In una intervista al neo nominato Provveditore agli Studi milanese si aprono nuove prospettive per i quartieri, chiarendo forse il senso del "rammendo" evocato da Renzo Piano, che in sé non ha nulla a che vedere coi metri cubi. La Repubblica Milano, 23 giugno 2014, postilla
In passato ha insegnato educazione fisica e ha fatto l’allenatore di basket. Adesso Marco Bussetti è il nuovo provveditore di Milano. Tanti i problemi che dovrà affrontare nei prossimi mesi, dal tempo pieno agli organici. Ma uno dei suoi pallini è lo sport: «Un grande strumento educativo spesso maltrattato». Il suo modello è la Francia, con le palestre patrimonio di tutti e le associazioni sportive scolastiche. La sua scuola ideale è aperta alla città e qui Milano è capofila del progetto nazionale. «Un’ottima idea, devono rimanere aperte ai quartieri non solo durante l’anno ma anche in estate». La sua nomina è arrivata durante gli scritti della maturità: è Marco Bussetti il nuovo provveditore di Milano. Cinquantadue anni, una laurea in scienze motorie, un passato da insegnante di educazione fisica e da allenatore di basket. È già stato provveditore a Monza e ha lavorato per sei anni all’ufficio scolastico regionale prima del nuovo incarico che gli è stato affidato dal direttore generale, Francesco De Sanctis.
Bussetti, durante la sua carriera da insegnante, ma anche in quella amministrativa, si è occupato a lungo di sport nelle scuole, argomento spesso trascurato o considerato di secondo ordine. Che cosa ne pensa?
«Lo sport è uno strumento educativo fondamentale in tutti gli ordini di scuola. Ma è vero: è una disciplina spesso messa nell’angolo. Eppure le famiglie la percepiscono come esigenza: i genitori apprezzano tantissimo quegli istituti che riescono a garantire attività sportive in maniera continuativa».
Ha un ruolo marginale soprattutto dove studiano i più piccoli: ci sono classi delle elementari che fanno ginnastica in classe.
«Parliamo fra l’altro dell’età dell’oro dal punto di vista motorio: è lì che i bambini dovrebbero sviluppare determinate abilità. Eppure non ci sono esperti a guidarli, perché sono le maestre di italiano o matematica a fare ginnastica. Ma l’attività fisica a scuola è maltrattata anche alle medie come alle superiori».
Che cosa farebbe lei?
«Bisognerebbe dare vita alle associazioni sportive scolastiche con più discipline che i bambini possono provare al di fuori dall’orario di scuola. Realtà complementari al mondo dello sport già esistente. È un modello che c’è già in Francia e in tanti Paesi d’Europa, con veri campionati di più discipline. Ho lavorato a lungo a questo progetto, ci punterò ancora nella mia nuova veste, non solo per le scuole milanesi. Le palestre delle scuole possono essere un patrimonio enorme per i nostri studenti».
A proposito di strutture: Milano è capofila di un progetto nazionale sulle scuole aperte che vorrebbe aule, palestre, biblioteche aperte alla città e ai quartieri. Palazzo Marino punta molto su questo. Che ne pensa?
«Un’ottima idea che appoggio e condivido pienamente. Le scuole potrebbero avere una nuova vita non solo durante l’anno, a lezioni finite. Ma sarebbero luoghi da aprire anche nei mesi estivi per tantissime attività. Una buon processo in cui è fondamentale coinvolgere il più possibile chi le governa ».
Quali sono i primi problemi che dovrà affrontare da provveditore?
«Prima di tutto devo prendere contatto con tutto il personale dell’Ufficio scolastico provinciale. Ora è il momento di ascoltare, di capire, di conoscere al meglio la realtà milanese. È già iniziata la discussione su organici e graduatorie, una delle priorità per questo ufficio. Solo dopo potrò prendere contatto con il territorio, con i dirigenti, con le singole scuole».
Qualche mese fa i sindacati sono tornati a lanciare l’allarme sulle elementari: insufficiente il numero di insegnanti inviati dal Ministero per garantire il tempo pieno, a fronte di una popolazione scolastica in crescita.
«Purtroppo non dipende da noi ma è un tema che dovremo affrontare. Io nel tempo pieno continuo a crederci molto come modello educativo. Mi rendo conto che ci sia una forte sofferenza su questo fronte».
Gli studenti alle prese con la maturità hanno finito ieri gli scritti e si preparano agli orali. Vuole dare un consiglio ai ragazzi?
«Il voto è sempre relativo. Mai giudicare le persone, o farsi mettere in crisi, da un voto».
postilla
E così fa un altro piccolo passo avanti quello che potrebbe rivelarsi il vero strumento cardine per il famoso “rammendo delle periferie” tanto frainteso da chi dovrebbe occuparsene, ma evidentemente lo fa soltanto con una idea parziale. I tanti sfottò che hanno accompagnato di recente l'ormai famosa frase di Renzo Piano, a volte anche grottescamente paventando improbabili colate di cemento (ormai nominare la colata di cemento pare diventato un modo per apparire più intelligenti e informati), forse non tenevano conto degli aspetti diciamo così immateriali del processo, ovvero quelli organizzativi e che operano su tempi e responsabilità, anziché sui soli spazi fisici. Significativo, anche, che il sostegno arrivi da un ambito come quello dello sport, vivacissimo e per propria natura giovanile e di massa: ottimo motore di sviluppo, per usare una metafora da altri campi di interesse. Il prossimo passo dovrebbe essere quello di chiarire il ruolo dei soggetti coinvolti, a partire da quelli istituzionali, perché la sola buona volontà di un singolo provveditore non basta, e occorre per esempio capire cosa possa fare l'istituenda Città Metropolitana. Ma aspettiamo con fiducia questi sviluppi, a ben vedere assai simili, forzando la mano, a quelli del successo del car-sharing, qui si tratta di neighborhood-sharing, e magari usare termini anglofoni aiuta a promuovere le iniziative presso un certo pubblico (f.b.)