Dalla regione Lazio arriva un «no» tecnico all'autostrada tirrenica. E la discussione infinita sull'opera di collegamento rapido e a pedaggio tra Civitavecchia e Livorno progettata già nell'82, depennata e rinviata, annullata e poi ri-nata sotto le insegne di Berlusconi e Lunardi, riparte. Con le due regioni rosse e confinanti stavolta contrapposte: di là, il «sì» della Toscana, sia pure per la sola versione «costiera» dell'autostrada; di qua, il «no» di Marrazzo in campagna elettorale, diventato poi «nì» e ora di nuovo ricolorito in un «no» tondo, seppure tutto tecnico. Com'è tecnico il parere che dai tecnici della regione viene affidato a quelli del ministero, chiamati a dare la Valutazione di impatto ambientale necessaria per poter fare l'opera: per il Lazio, quella Valutazione non s'ha da dare. La lista dei problemi è lunga: Maremma alterata, siti archeologici maltrattati, rischi per sistema ecologico e biodiversità, aree protette a rischio, centri abitati assordati. Insomma, quel progetto di strada - messo nero su bianco quest'estate dalla Sat, la Società autostrada tirrenica Spa - è pieno di buchi. «E' una conferma tecnica di preoccupazioni che abbiamo sempre avuto», commenta l'assessore regionale all'ambiente Angelo Bonelli, che chiede alla Toscana di rimettersi intorno a un tavolo. In sé, la bocciatura ambientale per la Civitavecchia-Livorno non è una novità. Nel `90 analoga sorte toccò al progetto originario dell'opera, che era stata infilata dall'82 nel Piano decennale di Grande viabilità. Tant'è che dal 2000 si rinuncia al sogno autostradale per ripiegare su un'alternativa più concreta: il miglioramento della via Aurelia. La soluzione light viene anche messa nera su bianco nel Piano generale dei trasporti del 2001, ma poi il governo Berlusconi cambia tutto e inserisce la Livorno-Civitavecchia (autostrada) nella lista sacra della delibera Cipe 121, quella che nel dicembre del 2001 detta l'elenco delle «opere strategiche». A sostenere strategicamente la via autostradale per l'Argentario e Livorno non sono solo il capo del governo e il suo Lunardi, ma, a sorpresa, arriva anche la regione Toscana, che sponsorizza però un tracciato costiero dell'opera. L'altra regione interessata, il Lazio, favorevolissima all'autostrada nell'era Storace, nicchia invece nell'era Marrazzo: tant'è che proprio ieri una pattuglia di senatori laziali e toscani del centrosinistra, contrari all'autostrada (Montino, de Petris, Bassanini, Battisti, Zanda) ha chiesto udienza al presidente per sapere la sua opinione in materia.
Il progetto della discordia prevede due possibilità per collegare Civitavecchia a Livorno con sei corsie: la «busta A» prevede il percorso collinare che piace a Lunardi, la «busta B» quello via mare che piace alla regione. Costi previsti: 2,4 miliardi di euro la busta A, 2,58 la B. Procedura del tutto inedita, tutte le leggi dicono che è su un solo tracciato che si decide in sede di Via, scrivono i tecnici della regione Lazio. Se i progetti abbondano, tanti altri elementi invece nel dossier Tirrenica mancano. Manca la valutazione ambientale strategica (Vas) del ministero, che invece secondo le regole italiane ed europee sarebbe necessaria per poter valutare l'opera nel suo complesso, e nell'inserimento nella direttrice Nord-Sud. Manca uno «studio trasportistico» che tenga conto delle altre opere presenti e future e dunque dia credibilità alle «stime di domanda». Manca un confronto con i progetti alternativi.
Tutti elementi che sarebbero utili - a partire dalla risposta alla domanda principale: chi la pagherà questa autostrada? - per capire perché sobbarcarsi il peso di un'opera che, sotto il profilo ambientale, ha un impatto giudicato totalmente negativo. Ancora più pesanti le stime e le previsioni sulla fase di costruzione: 56 cantieri, 20 siti di estrazione, 33 di discarica. 11 milioni di viaggi di camion, tutti sull'Aurelia, solo per il trasporto del materiale di cava. Uno scenario infernale, coronato poi dal progetto finale per la strada consolare, che secondo il progetto in molti tratti dovrebbe diventare una «strada-parco», da restringere (dunque, con lavori per demolire l'asfalto appena messo) e rendere inagibile per il traffico veicolare. Sennò l'autostrada del Tirreno chi la prende?