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City of New York
Osservazioni dei Commissari per il tracciamento di vie e strade nella Città di New York (1811)
24 Aprile 2005
Urbanisti Urbanistica Città
Uno dei paradigmi dell'urbanistica moderna: il piano originario per la griglia regolare di Manhattan, nel racconto della Commissione incaricata (f.b.)

Titolo originale: Remarks of the Commissioners for Laying Out Streets and Roads in the City of New York, Under the Act of April 3, 1807 – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

I Commissari alle Vie e Strade della Città di New York nominati da una legge relativa alle questioni del miglioramento delle vie e strade di New York, e per altri scopi, il terzo giorno di aprile dell’anno del Signore milleottocentosette hanno approvato secondo forme ed effetti della suddetta legge, le proprie considerazioni sulla mappa qui allegata.

Non appena hanno potuto incontrarsi e prestare il dovuto giuramento, sono entrati nelle cariche del proprio ufficio, e hanno cercato persone di fiducia per effettuare indagini sull’isola di Manhattan, ed acquisire così le informazioni necessarie a proseguire il proprio lavoro, che è stato di molto ritardato dalla difficoltà di reperire personale competente entro i limiti economici che si erano autoimposti, oltre che da altre circostanze sfavorevoli.

Uno dei primi problemi ad attrarre la loro attenzione è stata la forma e maniera di eseguire il compito; ovvero, se ci si dovesse limitare alle strade rettilinee e ad angolo retto, oppure se si dovesse adottare alcuni dei miglioramenti quali circoli, ovali, stelle, che di certo rendono più bella una pianta, qualunque possa esserne l’effetto riguardo alla convenienza e utilità. Nel considerare questo soggetto, non hanno potuto non tenere in considerazione il fatto che una città deve essere composta principalmente dalle abitazioni degli uomini, e che le case con lati dritti e angoli retti sono le più economiche da costruirsi, e convenienti da viverci. L’effetto di queste lineari e semplici riflessioni fu decisivo.

Avendo quindi determinato che l’impianto in generale dovesse essere ad angoli retti, un’altra – a loro parere importante – considerazione fu quella di omogeneizzarsi ai progetti già adottati da singoli, e non indurre grandi trasformazioni nella loro organizzazione.

Ciò, se possibile coerentemente col massimo interesse pubblico, era desiderabile, non solo perché avrebbe reso il lavoro più accettabile in generale, ma anche perché avrebbe potuto essere un modo di limitare le spese. Fu dunque un aspetto di particolare attenzione da parte dei Commissari, perseguito sin quando vari tentativi falliti ne provarono l’estrema difficoltà, e che fu abbandonato infine solo per necessità. Raccontare gli ostacoli che frustrarono ogni sforzo non sarebbe di nessuna utilità. Sarà forse di maggior giovamento per chi possa sentirsi colpito, chiedersi se non si sarebbe sentito anche peggio se i propri progetti fossero stati sacrificati a favore di un vicino più fortunato. Se dovesse essere chiesto perché sia stato adottato il presente piano, preferendolo ad altri, la risposta è perché, dopo aver preso in considerazione tutte le opzioni possibili, sembrava il migliore, o, in altri e più precisi termini più, era quello che presentava meno inconvenienti.

Può essere per molti una ragione di sorpresa, il fatto che siano stati lasciato così pochi spazi vuoti, e tanto piccoli, per i benefici dell’aria aperta e la relativa tutela della salute. Certo, se la città di New York avesse avuto come destino quello di stare sulle rive di un piccolo corso d’acqua come la Senna o il Tamigi, ci sarebbe stato bisogno di molti ampi spazi. Ma i grandi bracci di mare che circondano l’isola di Manhattan ne rendono la condizione, riguardo alla salute così come alla gradevolezza e comodità per il commercio, particolarmente felice. E dunque quando per gli stessi motivi i prezzi dei terreni sono tanto particolarmente alti, appare adeguato conferire ai principi dell’economia un peso maggiore di quello che avrebbero avuto, in circostanze differenti, i dettami della prudenza e il senso del dovere. Sembra adeguato, ad ogni modo, scegliere e conservare spazi sufficienti in posizione elevata a costituire un’ampia riserva, per quando si giudicherà necessario fornire la città, attraverso un acquedotto o macchinari idraulici, di copiose quantità di acqua pura e salubre. Nel frattempo, e anche in seguito, lo stesso spazio può essere consacrato agli scopi della scienza, quando lo spirito pubblico suggerirà la costruzione di un osservatorio. Non sembrava giusto, solo sentito come indispensabile, destinare spazi più ampi per le esercitazioni militari, o per radunare in caso di bisogno le forze destinate e difendere la città. Il problema quindi non era se ci dovesse essere un grande spazio da parata, ma dove dovesse collocarsi e quali dimensioni dovesse avere; e qui ancora va lamentato che ora è tardi perché quello spazio da parata possa essere spostato più a sud ed essere più grande, senza incorrere in una spesa spaventosa. Il luogo che è stato possibile individuare più vicino alla parte di città già edificata considerando l’economia, è ai piedi delle alture chiamate Inklingberg, nelle vicinanze di Kip’s Bay. Non si può negare che sia troppo lontano e troppo piccolo, ma si presume che chi è incline alla critica su questo punto possa in qualche modo ammorbidirsi quando l’esattore chiederà loro la quota della grossa e immediata tassa richiesta anche da questo piccolo e lontano spazio da parata.

