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Vittorio Giuseppe; Emiliani Chiarante
Ambientalisti. Che cosa ci divide
21 Maggio 2005
Polemiche
Una lettera di due autorevoli amici di Eddyburg sulla brutta iniziativa di Legambiente rivela le ragioni dello scontro. Da l’Unità del 21 maggio 2005

Signor direttore,

vorremmo provare a riassumere i punti salienti della crisi evidente che attraversa il mondo ambientalista. Due giorni fa Legambiente nazionale, enfatizza un fatto soltanto romano (la Linea C della metropolitana e il diverso parere, e quindi il ricorso, discutibile, della sezione romana di Italia Nostra) convoca una conferenza stampa per : 1) annunciare di costituirsi a sua volta in giudizio contro Italia Nostra ; 2) attaccare tutta la politica di Italia Nostra nazionale mettendo nello stesso sacco una serie di casi nei quali la stessa associazione ha detto "no". Legambiente attacca a fondo il cosiddetto ambientalismo "che sa dire solo no".

Contrapponendolo, evidentemente, al suo che sa dire dei sì.

Per comprovare tale attacco, Legambiente porta alcuni casi (di cui ieri sull'"Unità", Roberto Della Seta parla pochissimo): a) l'auditorium di Ravello per il quale Italia Nostra ha fatto ricorso al Tar vincendo la prima causa ; b) la massiccia costruzione di De Carlo a Urbino, sotto i Torricini (contestata da Mahon, Gombrich, Dalai Emiliani, De Lucia, ecc., da Comitati cittadini e da altre Associazioni) ; c) l'Ara Pacis, tormentato progetto al quale disse molti "no" Adriano La Regina ; d) il piano per l'installazione di centinaia di pale per l'energia eolica (utili ma indubbiamente deturpanti per il paesaggio).

Bastano queste munizioni per sparare a zero su Italia Nostra e la sua cinquantennale tradizione di difesa del Bel Paese, da Zanotti Bianco a Bassani, a Cederna, a Iannello, a Fazio, ai dirigenti attuali? Francamente a noi pare di no. Per cui passa una ben strana comunicazione : non più Legambiente che attacca frontalmente Italia Nostra e il cosiddetto ambientalismo del "no", bensì una sgradevole "rissa fra le associazioni".

In realtà, Legambiente è molto coerente. Ha infatti assunto negli ultimi anni questa linea : bisogna "far fruttare" i beni culturali, i monumenti, i centri storici, gli stessi Parchi, "metterli a reddito". E su tale strategia ha ricevuto e riceve finanziamenti molto ingenti dallo stesso ministro dell'Ambiente, Matteoli, descritto in modo benevolo, alla fine positivo. La linea di altre Associazioni è molto diversa, contrapposta : i beni culturali e ambientali, la cultura, sono un inestimabile valore "in sé e per sé", se il loro indotto turistico-culturale è fiorente ne siamo felici, ma quei beni hanno un valore assoluto che travalica quello commerciale.

Qui sta la divaricazione. Qui sta il conflitto. Faticosamente sanato, più volte, al tavolo comune delle associazioni in un momento che richiederebbe il massimo di unità : per esempio, di fronte ad un Ministero dei Beni Culturali ridotto allo stremo, senza fondi, mentre la Arcus SpA distribuisce milioni di euro al di fuori di ogni valutazione tecnico-scientifica. Noi crediamo che associazioni e movimenti debbano mantenere una loro precisa, intangibile autonomia, culturale e dialettica. Avanzare proposte e controproposte si può, anzi si deve. Farsi finanziare ricchi progetti è un altro conto. Ne va dell'autonomia di giudizio. Un saluto sincero

Giuseppe Chiarante è presidente dell'Associazione Bianchi Bandinelli

Vittorio Emiliani è presidente del Comitato per la Bellezza

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