paesaggio sarà messa a dura prova fin dai prossimi giorni…(m.p.g.)