Pubblichiamo di seguito il testo originale inviatoci dall'autore della recensione. E' stato pubblicato su la Nuova Sardegna con qualche taglio per ragioni di spazio (il testo pubblicato sul giornale è In calce). La recensione è stata pubblicata anche sul sito Sardegna democratica , dove ha avuto alcunicommenti alla recensione, al libro e adeddyburg.it
.Edoardo Salzano ha appena pubblicato Memorie di un urbanista, Corte del Fontego, Venezia, pp.240. Il volume esce in occasione dei suoi ottant'anni compiuti il mese scorso, festa a Ca' Tron, sede prestigiosa dello Iuav dove ha insegnato fino a pochi anni fa. Discorsi augurali di Paolo Cacciari e Amerigo Restucci, tantissimi gli amici arrivati da ogni parte d' Italia.
L'autobiografia è un genere letterario retrospettivo, la storia di una vita che rilegge le passate vicende personali in relazione al resto. E però in questo libro lo sguardo all'indietro è recalcitrante, esce dalle introspezioni e si sbilancia molto, anzi moltissimo in avanti. C'è il passato dell'urbanistica nel racconto di Salzano, ma molte vecchie questioni travalicano il loro tempo per agganciare il presente (spesso perché rimaste senza soluzione).
Si rivela lo stile di vita di Salzano, i modi del suo coinvolgimento, i tanti ruoli svolti: intellettuale-militante, docente, amministratore pubblico, progettista, soprattutto divulgatore appassionato. Impossibile, credo, un'ottica più privilegiata, difficile raccontare bene l'urbanistica italiana dell'ultimo mezzo secolo senza la conoscenza di ogni rotella del suo meccanismo. Senza il trasporto emotivo, senza quel sentimento tra rammarico e delusione, che ti tocca se non stai alla finestra – per ciò che non è stato e ciò che poteva essere – il libro perderebbe molto del suo fascino. Così le memorie di Salzano assumono una carica eloquente, “...con la vecchiaia i ricordi ritornano. E diventano importanti: non più aneddoti che racconti per fare sorridere gli amici ma ragioni di vita, possibili chiavi per comprendere te stesso”.
Ho conosciuto Salzano in occasione di una sua sconfitta: il congresso Inu di Milano del 1990, ( era all'epoca presidente dell'Istituto); una sconfitta bruciante, mai raccontata con iattanza, come poteva essere nel senno di poi. Era stato il principale bersaglio dei “modernizzatori” che alimentavano quel clima gelatinoso – come si dice oggi. Aveva offerto agli avversari il terreno del confronto, o dello scontro, su argomenti nodali, per fare chiarezza: l’efficacia del sistema di pianificazione e il rapporto pubblico -privato, l' “urbanistica contrattata”, insomma l'intrico di questioni che un paio di anni dopo risultarono centrali nell’inchiesta giudiziaria che svelò Tangentopoli. La maggioranza dell’Inu preferì sorvolare e la rottura con Salzano fu inevitabile.
Una fase importante della sua esperienza; illuminante per spiegare il gran daffare di certa politica per allentare le regole. La politica, con rare eccezioni, non ha mai posto adeguata attenzione ai temi del governo del territorio, e pure la sinistra (non mancarono avvisaglie nel Pci ) negli ultimi anni si è concessa troppe licenze trasversali. Così della debolezza dell'urbanistica – gli insuccessi che la legano a quelli della sinistra – si parla in varie parti del libro. Nello sfondo l'idea della “politica come attivazione morale”, probabilmente suscitata dalle frequentazioni con Franco Rodano, che si trasferisce nel progetto di buon governo della città.
I ricordi vanno dagli anni della infanzia a Napoli, con i richiami al lignaggio (è nipote del generalissimo Armando Diaz, duca della Vittoria), a quelli degli studi a Roma, all'impegno politico nella capitale, al trasferimento a Venezia, alle successive avventure tutte dense di implicazioni descritte con precisione nei quindici capitoli del libro; fino alla constatazione, ampiamente prevista, dei successi dell'urbanistica neoliberista, delle deleterie conseguenze sui beni comuni specialmente sul paesaggio del Belpaese.
Per contribuire ad arginare questo processo nel 2003 nasce eddyburg.it, un sito di successo che dirige e che prende grande buona parte del tempo di Salzano. Eddyburg “si occupa di urbanistica, società, politica (urbs, civitas, polis) e di argomenti che rendono bella, interessante e piacevole la vita”; conta su un gruppo affiatato di collaboratori e su alcune migliaia di accessi al giorno che crescono continuamente, segnale di attenzione pure tra i non addetti ai lavori. E' il tratto più innovativo e dinamico dell'opera di Salzano che intuisce tempestivamente la sovranità di internet, in grado di fare interagire reti di comitati per la difesa del territorio in tempi tali da impensierire l'urbanistica mainstream.
