Ne traggo qualche notizia sull’autore:
“Salvatore Esposito è nato a Bagnoli il 6 gennaio 1923: frequentò la scuola tecnico industriale: interruppe gli studi per otto anni durante i quali fu aggiustore meccanico, e, con l'occupazione alleata, fece il muratore al P. B. S.: riprese gli studi al liceo artistico, frequenta l' Architettura. È operaio dell'Ilva-Bagnoli. Le sue prime poesie le scrisse in napoletano sotto lo influsso di Salvatore Di Giacomo e di Ferdinando Russo. Conosce i classici meglio che i contemporanei.”
Il mio corpo è mille cicatrici
Cucite da mia madre
Con un filo di pianto
Ognuna e dolce come una bestemmia
Argentina nel mare della rabbia
Piove cielo nel lago d’erba
le mani nascoste alle mani
Guancia di carne
Su guancia di pane
Senza lacrime Immoto
Disfarmi
Capodanno vestito di flanella
Col sole sulle snelle ciminiere
E ottavini nell'ugola
Della sirena vorticosa
E' un fanciullo viziato
che mangia solo pastasciutta
e attende
un Messia riveduto
armato di fucile e bombe a mano
Ci viene addosso
Fermo alla sua sedia
Col dito teso
Quanto è lungo il braccio
Che plana sui disegni
L'irrequiete
Gambe da trampoliere
S artigliano al felpato linoleum
E urla le sue idee
Col naso adunco
Le spinge avanti a furia di spalla
Senza cravatta e senza rancore
Fra me e l’azzurro
Madre
E oltre
Le case al sole
Ma quando t'inabissi alla seggiola
e il gatto ritorna ai tuoi piedi
Il sole
L’azzurro
Le case
Ritornano all'abbraccio dei miei occhi
Alla riva di casa fra rottami
Di un giorno inghirlandato
Di mimose e pensieri leggeri
L'onda del tempo mi ha scaraventato
E alla collina
S'è dissolta in languore
Sul balcone fiorito
Più non vibrano voci
Ora severi
I covoni di coke si fan cupi
li carroponte è fermo nell'attesa
La notte incombe triste alla cimasa
La rondine è tornata il petto nero
Il macinino del caffè ci culla
Come bambini dopo un lungo pianto
Scaturito così per un nonnulla
L'aquilone di un canto
Un uomo ha sciolto nella via
M’è parso alla penombra di morire