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Dougherty Carter
Due nuove immagini urbane dell'Era Industriale
16 Agosto 2006
Articoli del 2006-2007
Una mostra a Francoforte ripropone affiancati piani di urbanisti, e visioni di artisti su Parigi e Berlino fra XIX e XX secolo. The New York Times, 16 agosto 2006 (f.b.)

Titolo originale: Two Urban Makeovers of the Industrial Age – Scelto e tradotto per Eddyburg da Fabrizio Bottini

FRANCOFORTE, 15 agosto – Anche se le loro radici risalgono ad oltre mille anni fa, la Parigi e la Berlino di oggi in realtà sono nate tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, quando l’industrializzazione, l’urbanizzazione e il progresso tecnologico si sono sommati, a costruire vitali crogioli urbani al tempo stesso eleganti e dissoluti, irresistibilmente attraenti.

Gli urbanisti tedeschi e francesi cavalcarono quest’onda, conferendo alle proprie città un aspetto che oggi ci appare di profondità quasi incommensurabile. E per l’eterno vantaggio di chi non c’era, ad osservare questi incredibili cambiamenti, alcuni dei migliori artisti dell’epoca hanno documentato la trasformazione.

Monet, Pissarro e Toulouse-Lautrec, insieme a George Grosz, Ernst Ludwig Kirchner e Mies van der Rohe, hanno usato matite e pennelli per farsi stenografi di una nuova epoca urbana, registrando non solo le trasformazioni fisiche, ma anche l’atmosfera che le avvolgeva. La Schirn Kunsthalle di Francoforte, in “ La Conquista della Strada: da Monet a Grosz” fino al 3 settembre, ha raccolto le loro opere, insieme a mappe e progetti architettonici dell’epoca, a offrire il racconto di come due grandi metropoli europee abbiano rimodellato sé stesse.


Una carta di Parigi, con larghe strisce rosse sovrapposte alla caotica filigrana di strade su cui si costruiva la città spontanea, dà un’idea delle dimensioni di quanto il Barone Georges-Eugène Haussmann si accingeva a fare. La frattura si sostituiva definitivamente alla continuità, con vasti tratti del cuore medievale rasi al suolo negli anni ’60 per far spazio agli ampi viali che conferiscono a Parigi la sua caratteristica grandeur.

Una delle interpretazioni dei motivi di Haussmann indica il fatto che strade ampie avrebbero impedito ai rivoluzionari parigini di erigere le barricate, usate tanto spesso nei primi anni del XIX secolo, ma la vicenda in realtà è più complessa. Ebbero un ruolo importante anche igiene, ideali di riforma sociale, e ambizioni degli architetti, oltre a quelle di Haussmann.


Le carte dei trasporti pubblici danno l’idea del crescente bisogno di muovere persone dal luogo di residenza a quello di lavoro, e grazie a Maurice Delondre, possiamo dare un’occhiata all’interno di un “ omnibus”, vagone trainato da cavalli.

Un altro dipinto, del 1890, mostra come le città mettessero insieme molti tipi umani: l’altoborghese in cilindro nero legge un giornale, mentre una donna sta seduta con un cesto di fiori in grembo. Affacciata tristemente a una finestra, una povera culla un bambino, forse a ricordarci dove la nuova ricchezza industriale non è arrivata.

Monet ci porta alla stazione di Saint-Lazare a Parigi, rendendola a malapena visibile attraverso una foschia fumosa, usando semplicemente un segnale sullo sfondo del quadro a dire che il treno è arrivato. Pissarro mostra il Pont Neuf come luogo dove le persone importanti incedono, mentre quelle normali guardano.


Meno condizionata dalla presenza di una città antica, la metamorfosi di Berlino si concentra sullo sviluppo dei nuovi suburbi, ora assorbiti come semplici quartieri di periferia. L’architetto James Hobrecht – i cui progetti sono esposti anche con una eccellente traduzione in inglese – mirava a una abitazione più salubre, ma i desideri capitalistici di guadagno portarono ad alcuni dei più orribili quartieri proletari d’affitto che il mondo occidentale abbia mai visto.

L’Espressionismo, il movimento artistico nato in Germania all’inizio del XX secolo, appare come il veicolo perfetto per presentare lo squallore utilizzando la distorsione sulla tela, a creare effetti emotivi.

Il pittore Albert Birkle ci mostra la Leipziger Strasse, grande arteria est-ovest, come un vaso sanguigno dove scorre un’infinita corrente di corpi, tranne un uomo che, solo, guarda all’indietro, il volto inespressivo ma in qualche modo angosciato. In un quadro intitolato semplicemente “ La Strada” Grosz è trascinato nell’infinita iniquità della Berlino del 1915, e ritrae un incrocio dove si affollano osservatori, e presenta un uomo dal viso mostruoso e una prostituta dal vistosissimo vestito.

Urbanisti e architetti hanno avuto poi una seconda occasione a Berlino dopo il 1990, quando la riunificazione ha messo insieme la metà occidentale e quella orientale, immensamente cresciuta sotto il comunismo. La mostra non documenta questa trasformazione, ma offre uno sguardo su ciò che è andato perduto in alcuni luoghi.

Spittelmarkt oggi è una piazza abbastanza anonima a cavallo dell’ex Muro di Berlino, tagliata fuori dal traffico est-ovest che era la sua linfa vitale. Il pittore Paul Hoeniger ce la mostra nel 1912, vitale di pedoni, ciclisti e attività commerciale, in un modo che sicuramente colpirebbe gli occupatissimi berlinesi di oggi. Perché Spittelmarkt possa andare avanti, forse Berlino dovrebbe volgere lo sguardo all’indietro.

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