Inseriamo di seguito il preambolo e la “dichiarazione di principi” del documento che l’Associazione nazionale degli urbanisti ha assunto come propria regola e ha trasmesso all’Ordine professionale degli architetti. Nell’attuale ordinamento i laureati in Urbanistica, in Pianificazione urbanistica e territoriale e in Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale (le varie denominazioni assunte dal corso di laurea fondato da Giovanni Astengo nel 1970), nonché i laureati nella facoltà di Pianificazione del territorio (istituita all’università Iuav di Venezia nel 2001) sono inquadrati in una sezione autonoma dell’Ordine degli architetti (parallela rispetto a quelle degli Architetti, dei Conservatori e dei Paesaggisti Il testo, che riteniamo molto positivo, riprende definizioni e principi presenti negli analoghi documenti di altri paesi: come quelle del “codice etico” dello statunitense “ American Institute of Certified Planners” e quella europea dell’ “ Accord et Déclaration Internationale des Urbanistes” In calce è scaricabile il documento integrale.
PROPOSTA di CODICE di DEONTOLOGIA
PIANIFICATORI TERRITORIALI ITALIANI
Adottato il 12 gennaio 2008
Preambolo
L'Associazione nazionale degli urbanisti e dei pianificatori territoriali e ambientali, in vista della predisposizione di appositi Codici deontologici per le nuove figure professionali inserite in appositi Ordini, ha proposto un articolato che si fonda su tre presupposti:
- che i pianificatori territoriali e urbanisti hanno un ruolo costituzionalmente rilevante (art. 117, sia quando si richiamava l'urbanistica fino al 2009. sia quando si richiama dopo il governo del territorio) perché il loro lavoro è destinato a prendere corpo all’interno di una azione di livello istituzionale
- che i pianificatori territoriali e urbanisti, in virtù del primo assunto, esercitano la loro professione esclusivamente nel dominio pubblico, dunque nell'interesse generale; quindi il loro operare ha come fulcro di riferimento il patrimonio e i beni comuni
- che i pianificatori territoriali e urbanisti, proprio per i due punti precedenti, hanno responsabilità non solo verso la loro clientela, quanto anche verso [il] pubblico e, soprattutto, verso le generazioni future; per questo devono esercitare la professione in modo etico e responsabile.
Per questi motivi i pianificatori territoriali esercitano la loro professione esclusivamente per il bene e l'interesse pubblico, e tengono in considerazione la qualità e l'efficienza della loro azione. Il pianificatore territoriale rispetta il territorio come risorsa comunitaria, fragile e limitata, contribuendo, così, alla conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, favorendo lo sviluppo equilibrato delle comunità locali ed apportando miglioramenti alla qualità della vita. Poiché i pianificatori territoriali hanno responsabilità verso la loro clientela, il pubblico e le generazioni future, gli iscritti devono esercitare la loro professione in modo etico e responsabile. La presente dichiarazione di principi, che precede le norme deontologiche. dovrà essere fonte d'ispirazione e d'informazione per i pianificatori territoriali italiani nell'interesse pubblico generale.
Dichiarazione di princìpi
1. Rispettare ed integrare le necessità delle generazioni future.
I pianificatori territoriali riconoscono che il loro lavoro ha implicazioni intersettoriali e di lungo termine. Affrontando problematiche e rispondendo a bisogni di breve termine, i pianificatori territoriali, riconoscono le necessità future delle comunità, l'esistenza di altre specie e dei loro ambienti, ed evitano di compromettere risorse irripetibili o insostituibili. Essi devono, pertanto, garantire l'equilibrio degli spazi umani, socioeconomici e fisici, nonché l'integrità dell'ambiente naturale e di quello antropico nel rispetto di tutte le invarianti territoriali come risorse di interesse pubblico limitate, fragili e insostituibili da consegnare alle generazioni future.
2. Superare o compensare le limitazioni dei confini.
I pianificatori territoriali sono consapevoli che il loro lavoro ha un impatto potenziale su numerose giurisdizioni e campi disciplinari, su molteplici interessi e settori di intervento; devono dunque realizzare la loro pratica professionale in modo olistico e riconoscendone la necessità di ampliarne i confini di interesse.
3. Valorizzare l'ambiente naturale e culturale.
I pianificatori territoriali credono che l'ambiente, le risorse naturali ed il patrimonio culturale debbano essere valorizzati. Assumono il loro ruolo di "sovrintendenti" di questi ambienti, equilibrando conservazione attiva e sviluppo duraturo; stabilendo così con i luoghi rapporti virtuosi.
4. Riconoscere e reagire positivamente di fronte all'incertezza.
I pianificatori territoriali credono che le previsioni di lungo periodo siano molto spesso imprevedibili, e che occorre sviluppare risposte adattabili e flessibili per fare fronte positivamente a quest'incertezza. Devono quindi prestare più attenzione alla costruzione dei temi collettivi e non solo garantire tecnicamente i cosiddetti servizi.
5. Rispettare la diversità.
I pianificatori territoriali rispettano e proteggono la diversità dei valori, delle culture, delle economie, degli ecosistemi, degli ambienti costruiti e dei luoghi distintivi, unici e caratterizzanti.
6. Equilibrare le necessità delle Comunità e degli individui.
I pianificatori territoriali cercano di equilibrare gli interessi delle Comunità con quelli degli individui, e riconoscono che le Comunità comprendono tanto Comunità geografiche che Comunità di interessi.
7. Stimolare la partecipazione del pubblico per una condivisione consapevole.
I pianificatori territoriali credono in una partecipazione pubblica significativa da parte degli individui e dei gruppi, e cercano di articolare le necessità di tutti quelli le cui necessità non sono state rappresentate. Assumono l'imperativo della cooperazione nella pianificazione e condivisione delle scelte.
8. Applicare e comunicare i valori.
I pianificatori territoriali credono nell'applicazione esplicita di questi valori al loro lavoro ed impegno professionale, e nella comunicazione della loro importanza alla loro clientela, ai loro datori di lavoro, ai loro colleghi ed al pubblico. Valori questi che assumono anche il ruolo di disvelatori di appartenenza e quindi di elemento di costruzione di nuova socialità.