La comunità IUAV lo ricorda. Riprendiamo il ricordo di Laura Fregolent e le immagini di Guido Guidi. Qui tutti gli altri
Se ne va con Edoardo Salzano un pezzo della storia dell’urbanistica del nostro paese.
Se ne va un intellettuale che credeva fermamente nel ruolo dell’Università come attore sociale e politico, se ne va un pensatore profondo che non ha mai abbandonato l’esercizio di un pensiero critico dentro e fuori le aule dell’Accademia. Eddy è stato infatti un urbanista attivo e militante perché ha sempre pensato che il mestiere dell’urbanista non potesse limitarsi ad un mero ruolo tecnico, ma che dovesse essere espressione del suo forte coinvolgimento ideale, culturale, etico e politico. Su questo piano si giocava anche l’affinità con il pensiero di Astengo ed il suo avvicinamento alla Scuola di Pianificazione.
Eddy lega la sua attività di docente allo Iuav sin dal 1972, quando inizia ad insegnare presso il Corso di laurea in urbanistica; successivamente dal 1994 è presidente del Corso di laurea in Pianificazione territoriale, urbanistica e ambientale e infine nel 2000 viene scelto Preside della Facoltà di Pianificazione del territorio dello Iuav. Soprattutto come responsabile della Scuola ha cercato di profondere nella sua organizzazione la sua visione dell’urbanistica e dei suoi obiettivi. E la dimensione dell’interesse collettivo ed il ruolo dell’operatore pubblico erano centrali nelle sue riflessioni, nelle sue lezioni, nel suo essere attivamente consapevole e partecipe delle azioni da intraprendere per provare a migliorare, se non a cambiare, i destini del mondo.
Eddy era poi anche un bravo cuoco: diceva che un urbanista non può essere troppo distante dalla sapienza del fare in cucina, del mescolare ingredienti per dare vita a pietanze e sapori. Vedeva in questa pratica un sapere manuale e concettuale che alludeva al progetto, alla creazione, al fare. L’uomo, l’urbanista, il professore, il politico si fondevano nella sua poliedrica personalità.
La figura di Edoardo Salzano è anche strettamente legata all’Istituto Nazionale di Urbanistica, di cui è stato presidente dal 1983 al 1991. Durante quegli anni promuove la rivista Urbanistica Informazioni, dirigendola dal 1972 al 1992, una rivista che nelle sue intenzioni doveva avere un taglio incisivo e immediato, doveva “stare nel dibattito” ed essere un riferimento per professionisti, amministratori, urbanisti, studenti. Per chi studiava pianificazione era scontato anche solo sfogliare Urbanistica informazioni per avere il quadro e il polso di quanto stava succedendo nel paese.
Il rapporto con la città di Venezia è stato intenso, continuo e in diverse forme: durante i mandati a guida socialista di Mario Rigo e Nereo Laroni è stato consigliere comunale prima (1975-1990) e Assessore all’urbanistica (1975-1985) poi.
Voce critica prima, responsabile poi di un tentativo di svolta dell’urbanistica veneziana, avviando un rinnovamento degli strumenti urbanistici in particolare per il Centro storico e il primo passo per un nuovo approccio alla pianificazione era la conoscenza approfondita dei luoghi, del contesto della città. Il Fotopiano di Venezia che definiva come lo “strumento tecnico per il governo del territorio: più precisamente, come la prima delle componenti di un sistema informativo urbano territorializzato per la pianificazione e la gestione urbanistica” diventa il primo e fondativo atto di questo nuovo percorso. Opera innovativa, lungimirante che conteneva una capacità di visione e di sistematizzazione dell’informazione all’avanguardia.
Negli ultimi decenni la sua attenzione alla città, ma possiamo dire al paese, è continuata attraverso le sue posizioni schiette e critiche nei confronti di trasformazioni urbane e territoriali, di norme, deliberazioni e scelte politiche intraprese e loro ricadute misurate sempre in termini di messa a rischio dell’interesse pubblico e collettivo. E il suo sito eddyburg, molto conosciuto, era proprio un osservatorio critico e attento ai fenomeni urbani, ma anche uno strumento potente di diffusione e non solo per addetti ai lavori.
Salutare oggi Edoardo Salzano ci pone di fronte a una riflessione triste che si alimenta non solo della perdita del maestro, del docente, dell’amico, ma piuttosto della consapevolezza che le figure militanti “alla Eddy” sono scomparse e con loro la tenace azione culturale e formativa che era consustanziale a quella politica.