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Francesco Erbani
Il cemento assedia la costiera amalfitana
23 Marzo 2004
Ravello
Un articolo di Francesco Erbani su la Repubblica del 26 luglio 2003. “Gallerie e parcheggi, un auditorium e l' ampliamento dell' antico convento dove fu inventata la sfogliata”.

Sulla costiera amalfitana sbarcano progetti e iniziative. E con loro i timori, come sempre accade quando su un territorio così fragile si prevede di aggiungere cemento: il passato, soprattutto quello recente, non offre tranquillizzanti esperienze. Da Vietri a Conca dei Marini, passando per Amalfi e Ravello e fino a Positano e al piccolo arcipelago che la fronteggia divampano le polemiche fra chi propone interventi di più o meno forte impatto sul paesaggio e chi si oppone, contestandone l' utilità e anzi paventando il peggio.

A Vietri, il primo paese che si incontra arrivando in costiera da Salerno, stanno entrando in funzione i nuovi stabilimenti sull' arenile. A differenza di quelli precedenti sfoggiano strutture in cemento, non più rimovibili. Piattaforme di calcestruzzo al posto delle vecchie passerelle. Ma anche bar, ristoranti, uffici e botteghe. Finora sul lungomare sfilavano baracchette e casotti, accatastati in modo disordinato, cui si aggiungevano continuamente tettoie e altre coperture, spesso abusive. E da molte parti si chiedeva che la zona venisse risanata e che si rimuovesse quella specie di bidonville che ostruiva il rapporto fra l' abitato e la spiaggia. Ma il modo in cui il Comune è intervenuto, ottenendo anche l' assenso della Soprintendenza di Salerno, ha destato molte opposizioni. Il cemento non avrebbe dovuto sostituire il legno, secondo le sezioni salernitane di Italia Nostra e di Legambiente. L' intervento è abbastanza limitato (la superficie coperta è di 350 metri quadrati), ma il rischio è che, da Vietri in poi, anche altre spiagge della costiera siano invase dal cemento. Mentre altrove nel salernitano si tenta proprio di percorrere con fatica la strada opposta: dal cemento al legno (è il caso di Eboli).

Nel Comune di Vietri ricade l' area di Fuenti. Al posto del "mostro" demolito quattro anni fa, si avvierà un restauro paesaggistico con terrazzamenti alberati, vigneti e una minima cubatura. Molti sono i punti del progetto condivisi dalle associazioni di tutela. Ma fortissime perplessità suscita l' idea di ricostruire il profilo del promontorio segato di netto alla fine degli anni Sessanta per far posto all' albergo. «Sarebbe una specie di protesi in cemento rivestita di verde, quasi il prodotto di un senso di colpa», protestano gli ambientalisti. La costiera è un sistema. Paesaggio, centri storici, ambiente, agricoltura e turismo ne sono gli elementi cardinali. Ci si muove con difficoltà, soprattutto d' estate. La strada che corre lungo la roccia seguendone l' andamento sinuoso e infilandosi nei fiordi più profondi, è intasata da enormi torpedoni che gravano con un peso insopportabile e che spesso sono causa di dissesti (sulla Marina di Conca, alcuni anni fa, è precipitata una frana che solo per miracolo non ha fatto vittime).

Sull' integrità della costiera vigila un Put (piano urbanistico territoriale) varato a metà degli anni Ottanta dalla Regione Campania. è un piano da tutti giudicato di grande rigore (anche se violato da innumerevoli abusi). Ma contiene delle incognite, la principale delle quali è la previsione di una serie di gallerie che attraversano le montagne e che dovrebbero snellire il traffico. Di uno di questi tunnel si torna a parlare ora con insistenza: dovrebbe aggirare l' abitato di Amalfi ed essere usato anche come parcheggio sia di autobus che di macchine (ma parcheggi e garage multipiano stanno diventando un ossessione anche altrove in costiera, e spesso i progetti prevedono profondi buchi nella roccia). L' obiezione avanzata dal fronte ambientalista a queste iniziative si può sintetizzare in pochi concetti: il traffico di auto e pullman in costiera non va snellito né agevolato, ma va ridotto e il turismo estivo non può crescere oltre i limiti imposti dalla struttura fisica della costiera, semmai va distribuito meglio nel corso dell' anno.

