Nell'ambito della nostra esperienza di contrattazione confederale territoriale il tema dello sviluppo urbano e delle sue caratteristiche è fortemente presente. l nostro obiettivo è quello di affermare una sempre maggiore capacità di governo degli strumenti di programmazione, assicurando innanzitutto un rapporto coerente, organico, tra i diversi livelli istituzionali (regionale, provinciale, comunale) che ne sono responsabili.
Abbiamo concordato nel tempo, con le diverse Amministrazioni Locali (51 Comuni nella provincia), sulla necessità della coerenza complessiva delle scelte di pianificazione urbanistica dei Comuni (PSC) con il Piano Triennale di Coordinamento Provinciale (PTCP) ed in particolare, entro i riferimenti dati anche dal PTR regionale, di:
- avviare processi di riqualificazione urbana per ridurre l'ulteriore consumo del territorio;
- integrare le zone di espansione urbana con i trasporti pubblici per ridurre l'uso dell'auto;
- contrastare la rendita fondiaria ed i fenomeni speculativi, e nei nuovi comparti urbanistici accrescere le dotazioni territoriali e l'edilizia sociale;
- prevedere per i nuovi interventi un'alta efficienza energetica e l'uso razionale delle risorse;
- favorire forme di partecipazione dei cittadini e delle associazioni, attraverso l'attivazione di laboratori di progettazione urbanistica.
Qualche importante risultato è stato conseguito ma molto resta da fare, resta forte la convinzione di non riuscire ad incidere come e quanto necessario. Da tempo la questione delle politiche abitative ha assunto anche in tante nostre realtà territoriali il carattere di vera e propria emergenza. Del perchè sempre più tale questione si è imposta alla attenzione generale molto è stato detto. Essa è parte integrante delle "questioni sociali" di tutti i paesi dell'Unione Europea (della stessa "Agenda di Lisbona") del nostro Paese, della nostra dimensione regionale e provinciale.
I soggetti che soffrono maggiormente di queste condizioni e verso i quali è necessario orientare le politiche sono molteplici, ascrivibili alla parte più debole della popolazione, a quella cioè che più di altre ha risentito, risente delle politiche affermatesi:
- anziani, spesso soli, i quali oltre a risentire del fattore economico necessitano di soluzioni abitative diverse da quelle tradizionalmente intese e di specifici servizi connessi all’abitare, sul fronte dell’accessibilità e della sicurezza;
-adulti soli con minori a carico, in riferimento al fatto che negli ultimi anni vi è stato un aumento rilevante di questa tipologia familiare;
- giovani coppie, le quali hanno grande difficoltà ad accedere al mercato della locazione privata a causa della sua onerosità e della precarietà lavorativa, in mancanza di basi finanziarie garantite dal retroterra familiare di provenienza;
- lavoratori provenienti da altre regioni e/o stranieri, che a causa dei salari bassi e medi sono costretti a situazioni abitative inadeguate o a sostenere costi di affitto superiori al 50/60% del proprio reddito. Per i lavoratori extracomunitari al fattore economico si aggiunge spesso l’ulteriore difficoltà rappresentata dai pregiudizi;
- lavoratori stagionali impiegati prevalentemente in agricoltura;
- famiglie monoreddito, impossibilitate a sostenere l’incidenza dei canoni di mercato sul reddito percepito;
- studenti fuori sede, costretti a situazioni abitative inadeguate, di scarsa qualità e di sovraffollamento a fronte del pagamento di canoni speculativi;
- soggetti marginali, che in mancanza di un reddito certo e/o in presenza di patologie fisico/psichiche non hanno alcuna possibilità di accedere ad un mercato che non sia protetto oltre che dell’aiuto dei servizi sociali.
Al di là delle peculiarità delle diverse tipologie di utenza considerate, i tratti comuni sono davvero rilevanti ed attengono alla quantità e qualità dell'offerta in rapporto alla domanda.
Siamo di fronte ad una domanda che è essenzialmente riconducibile ad alloggi di qualità ad un prezzo accessibile, siano essi in proprietà od in affitto, con una ovvia rilevante prevalenza di quest'ultima tipologia quale conseguenza della situazione alla quale si faceva riferimento.
