L’episodio si presta a due ordini di considerazioni. In primo luogo, dopo oltre un decennio di esperienza è possibile fare un bilancio dell’applicazione degli “strumenti innovativi” e dei loro effetti sulla città. A Bologna la benemerita Compagnia dei Celestini si è impegnata da tempo in un’analisi accurata. Essa conferma l’esito deludente (perfino in una città nella quale l’amministrazione dell’urbanistica è stata storicamente all’avanguardia) delle “innovazioni” facilone introdotte in Italia. Le valutazioni sugli esiti dimostrano infatti l’inconsistenza da un lato, la negatività dall’altro dei risultati raggiunti. Non hanno cambiato in meglio l’assetto delle città, non hanno introdotto in modo generalizzato (o almeno ampio) nuova qualità urbana, non hanno ridotto i tempi del processo delle decisioni: non hanno insomma prodotto i risultati che dovevano motivarne l’esistenza e lo “strappo” rispetto alla pianificazione tradizionale. Invece, hanno rivelato la loro vera natura: strumenti per restituire alla valorizzazione privata aree destinate dai piani urbanistici a funzioni pubbliche, per derogare alle norme garantiste relative alle densità edilizie e agli altri parametri finalizzati alla vivibilità e all’igiene, in una parola, per derogare nell’interesse privato dei proprietari immobiliari alle norme poste nell’interesse dei cittadini.
Anche a Bologna, e non solo negli anni di Guazzaloca. Il programma dei 26 PRU è infatti il prolungamento (ovviamente peggiorato) di una linea già percorsa dalla giunta Vitali. Il centrosinistra aveva promosso, mediante il medesimo strumento, il doppio delle costruzioni avviate adesso: anche allora, sulla base delle richieste degli immobiliaristi, su aree aventi una diversa destinazione di PRG. La continuità della politica urbanistica della giunta di centrodestra con quella di centrosinistra è probabilmente la ragione per cui i DS si sono presentati divisi sulla valutazione del programma dei 26 PRU.
Una simile continuità, in un campo delicatissimo nel quale da sempre Bonomia docet, ove persistesse sarebbe per il nuovo candidato sindaco Sergio Cofferati uno scoglio forse più duro dello stesso Guazzaloca. Gli auguro di cuore di superarli entrambi: per Bologna ma anche per il significato più generale che una decisa correzione di rotta avrebbe.