Caro Eddy,
un contributo a questa un po’ farsesca vicenda del voto utile mi sento di darlo.
Intanto in democrazia ogni voto è utile; persino chi non vota consapevolmente o chi vota scheda bianca o nulla è utile.
Inutili sono solo coloro i quali non vanno a votare perché distratti o perché ignorano: e il fatto che in molte elezioni i votanti siano pochi è uno dei frutti avvelenati del “rinnovamento della politica” come è stato fatto dopo la crisi della “prima Repubblica” (assieme alla liquidazione della Resistenza).
Anche chi vota a destra dà un voto utile in democrazia e anche chi vota Turigliatto, ovviamente.
Il sale della democrazia sta nel conquistare il voto di chi ha fatto scelte diverse, a partire da quei ceti popolari che votano la destra e si sentono più rappresentati da Berlusconi che dalla sinistra o dal Partito Democratico.
E infatti ciascuno di noi vuol dare un voto “giusto”, un voto che lo rappresenti in primo luogo e che serva a dare peso e voce alle proprie idee e ai propri principi, ai propri interessi ed alle proprie speranze.
È questa una delle ragioni per cui resto fortemente a favore di un sistema proporzionale che dia espressione al diritto fondamentale della democrazia rappresentativa: quella di essere rappresentati appunto (per molto tempo ci è stata propinata la minestra della inderogabile esigenza della governabilità, che è un fatto tecnico, rilevantissimo se si vuole, ma non un diritto democratico e che può essere raggiunta anche con la rappresentanza estesa e generale, come si può dimostrare).
Ma su questo non voglio insistere.
Per chi è di sinistra il voto a Sinistra Arcobaleno è un voto giusto.
Anche a questa Sinistra Arcobaleno, che a ragione, ma un po’ ingenerosamente, ci sentiamo in diritto di criticare; ed abbiamo il dovere di farlo.
Un po’ ingenerosamente dico, perché i processi politici sono complessi e contraddittori, e una forza politica di sinistra, adeguata a questo mondo e alle crisi che lo attraversano, non nasce armata di tutto punto dalle ginocchia di Giove; ha bisogno di tempo, di riflessioni, di mettere in discussione certezze e vecchiumi, di costruire una nuova militanza, di fantasia e coraggio.
Chi di noi è senza peccato ….
Ingenerosamente, ma a ragione dico, perché una maggiore audacia, una più larga apertura, una capacità del ceto politico di fare un passo indietro, avrebbero consentito un vero entusiasmo, una mobilitazione più convinta, un’argomentazione più efficace e quindi un risultato elettorale più importante.
Ma qui ed ora si balla.
E per ballare possiamo passar sopra al fatto che il nostro partner abbia scelto il vestito giusto o le scarpe più adatte, sempre che sia quello il partner con cui ci va di fare un giro di danza.
È evidente che evitare la scomparsa della sinistra politica, cercare di impedire la sua irrilevanza, è un obiettivo utile alla democrazia.
Io credo che tra i candidati del Partito Democratico ci siano molte persone per bene e che soprattutto ci siano molte persone per bene tra gli elettori del Partito Democratico: io, un po’ per scherzo, li chiamo “compagni che sbagliano”; a loro in primo luogo facciamo del bene, votando Sinistra Arcobaleno.
Avranno una sponda, degli interlocutori, un sostegno alla loro voce (se avranno voglia di parlare), a loro per primi converrebbe (servirebbe, sarebbe utile) votare Sinistra Arcobaleno.
Questo direi, e non mi infognerei in complicati tecnicismi sui seggi del Senato; spostare qua un voto per prenderne uno di là, scegliere sulla base dell’ipotesi che se io scelgo così allora, sulla base di quel sondaggio, si potrebbe determinare un “paradosso dell’Alabama” (chi – come me – è appassionato di sistemi elettorali sa a cosa mi riferisco) per cui chi prende più voti avrebbe così meno seggi o viceversa; non voglio farlo, anche se è così: tecnicamente votare Sinistra Arcobaleno conviene per far avere meno seggi a Berlusconi al Senato, ma non voglio parlarne.
Perché serve una sinistra politica si potrebbe chiedere? Non bastano i movimenti? Non basta il conflitto sociale?
Per chi di noi è più vecchio e ne ha visti di movimenti sociali imponenti fallire i loro scopi e scomparire, la risposta è evidentemente no.
Non basta una sinistra politica, certo, ma non bastano i movimenti: se non si sposta anche il quadro delle norme, se non si consolidano e sanciscono risultati anche istituzionali, i movimenti sono destinati a svanire: non solo: l’astuzia della storia può rovesciare nel loro contrario queste spinte.
Oggi serve vivere.
Ma si può vivere anche filosofeggiando.
Si può vivere votando a sinistra e provando a ragionare sul che fare.
Propongo a me stesso e a chi di noi ha dubbi e perplessità di andare a votare e di votare a sinistra; e subito dopo sedersi in una panchina a leggere; vorrei che su questo invece ci dividessimo e discutessimo a lungo, sulla lettura da scegliere.
Io ho una proposta, che è nella mia storia personale e riguarda uno dei miei “eroi” preferiti: un articolo di Albert Einstein: se leggete il suo saggio “Why socialism” pubblicato sulla Monthly Review del Maggio del 1949 dopo aver votato a sinistra, scoprirete che avete avuto ragione.
Che mille panchine fioriscano!
Ciao,
ABC