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Eddytoriale 87 (12.04.2006)
10 Giugno 2008
Eddytoriali 2006
Il governo del territorio è uno degli ambiti in cui il ribaltamento dalla forza del diritto al diritto della forza, connotato distintivo del berlusconismo, si è acuito nell’ultimo lustro, infettando, come una forma epidemica, trasversalmente, anche l’habitus urbanistico

Occupiamo – una tantum – questo spazio riservato alle riflessioni di Edoardo Salzano (temporaneamente ‘in vacanza’, ma consenziente all’invasione) per un’occasione davvero speciale che Eddyburg non può permettersi di non celebrare (v.d.l.; m.p.g.)

La lunga notte del 10 aprile ci ha restituiti ad una mattinata caliginosa di dubbi, mescolati a qualche inquietudine, ma anche ad una soddisfazione tanto intensa quanto lungamente compressa nel tempo che vorremmo condividere con i lettori di eddyburg.

Come abbiamo rilevato più volte, durante la campagna elettorale, i temi dell’urbanistica e del governo del territorio, hanno abitato uno spazio defilato, sempre a rimorchio di qualcos’altro (le infrastrutture, ad esempio, vere primedonne bypartisan) ma, come è stato scritto in questi giorni, le vere scelte si fanno dopo il 9 aprile.

Ed è importante, adesso, smentendo – finalmente – il costume inveterato della politica italiana, dagli anni di piombo a mani pulite, non limitarsi ad accantonare i detriti in un angolo e passare oltre o peggio cercare di recuperarli, quei detriti. Proprio perchè troppe volte ci si è limitati a nascondere la spazzatura sotto il tappeto della nostra casa comune, l’altra notte, di fronte all’altalena disperante di proiezioni e sondaggi, molti di noi hanno pensato che quest’Italia sia destinata a non voltare mai pagina. E che il berlusconismo, con i suoi connotati di populismo e totale disprezzo delle regole, tenacemente affezionato all’accezione di libertà come decostruzione dello Stato e del pubblico, è ancora sentire viscerale largamente diffuso.

Gli eddytoriali hanno costantemente ribadito la preoccupazione nei confronti di fenomeni e pratiche che stanno accellerando il degrado, non solo del nostro territorio e del nostro patrimonio culturale e paesaggistico, ma assieme del sistema condiviso delle regole di governo.

Questo del governo del territorio è uno degli ambiti in cui il ribaltamento dalla forza del diritto al diritto della forza, connotato distintivo del berlusconismo, si è acuito nell’ultimo lustro, infettando, come una forma epidemica, trasversalmente, anche l’habitus urbanistico di regioni province e comuni di centro sinistra, così come Eddyburg non si è mai stancato di rilevare. Decisiva riprova del fascino bypartisan esercitato da queste pratiche deregolative è il tentativo, maldestro anche sul piano della cultura giuridica, noto come legge Lupi. Provvidamente annullata dalla fine della legislatura, oltre che da una ‘guerriglia’ instancabile di cui eddyburg è stato il primo motore, pare suscitare ancora trasversali, non sopite, nostalgie.

In questi ultimi anni abbiamo segnalato, sempre più spesso, come le molte amministrazioni comunali e regionali abdicassero dal proprio ruolo di pianificatori e di garanti del pubblico interesse nell’illusione, nella lettura più benevola, di ricavare, dalle trattative dirette con i portatori di interessi privati, benefici economici da reinvestire in altri servizi, sacrificando un bene irriproducibile per ‘guadagni’ rapidamente vanificati, nel medio-lungo termine, da perdite e danni alla collettività in temini di disservizi, congestione e, in generale, depauperamento del livello di vivibilità.

Fra le tante urgenze che attendono il prossimo governo Prodi, vi è dunque anche questa. Quella della ricostruzione di un sistema delle regole aggiornato e fondato su alcuni irrinunciabili principi di tutela del territorio come bene collettivo non negoziabile, di titolarità pubblica del governo del territorio, di limitazione del consumo di suolo, di diritto alla città, alla casa, ai servizi, di garanzia di partecipazione alle decisioni urbanistiche. Insomma un sistema chiaro di ‘regole inderogabili’su cui costruire la gerarchia degli strumenti di pianificazione.

Ma anche la migliore delle leggi è destinata ad essere disattesa se non è sostenuta da un comune retroterra culturale e civico che ne costituisca l’humus imprescindibile.

In fondo, con limitatissimi mezzi, eddyburg ha operato, in questi anni, esattamente in questa direzione: a chi da domani ci governerà offriamo fin da ora il nostro contributo sia per quanto riguarda la costruzione del sistema delle regole che per quel che attiene la costruzione di una cultura che lo accompagni e lo sostenga.

Ma adesso è tempo di festeggiare e di ribadire la nostra gioia per un cambiamento tanto atteso e dal quale tanto ci attendiamo.

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