Un altro ampio spazio, quasi necessario come il precedente, è quello che in un tempo non lontano sarà richiesto per il pubblico mercato. La città del New York contiene già una popolazione sufficiente a collocarla nei ranghi delle città di secondo ordine, e sta rapidamente avanzando verso il livello del primo. Quindi è forse previsione non irragionevole che in mezzo secolo la città verrà edificata fittamente sino ai margini nord dello spazio da parata, a contenere quattrocentomila anime. Il solo potere della necessità avrà da tempo insegnato, allora, ai suoi abitanti i vantaggi di acquistare le proprie provviste di carne macellata, pollame, pesce, cacciagione, verdura e frutta da commercianti dei paraggi. Chi tratta questi articoli troverà pure conveniente, come chi compera, incontrarsi in un mercato generale. Ciò tende a fissare e rendere equi i prezzi per l’intera città. Il macellaio all’ingrosso, l’orticoltore, il fattore ecc., potranno calcolare con una certa cura le quote a cui cedere le proprie provviste; aggiunto il ragionevole profitto del dettagliante il prezzo per il consumatore varierà più per la qualità dei prodotti che per qualunque altra circostanza. Non è una considerazione marginale il fatto che con questo metodo di approvvigionamento per i bisogni di una grande città c’è un gran risparmio di tempo e di prodotti consumati. Per una persona impegnata in un’attività profittevole un’ora trascorsa al mercato spesso vale più di quanto acquisti; e talvolta è obbligata a comprare una quantità maggiore di quanto non abbia occasione di, e l’eccesso viene sprecato. In più, il tempo speso da chi trasporta articoli di scarso valore dalla campagna per rivenderli al dettaglio pesa in così gran quota sugli stessi prodotti, da aumentarne il prezzo oltre quanto dovrebbe essere.

In breve, dato che l’esperienza mostra i vantaggi di questo tipo di organizzazione per ogni grande aggregazione di umanità, è ragionevole concludere che in futuro verrà adottata, e dunque è adeguato provvedere ad essa da ora. Né è del tutto priva di valore la considerazione secondo cui l’istituzione di un grande mercato generale lascerà disponibili spazi ora usati per questo scopo in parti della città più fittamente edificate di quanto sia perfettamente coerente con salute e pulizia.

Lo spazio scelto per questo scopo è un acquitrino salmastro e, per questo motivo, di prezzo inferiore – anche se di grande valore per la destinazione – ad altri terreni. Il materiale escavato da un largo canale posto nel mezzo, per l’accesso delle imbarcazioni da carico, darà la dovuta elevazione e solidità alle sponde; e in uno spazio lungo un chilometro e largo trecento metri ci sarà, si presume, anche dopo aver tolto quello necessario al canale e al mercato stesso, spazio sufficiente per carri e convogli senza scomodità a chi lo voglia frequentare, per affari o curiosità.

Sarà per molti motivo di sorpresa il fatto che non si sia destinata l’intera isola alla città. Per altri potrà essere motivo di divertimento, che i Commissari abbiano destinato spazio sufficiente ad una popolazione maggiore a quella che si può trovare in qualunque luogo da qui alla Cina. Da questo punto di vista, essi sono stati guidati dalla forma del terreno. Non è improbabile che un consistente numero di persone possa concentrarsi ad Harlem prima che le alte colline a sud vengano contruite in forma di città; ed è improbabile che (per secoli a venire) i terreni a nord di Harlem Flat vengano ricoperti da case. Un’estensione inferiore quindi avrebbe deluso giuste aspettative; e una superiore avrebbe potuto offrire materia al pernicioso spirito della speculazione.

[...]

Nota: la versione integrale e originale di questo famoso documento, al ricchissimo sito di documenti storici dell’urbanistica curato da John Reps alla Cornell University (f.b.)

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