Occorre intervenire con sempre maggiore determinazione: l'emergenza casa, se non risolta, è, oggettivamente, la negazione di un basilare diritto di cittadinanza, fattore di esclusione, ostacolo alla promozione individuale, limite per lo sviluppo economico-sociale del territorio, con tutto ciò che questo comporta.
Rispondere alla domanda abitativa attraverso una adeguata politica dell'offerta rimanda innanzitutto al ruolo dei diversi soggetti, al tema del chi fa che cosa.
In Italia da tempo manca una politica governativa all'altezza delle aspettative. Molto è già stato detto, le scelte del Governo di centro-destra mettono in discussione le poche esperienze e gli strumenti di intervento in materia consolidati . Il tanto enfatizzato “piano casa” allo stato non c'è, ma è possibile pensare che avrà, comunque, il carattere di inadeguatezza sottolineato a fronte delle poche anticipazioni conosciute.
Le scelte operate a livello regionale, ancorchè articolate, si configurano come una risposta importante e coerente ma insufficiente.
Occorre una politica così riassumibile:
- definizione e finanziamento di programmi atti ad aumentare considerevolmente la dotazione di abitazioni in affitto, privilegiando il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente;
- rilancio ed incremento del fondo sociale di sostegno all'affitto per le famiglie a basso reddito;
- ridefinizione degli interventi incentivanti e disincentivanti del soggetto pubblico, attraverso la rimodulazione delle leve contributive e fiscali a governo del rapporto con il privato.
Occorre quindi proseguire con determinazione in tale direzione, rivendicando una diversa politica da parte del Governo, misurandosi con le possibilità della finanza regionale, chiamando la Provincia ad una forte azione di coordinamento, consolidando il rapporto con i Comuni, individuando via via gli strumenti più opportuni.
Occorre anche chiamare tutti gli operatori economici interessati ad assumere decisioni convergenti verso l'obiettivo dichiarato. Da tempo insistiamo perchè si affermi la responsabilità sociale delle imprese, perchè queste concorrano alla infrastrutturazione sociale del territorio, condizione decisiva per il suo stesso sviluppo.
Le politiche che mirano a risolvere o a ridurre l’incidenza del problema casa devono quindi necessariamente essere diversificate sia dal punto di vista degli strumenti da utilizzare, sia in riferimento alle diverse condizioni socio - economiche dei soggetti cui sono dirette.
Affrontando l'emergenza casa, come Sindacato abbiamo posto particolare attenzione ai migranti.
Il tema casa/immigrati, infatti, ci rimanda a problemi di grande complessità, innanzitutto ad affrontare il disagio estremo di chi è senza una casa. E' un problema che ci costringe a fare i conti con l’assenza di adeguate strutture di accoglienza e con la necessità, da parte delle amministrazioni locali, di elaborare una progettualità condivisa a livello metropolitano, anche per fare fronte al rafforzamento della pressione migratoria che le previsioni di sviluppo demografico danno per certa.
Il problema dei percorsi di stabilizzazione impongono a noi ed al soggetto pubblico l’attenzione alle esigenze di integrazione sociale, da attuarsi sia attraverso appropriate scelte urbanistiche, sia attraverso la individuazione degli alloggi da assegnare a queste famiglie, sia attraverso la definizione di equilibrati criteri di assegnazione degli stessi.
A tale proposito ci opponiamo al tentativo del centro-destra di introdurre criteri di assegnazione differenziati tra cittadini italiani e immigrati, insistiamo perchè la discriminante sia il bisogno.
Ci siamo posti l'obiettivo di garantire, anche e soprattutto all'interno degli immobili di edilizia pubblica, la massima coesione possibile, favorendo la compresenza di nuclei familiari di etnie e nazionalità diverse e di cittadini italiani, convinti come siamo che occorre apprendere dalle esperienze negative manifestatesi in tanti contesti che di ciò non hanno tenuto conto.
Per quanto ci riguarda, in sintesi, occorre mettere in campo una politica sempre più incisiva in grado di rispondere all'emergenza casa, di fare della qualità dell'abitare una parte decisiva di un progetto di sviluppo urbano che sia attento alla qualità della vita ed alla sostenibilità ambientale. Ciò significa innanzitutto agire sul territorio con politiche coerenti.