Il Mezzogiorno alle volte deve piangere se stesso. Come prova la storia di ordinaria follia che qui raccontiamo. L´Auditorium progettato e donato da Oscar Niemeyer a Ravello, inaugurato il 30 gennaio è stato utilizzato un solo giorno (il 7 maggio) e rischia di restare chiuso sine die. Il Comune, che ne è proprietario, non ha né le risorse né le professionalità per gestirlo.
Tuttavia, rifiuta di darlo in comodato alla Fondazione Ravello, di cui esso stesso fa parte. Così un capolavoro architettonico, realizzato con i fondi europei per 18 milioni di euro, sembra condannato a rimanere, se non una ennesima cattedrale, una preziosa cappella, abbandonata nel deserto culturale del Sud.
I lettori di questa rubrica forse ricorderanno le polemiche che divisero le organizzazioni ambientalistiche su questa iniziativa: a favore Legambiente e Wwf, contraria Italia Nostra, secondo uno spartiacque che si richiamava all´eterna querelle tra innovatori e tradizionalisti. Noi in questo caso parteggiammo per i primi, ricordando l´errore commesso negli anni Sessanta dai conservatori (al di là di ogni distinzione politica) impedendo la costruzione di una casetta di Wright sul Canal Grande e dell´ospedale di Le Courbusier alle Fondamenta Nuove. A Ravello sembrava che gli innovatori avessero, questa volta, avuto alla fine la meglio.
Per valorizzare turisticamente, durante tutto l´anno, un luogo così raro, nel 2002 la Regione Campania, la Provincia di Salerno, il Comune di Ravello e la Fondazione Monte Paschi di Siena avevano creato la Fondazione Ravello affidandole, per Statuto, il compito di «promuovere e coordinare iniziative culturali, scientifiche ed artistiche che facciano dei siti storico-artistici di Ravello la sede di manifestazioni di prestigio nazionale ed internazionale». Da allora la Fondazione ha rinnovato e potenziato il Festival musicale e intrapreso altre iniziative collegate al nuovo Auditorium, adatto a "destagionalizzare" il turismo e capace di ospitare gli spettacoli anche nei mesi freddi.
Ora, si dà il caso che, quando il progetto dell´Auditorium fu varato, il Comune era amministrato dalla lista "Insieme per Ravello". La lista civica all´opposizione – "La Campana" – era invece contraria. I partiti di destra, centro e sinistra sono frantumati e fanno parte, mischiati, delle due liste.
Alle elezioni del maggio 2006, per 14 voti, ha vinto "La Campana", storica avversaria dell´Auditorium: il quale, per ironia della sorte, si è trovato a dipendere proprio da chi, fin dall´inizio, lo aveva avversato. Così, quando la costruzione dell´Auditorium è arrivata quasi alla fine, la querelle si è spostata sul problema della gestione, e dopo estenuanti trattative si è approdati a un "atto di comodato" sottoscritto dal sindaco (2 ottobre 2009), grazie al quale la gestione dell´Auditorium veniva affidata alla Fondazione.
Risolto il problema? Tutt´altro. La firma del sindaco doveva essere convalidata dal consiglio comunale, ma il vice-sindaco avversava l´atto di comodato, definendolo «carta straccia». Così, dopo l´inaugurazione (29-31 gennaio 2010), gestita dalla Fondazione, l´Auditorium è rimasto chiuso e ora tutto legittima il timore che tale resterà a tempo indeterminato. Per essere valorizzato, sarebbe invece necessario elaborare tempestivamente la pianificazione delle iniziative concertistiche ed altre, selezionare il direttore e formare il personale, mettere in gara l´affidamento dei servizi, ecc.
Ravello ha la duplice fortuna di possedere uno splendido Auditorium e di essere socio di una Fondazione capace di gestirlo in modo eccellente. Ma il 22 aprile scorso il consiglio comunale ha bocciato l´atto di comodato già sottoscritto dal sindaco. Il sindaco stesso ha votato contro il documento che recava la sua firma. Oggi il capolavoro di Oscar Niemeyer, costato alla Fondazione dieci anni di impegno, all´Unione Europea 18 milioni di euro, alle maestranze tre anni di lavoro, è chiuso. E non sappiamo per quanto tempo lo resterà.
Il giornalismo italiano a volte deve piangere se stesso. Certamente alcuni giornalisti ignorano la coerenza. Ha senso criticare l’abusivismo edilizio e l’illegittimità urbanistica, che certamente – come spesso ci ricorda la Repubblica - dominano in vaste zone del Mezzogiorno, e poi trascurare il fatto che le critiche all’Auditorium di Ravello sono nate in primo luogo per l’illegittimità di quell’intervento, in palese contrasto col piano paesaggistico approvato con legge dalla Regione Campania (lo abbiamo dimostrato per tabulas in questo sito, e non solo)? Ha senso criticare ogni giorno l’arbitrio dei governanti, così diffuso ai nostri giorni, e poi trascurare il fatto che quell’intervento illegittimo è avvenuto solo perché un “Governatore” l’ha imposto contra legem? Che un giornalista trascuri di considerare le ragioni di merito per cui un “generatore di traffico” posto in quel luogo sia devastante per l’intera area della penisola amalfitana può non stupire: giornalisti capaci di comprendere il territorio ne sono rimasti pochi, e Antonio Cederna è solo un ricordo. Né stupisce che un giornalista non riesca a distinguere un’opera di Oscar Niemeyer da quel discutibile edificio, progettato dall’architetto Zeccato. Ma potrebbe evitare di affermare che Niemeyer ha “donato” l’auditorium, quando esso è stato progettato dal Comune sulla base di un suo schizzo e pagato dal contribuente.
Commentando l’articolo di un altro giornalista della Repubblica (Giovanni Valentini, 5 dicembre 2004) scrivevamo allora che egli, nel difendere l’Auditorium dalle critiche dimenticava, tra l’altro, «che l'unico motivo di opposizione non era "l'impatto ambientale", ma una serie molto più ricca di ragioni. Tra queste la palese illegittimità dell'intervento. L'illegittimità era già stata rilevata dal TAR in occasione della presentazione del nuovo PRG, che difatti non fu mai approvato. Ne ha preso atto di nuovo il TAR alla deliberazione del progetto. La ripetuta pronuncia del TAR è stata convalidata in prima istanza dal Consiglio di Stato, che ha negato al Comune la sospensiva». Concludevamo dicendo che l’illegittimità dell’intervento era stata «implicitamente riconosciuta da quanti (Bassolino, Di Lello) hanno dichiarato che cambieranno la legge pur di far fare l'auditorium. Se la legge non mi va bene la ignoro, la scavalco, e se non mi riesce ne faccio un'altra che mi vada bene. E' un bell'esempio che i pubblici poteri danno, in una regione infestata dalla camorra!»
Che oggi quell’esempio sia stato seguito dalla maggioranza dei governanti è evidente a tutti. Chi oggi giustamente protesta farebbe bene a verificare la coerenza delle sue posizioni.