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Eddytoriale 01 (30 gennaio 2003)
5 Febbraio 2005
Eddytoriali 2003
30 gennaio 2003 - Un sovversivo dall’alto: così lo ha definito Antonio Padellaro sull’Unità. In effetti il nostro B. questa volta ha passato il segno. Ha dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che non esiste quel minimo di linguaggio comune mediante il quale si possa discutere, e magari litigare, con un personaggio come lui.

Il dialogo non è possibile con chi nega, con parole che sono fatti, secoli di maturazione della democrazia liberale.

Con chi pretende di riassumere in se stesso i tre poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) la cui separazione e il cui equilibrio sono garanzia di libertà per tutti.

Con chi crede di essere il rappresentante diretto di tutto il popolo italiano, quando è solo il rappresentante di un coacervo di forze (la Casa delle libertà) che è stata eletta da una risicata maggioranza degli elettori.

Con chi presume che, per aver conquistato il ruolo di Presidente del consiglio grazie alle sue fortune, gli sia lecito costruire una sua propria e particolare Giustizia (allo stesso modo in cui si è costruito un proprio e particolare Mausoleo).

È difficile comprendere che cosa possa fare la politica, in un regime parlamentare, al cospetto di simili perversi poteri. Resistere è certo necessario: applicando con rigore le regole la propria professione e la propria “missione”.

Come ha dimostrato di saper fare la magistratura; adoperando gli strumenti del proprio potere di garanzia.

Come ha dimostrato di saper fare il Presidente della Repubblica, eletto (anch’egli indirettamente, come B.) da una ben più larga maggioranza.

Come ha dimostrato di saper fare la stampa non asservita al Monarca, che non si riduce alla pattuglia dei giornali più affilati nella denuncia.

Come hanno dimostrato di saper fare i cittadini (di sinistra, di centro e anche di destra) gioiosamente riuniti nella protesta dei girotondi.

Ma resistere non è sufficiente: deve entrare in campo la politica. E perciò la fonte di preoccupazione più grande (placata l’onda dell’indignazione) è quella delle divisioni che dominano ancora nel campo degli oppositori. Soprattutto (duole dirlo a un uomo di sinistra) nel territorio della sinistra.

È accaduto altre volte che le divisioni della sinistra aprissero la strada a lacerazioni dell’intera società, e della stessa storia dell’umanità: avremmo potuto ricordarlo anche tre giorni fa, nel Giorno della memoria. Compito della politica è quindi oggi costruire l’unità del dissenso a questo regime: l’unità quindi di un progetto che proponga al paese la ricostruzione delle basi dello Stato del diritto, della libertà di tutti, del primato degli interessi comuni. All’interno di questo progetto ciascuno maturi ed esprima le proprie posizioni per confrontarle dialetticamente con le altre.

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