Al primo posto, come ogni volta che abbiamo trattato dell’auditorium di Ravello, sta la questione della legalità, che continua a essere ignorata anche da autorevoli commentatori. Cesare De Seta, sul “Venerdì” della settimana scorsa liquida l’argomento fra i “conflitti grotteschi” che hanno preceduto la realizzazione dell’opera. È bene allora ricordare che la costiera Amalfitana e la penisola Sorrentina sono tutelate da un piano urbanistico territoriale “con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali” approvato con legge regionale (27 giugno 1987, n. 35). Il piano era stato originariamente predisposto dal ministero dei Lavori pubblici, poi trasmesso per competenza alla regione Campania che lo tenne in un cassetto fino all’approvazione della legge Galasso (1985): solo allora decise di fare bella figura approvando il piano addirittura con legge. È forse il solo strumento urbanistico (dopo il 1942) approvato con legge. Una legge, e quindi un piano, molto rigorosi, e si deve a essi se quel territorio, che pure non è scampato all’abusivismo, non è però affetto dalla rivoltante devastazione legale e illegale dilagata in Campania negli ultimi lustri.
Il piano urbanistico territoriale (noto come Put), disciplina minutamente tutti gli interventi possibili e ne fissa misure e modalità costruttive. Sono stabiliti accuratamente i dimensionamenti dei piani regolatori dei 34 comuni interessati, gli standard, le attrezzature pubbliche di livello superiore (art. 16). Fra queste ultime l’auditorium non è previsto, ma la legge consente di operare in variante. In che modo? “I pareri su progetti che comportino varianti al Piano Urbanistico Territoriale sono espressi dal Consiglio regionale” (art. 7, comma 2). E ancora “Le varianti, anche se parziali rispetto al Piano Urbanistico Territoriale, dovranno essere proposte al Consiglio Regionale per la relativa approvazione” (art. 15, comma 3). Esisteva quindi la possibilità di realizzare l’auditorium con regolare variante, ma questa strada non è stata percorsa. Non sappiamo perché. Probabilmente perché il consiglio regionale non avrebbe approvato. O per l’arroganza di un potere che non perde tempo intorno a fastidiosi formalismi come il rispetto di una legge. Ma è incontestabile che l’approvazione di un'opera non conforme al Put è illegittima. Italia nostra lo ho sempre sostenuto. Su questo sito trovate una completa documentazione (vedi: Città e territorio; Sos-Sos-Sos; Ravello).
Sulla questione il Tar si pronunciò una prima volta nel 2000 dichiarando illegittima la previsione di un auditorium a Ravello per contrasto con il Put. Nel 2003, comune, regione, provincia e soprintendenza insistono e approvano in conferenza dei servizi, il progetto attribuito a Oscar Niemayer (ma in effetti firmato dall’arch. Rosa Zeccato: chi scrive lo ha personalmente verificato negli atti comunali, e poteva benissimo farlo anche la giornalista che scrive su la Repubblica di oggi). Parte così l’operazione consenso, con un’invadente campagna pubblicitaria con la quale si cerca di tacitare le critiche sull’illegittimità dell’intervento. Ben 165 importanti intellettuali, politici, ambientalisti, giornalisti (da Remo Bodei a Fausto Bertinotti, da Massimo Cacciari a Renato Brunetta, da Giovanni Valentini a Mario Pirani: per la lista completa vedi sempre in eddyburg.it) più sensibili alla griffe che alla legalità, si dichiarano entusiasticamente a favore.
La storia si conclude così: Italia nostra ricorre al Tar, che nuovamente conferma l’illegittimità dell’intervento (sentenza del 9 agosto 2004). Sindaco e regione si appellano al consiglio di Stato che, nel febbraio 2005, senza pronunciarsi nel merito, con decisione inaudita, annulla la sentenza del Tar. Perché l’annulla? Nientemeno perché Italia nostra non ha notificato il ricorso anche al ministero per i Beni e le attività culturali. Non basta che lo abbia notificato alla soprintendenza, organo del ministero. Il pronunciamento del consiglio di Stato viene a tutti gli effetti assunto come un permesso di costruzione e si mette mano ai lavori. A Italia nostra non resta che il giudice penale che però, finora, non ha dato segni di vita.
Fin qui la questione della legalità, anzi dell’illegalità dell’opera, che era e rimane illegittima, checché ne dicano, come scrive Salzano, schiere di potenti e sapienti che, forse, in una terra strozzata dalla malavita, dovrebbero stare più attenti alla trasparenza delle decisioni pubbliche. Si leggono invece commenti sbalorditivi. Secondo De Seta, “l’Auditorium dialoga con le ardimentose colline della costiera”, aprendo formidabili prospettive agli architetti di rango, perché solo Niemayer? Nei prossimi giorni l’auditorium sarà solennemente inaugurato, dicono alla presenza del presidente della Repubblica, ma spero che non sia vero. Chiunque può andare a Ravello e giudicarlo. Per quanto mi riguarda, condivido pienamente un recente comunicato di Italia nostra della Campania: “all’illegalità si aggiunge la violazione di ogni rispetto del paesaggio e del contesto, per le dimensioni palesemente fuori scala (parte del costruito aggetta sui terrazzamenti) e per la forma: la cupola si oppone all’andamento naturale del pendio e occupa pesantemente le visuali dall’alto e dal basso; la struttura ondeggiante non ha alcun rapporto con la tipologia edilizia tradizionale dominante in Costiera”. Italia nostra pone anche un altro inquietante dubbio sulla funzionalità dell’auditorium, che non sembra avere spazio per ricevere la grande orchestra wagneriana. Spero che in proposito intervenga qualche autorevole esperto. Perché sarebbe una gaffe imperdonabile la pubblicizzazione dell’auditorium che ossessiona in questi giorni le stazioni ferroviarie con la Cavalcata delle Valchirie.
Aggiungo infine che per la realizzazione dell’auditorium la regione Campania ha speso 18,5 milioni di euro, al fine di consentire a Ravello di estendere la sua stagione turistica a tutto l’anno. Non so quanti sanno che la costiera Amalfitana è stata ufficialmente definita a economia turistica matura fin dagli anni Sessanta e che di tutto ha bisogno meno che di nuovi turisti. E non so quanti sanno che la città di Napoli è priva di auditorium (se si esclude quello della Rai). E non mi pare che ce ne siano nelle altre città della regione Un nuovo grande e bello auditorium non era meglio costruirlo a Scampia?