Oggi , 16 dicembre, il Comitato dei ministri presso il Consiglio d'Europa tornerà a esaminare la vicenda giudiziaria di Paolo Dorigo, condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere per un attentato incruento alla base Nato di Aviano e per una rapina, reati di cui fu accusato dalla confidenza di un detenuto, che non testimoniò in aula al dibattimento. Dorigo, ha già scontato oltre 11 anni di pena, si è sempre proclamato innocente ed è reduce da due lunghi scioperi della fame per sollecitare la revisione del processo ed esami medici che ritiene indispensabili. Nell'aprile del 1999, dopo una decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo, il Comitato dei ministri stabilì che nel suo caso vi furono «violazioni del diritto a un equo processo». Altre risoluzioni sono state poi adottate periodicamente dallo stesso organismo europeo, che, l'ultima volta il 10 febbraio scorso, «invita immediatamente le autorità italiane ad assicurare nel più breve lasso di tempo l'adozione di misure che permettano di cancellare le conseguenze della violazione». Quella di Dorigo è una situazione esemplare e paradossale che si cerca di fare sprofondare nel silenzio. Anche l'appello lanciato il 3 dicembre da 26 autorevoli «testimoni vigili», tra i quali Abbado, Biagi, Cardini, Elia, Ingrao, Luzi, Ronconi, Saramago e Zanzotto, è caduto nel vuoto. Sembra che l'Ue e le sue istituzioni siano considerate importanti solo quando risultano utili al proprio tornaconto.