Ascontrarsi sono soprattutto due modi diversi di intendere l'ambientalismo. Da una parte c'è chi, come Legambiente, ritiene che ormai non si possa più dire sempre e solo no a ogni intervento o progetto, e accusa gli altri di essere dei conservatori. Dall'altra c'è invece chi - come Italia Nostra - pensa che per fare una vera battaglia ambientalista non ci si possa contaminare troppo con le istituzioni. Il risultato è che tra due delle principali associazioni ambientaliste italiane, da alcuni giorni è scoppiata una vera e propria guerra combattuta a colpi di ricorsi e controricorsi al Tar e, soprattutto, di pesanti accuse: «Vivono in un mondo che non esiste più. L'Italia è cambiata e oggi non basta solo opporsi, ma bisogna chiedersi come fare per risolvere i problemi», dicono ad esempio a Legambiente dei rivali. Che non esitano a contrattaccare: «Il problema - va giù pesante Italia Nostra - è che avete troppi interessi da difendere». In altri tempi divergenze di questo tipo si sarebbero risolte probabilmente al chiuso di una stanza e attraverso un «franco confronto». Oggi le cose vanno diversamente e se dopo un po' di scaramucce le incomprensioni restano si finisce davanti al giudice. E' successo così per la linea C della metropolitana di Roma, la terza che dovrebbe servire la capitale. Decisamente contraria alla sua costruzione - ritenuta un pericolo per le zone archeologiche e la stabilità di interi edifici - Italia Nostra ha presentato un ricorso al Tar per bloccarla. Ieri la contromossa di Legambiente, attraverso un altro ricorso al Tar con cui spera di fermare l'iniziativa avversaria. «Una scelta inedita e sofferta», ha spiegato Roberto Della Seta, presidente di Legambiente. «Certo non fa piacere costituirci in giudizio contro un'associazione che ha grandi meriti nella difesa del patrimonio italiano. Per noi difendere l'ambiente vuol certo dire dei no, ma pensiamo che bisogna anche individuare degli obiettivi prioritari e perseguirli: tra questi obiettivi c'è sicuramente quello di dotare le città di una rete efficiente di trasporto su ferro, e la linea C va in questa direzione».
A dividere le due associazioni non c'è però solo la metropolitana di Roma. Legambiente ha addirittura preparato un mini-dossier in cui elenca i capitoli del «paradosso conservazionista», vale a dire tutti i progetti a cui Italia Nostra si è opposta. Linea C a parte, si va dall'auditorium di Ravello, sulla costiera amalfitana, allo sviluppo dell'energia eolica, all'Ara Pacis di Roma, al modo migliore per eliminare i rifiuti. «In nome dell'ambientalismo si combattono scelte che valorizzano e migliorano l'ambiente», accusa l'associazione di Della Seta.
Un'offesa, quella di essere dei conservatori, dura da accettare per Italia Nostra, che non nasconde il suo «sollievo» per la frattura creatasi nel fronte ambientalista: «Era da tempo, ormai - confessa la presidente Desideria Pasolini Dall'Onda - che provavamo disagio in un'alleanza con Legambiente, non già per la naturale divergenza di opinioni su questioni specifiche, ma perché si tratta di una organizzazione che ha perso negli anni gli elementi caratteristici dell'associazione ambientalista per legarsi sempre più al mondo della politica e degli affari». E a richiesta, non si risparmiano gli esempi. A partire proprio dall'eolico. «Il nostro non è un no indiscriminato, ma siamo contrari a progetti che riguardino le aree protette», spiega la portavoce dell'associazione, Nanni Riccobono. «Legambiente invece è favorevole alla costruzione di 100 pale eoliche nel parco dell'Alta Murgia, distruggendo così l'unico luogo in Italia in cui vive il falco grillaio. Se lo fa è perché ha interessi precisi»: Quali? «In Lucania - prosegue Riccobono - ha chiesto a un'azienda che si occupa di eolico, la Fri-el Spa, 57 mila euro più Iva per promuovere una campagna a favore dell'eolico. Tutto lecito, però si richiede un parere su questo tipo di energia. Quale sarà quello più obiettivo, il nostro che non prendiamo un euro o quello di chi ci guadagna?». Altro esempio, i rifiuti: «Loro sono per gli inceneritori e i termovalorizzatori che producono diossina - dice Riccobono -, noi per la raccolta differenziata e il riciclaggio».
«Se ci accusano di trovare soluzioni ai problemi, allora ce ne vantiamo», è la replica di Legambiente. «Non si esce dall'emergenza rifiuti in Campania solo con la raccolta differenziata. Essere contrari a tutto vuol dire far vivere la gente con i rifiuti in mezzo alla strada per altri vent'anni. Allora meglio gli inceneritori». Non manca una scatto di orgoglio: «Quando combattevamo contro la vecchia chimica siamo stati attaccati dai sindacati che ci accusavano di non pensare ai posti di lavoro degli operai. Adesso ci sembra paradossale che le critiche arrivino da altri ambientalisti». E le accuse di avere degli interessi nell'eolico? «A quelle non rispondiamo neppure - è la replica di Legambiente - con l'associazione dei produttori di eolico abbiamo fatto un protocollo di intesa che prevede la riduzione al minimo dell'impatto ambientale. Non abbiamo altro da dire».