CHE cosa poteva fare un galantuomo, se non buttarla in ridere, quando certi nostri intellettuali in gita a Parigi si camuffarono da partigiani in lotta contro la dittatura? E che altro poteva fare, se non scherzarci sopra, quando un presentatore della Tv intonò «Bella ciao» chiamando il suo pubblico alla resistenza contro il dittatore? No, non poteva far altro. Evidenziare la comicità di quelle scenate sembrò naturale. Persino doveroso. Quando dalla lontana Sofia il capo del governo - non un portaborse, non un ministro da strapazzo - accusò due noti giornalisti di comportamenti «criminosi», il galantuomo pensò si trattasse di un' altra «gaffe». Dell' ennesima cafonata. Le reazioni alla «fatwa» di Sofia, quello strillare di censure, liste di proscrizione, minacce alla libertà di parola, gli parvero perciò esagerate. Anche perché venivano da fonti ormai inascoltabili. Da chi ha fatto un facile mestiere dello sparare ogni santo giorno a mitraglia contro ogni mossa, parola o pensiero del capo del governo.
Al contrario, il galantuomo pensò che la grossolana sortita di Sofia avesse messo i due giornalisti al riparo da qualsiasi eventuale misura nei loro confronti. Li avesse resi invulnerabili. Infatti, se mai quei due fossero stati davvero estromessi dai loro programmi nella televisione pubblica, questo avrebbe confermato in modo clamoroso - se non proprio un progetto autoritario in atto - quanto meno la tracotanza e volgarità di chi oggi detiene il potere in Italia. E a tanto il capo del governo non poteva arrivare. Semmai, il suo personale interesse e quello del governo stavano adesso nel far dimenticare la «gaffe». Stendervi un velo sopra, non riparlarne mai più. I due giornalisti potevano stare dunque tranquilli.
Intanto però, il coro di «Bella ciao» si levava sempre più compatto e stonato, e una quantità di personaggi già ridicoli di per sé stessi stavano superando ogni limite del grottesco atteggiandosi a combattenti della libertà. Siamo giusti: come avrebbe potuto trattenersi un galantuomo dall' ironizzare sulla Nuova Resistenza, su quella nuova carnevalata che gli stavano montando sotto il naso?
Bene: il galantuomo s' è sbagliato, non aveva capito niente. Non s' era reso conto che in questo paese, di questi tempi, c' è poco da scherzare. I due giornalisti hanno infatti perso i loro programmi. Gli «hommes de main» del capo del governo, i nuovi presidenti, direttori generali e direttori di rete della Rai, li hanno fatto fuori. Né più né meno. La sortita di Sofia non era quindi, come sembrava, una «gaffe»: era un ordine impartito agli uomini di mano perché agissero brutalmente e al più presto. Per il galantuomo, l' intera vicenda non potrebbe essere più malinconica. E non perché gli mancheranno i programmi televisivi cancellati d' autorità, che anzi non gli piacevano. Ma perché adesso si trova costretto ad allinearsi col coro di «Bella ciao», con quelli camuffati da partigiani, con quelli del «resistere, resistere, resistere». Di colpo mescolato, insomma, ai più rumorosi e faziosi. Ma la scelta è obbligata. Con quelli che mettono alla porta due giornalisti invisi al padrone, non si può infatti stare. Da quella parte c' è troppo cattivo odore.