Un altro progetto di grandi ambizioni interessa Ravello. Lo firma uno dei maestri dell' architettura contemporanea, Oscar Niemeyer, al quale si è affidata la Fondazione Ravello, un organismo nato alcuni mesi fa per iniziativa del sociologo Domenico De Masi, che di Ravello è stato assessore. L' architetto brasiliano ha schizzato il disegno di un auditorium che dovrebbe sorgere appena fuori della galleria che immette sulla piazza di Ravello, in una zona già intensamente edificata, spesso abusivamente. L' auditorium svetterebbe a picco sul mare, a un centinaio di metri da Villa Rufolo, nei cui giardini si tiene ogni estate una stagione di concerti. Il progettista che inventò Brasilia ha visto il sito in fotografia ed ha immaginato una struttura molto slanciata, alla quale stanno lavorando ora gli uffici comunali. L' auditorium, che piace molto al Comune (il sindaco è della Margherita) e alla Regione (Antonio Bassolino ha visto tempo fa Niemayer in Brasile), incontra però l' ostilità delle opposizioni in paese, dei Ds, dell' Udeur e di An, e divide le associazioni ambientaliste (contraria è Italia Nostra, favorevole è il presidente di Legambiente, Ermete Realacci). La struttura, che avrebbe una capienza di 500 posti, consentirebbe di prolungare anche in inverno la stagione dei concerti e inoltre potrebbe essere usato come sala di congressi. E sarebbe un' opera di grande architettura moderna. Questi gli argomenti dei sostenitori. Ai quali se ne contrappongono altri: l' auditorium avrebbe un impatto deturpante sul paesaggio e attrarrebbe tantissimo traffico. I Ds di Ravello propongono di costruirlo più sotto, mentre Italia Nostra vorrebbe che a Ravello non fosse aggiunto altro cemento. «Il fascino dei concerti è in gran parte nel panorama di Villa Rufolo», insiste Raffaella Di Leo, presidente di Italia Nostra a Salerno.

Un' altra spina è a Conca dei Marini. Su uno sperone di roccia di agghiacciante bellezza domina il paesaggio il convento di Santa Rosa. L' edificio risale alla metà del '500. Qui le suore devote alla santa inventarono un dolce che ha fatto la fortuna della pasticceria napoletana: la sfogliatella. Il convento è abbandonato, dopo aver funzionato per molto tempo come albergo. E va in malora. Tre anni fa è stato acquistato da una società inglese, che vorrebbe rinverdirne i fasti, trasformandolo in un hotel di grande charme. E fin qui tutti d' accordo. I problemi cominciano quando trapelano voci sulle modifiche previste, e in primo luogo sull' aggiunta di un manufatto di 300 metri quadrati. Sono indispensabili per un albergo di lusso, spiegano i proprietari (che hanno ottenuto un assenso di massima dal soprintendente, mentre la Regione, dopo un iniziale favore, sembra ora più prudente). Manomettono gravemente la sagoma e i volumi dell' edificio, protestano gli oppositori. L' ultimo cruccio viene da Li Galli, un arcipelago composto da tre isolette di fronte a Positano, dove i mitografi greci collocavano l' antro delle sirene. Su uno dei tre scogli, in basse casupole avvolte da chiome verdi, invisibili dalla costiera, hanno abitato Leonide Massine e poi Rudolf Nureyev. Ora ci sono un eliporto e una residenza a cinque stelle, che brilla d' un bianco sgargiante. Più distante, dove un tempo si riponevano gli attrezzi, spicca una sala di meditazione.

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