Uno degli ultimi impegni di Salzano è stato dedicato alla Sardegna, al Piano paesaggistico voluto dal governo di Renato Soru che lo ha chiamato a fare parte del comitato scientifico incaricato di fornire indirizzi per la redazione dello strumento portato ad esempio in Europa. Al paesaggio sardo si è appassionato fino al punto di tornare in Sardegna, anche dopo l'impegno per il Ppr, per capire i rischi per l'isola, visti i programmi sempre più espliciti di rendere marginali gli effetti della pianificazione. Una ragione in più per fargli gli auguri da queste pagine.
Segue il testo da la Nuova Sardegna del 25 marzo 2010
Edoardo Salzano ha appena compiuto ottant’anni. E’ stato tra i protagonisti della storia dell’urbanistica in Italia. Storia che, nei suoi tratti essenziali, ritroviamo ora in un libro, « Memorie di un urbanista», appena pubblicato dalla veneziana Corte del Fontego.
C’è il passato dell’urbanistica nel racconto di Salzano, ma molte questioni di anni lontani travalicano il loro tempo per agganciare il presente. Si rivela lo stile di vita di Salzano, i modi del suo coinvolgimento, i tanti ruoli svolti: intellettuale-militante, docente, amministratore pubblico, progettista, soprattutto divulgatore appassionato. Impossibile, credo, un’ottica più privilegiata, difficile raccontare bene l’urbanistica italiana dell’ultimo mezzo secolo senza la conoscenza di ogni rotella del suo meccanismo. Senza il trasporto emotivo - senza quel sentimento tra rammarico e delusione per ciò che non è stato e ciò che poteva essere - il libro perderebbe molto del suo fascino.
Ho conosciuto Salzano in occasione di una sua sconfitta: il congresso Inu (Istituto nazionale di urbanistica) di Milano del 1990 (era all’epoca presidente dell’Istituto). Una sconfitta bruciante, mai raccontata con iattanza, come poteva essere nel senno di poi. Era stato il principale bersaglio dei «modernizzatori», che alimentavano quel clima gelatinoso, come si dice oggi. Aveva offerto agli avversari il terreno del confronto, o dello scontro, su argomenti nodali, per fare chiarezza: l’efficacia del sistema di pianificazione e il rapporto pubblico-privato, l’ «urbanistica contrattata», insomma l’intrico di questioni che un paio di anni dopo risultarono centrali nell’inchiesta giudiziaria che svelò Tangentopoli. La maggioranza dell’Inu preferì sorvolare e la rottura con Salzano fu inevitabile.
Una fase importante della sua esperienza; illuminante per spiegare il gran daffare di certa politica per allentare le regole. La politica, con rare eccezioni, non ha mai posto adeguata attenzione ai temi del governo del territorio, e pure la sinistra (non mancarono avvisaglie nel Pci) negli ultimi anni si è concessa troppe licenze trasversali. Così della debolezza dell’urbanistica - gli insuccessi che la legano a quelli della sinistra - si parla in varie parti del libro. Nello sfondo l’idea della «politica come attivazione morale», probabilmente suscitata dalle frequentazioni con Franco Rodano.
I ricordi vanno dagli anni della infanzia a Napoli - con i richiami al lignaggio (è nipote del generalissimo Armando Diaz, duca della Vittoria) a quelli degli studi a Roma, all’impegno politico nella capitale, al trasferimento a Venezia, alle successive avventure tutte dense di implicazioni descritte con precisione nei quindici capitoli del libro. Fino alla constatazione, ampiamente prevista, dei successi dell’urbanistica neoliberista, delle deleterie conseguenze sui beni comuni specialmente sul paesaggio del Belpaese.
Per contribuire ad arginare questo processo nel 2003 nasce «eddyburg.it», un sito web di successo che dirige e che grande parte del tempo di Salzano. Eddyburg «si occupa di urbanistica, società, politica (urbs, civitas, polis) e di argomenti che rendono bella, interessante e piacevole la vita»; conta su un gruppo affiatato di collaboratori e su alcune migliaia di accessi al giorno che crescono continuamente, segnale incoraggiante di attenzione pure tra i non addetti ai lavori.
Uno degli ultimi impegni di Salzano è stato dedicato alla Sardegna, al Piano paesaggistico voluto dal governo di Renato Soru che lo ha chiamato a fare parte del comitato scientifico incaricato di fornire indirizzi per la redazione dello strumento portato ad esempio in Europa. Al paesaggio sardo si è appassionato fino al punto di tornare in Sardegna, anche dopo l’impegno per il Ppr, per capire i rischi per l’isola visti i programmi sempre più espliciti di rendere marginale e di attenuare gli effetti della pianificazione. Una ragione in più per fargli gli auguri.