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Maria Cristina Gibelli
Il piano di area vasta per la regione metropolitana di Parigi
23 Maggio 2007
Consumo di suolo
Nuovo schema dell'area parigina. Priorità: il compattamento urbano e la tutela e valorizzazione del territorio agricolo e degli spazi aperti. Per eddyburg.it, 13 maggio 2007

Nel quadro dei lavori e delle iniziative per l’adeguamento alla legge regionale 12/2005 del PTCP vigente, l’Assessorato al Territorio della Provincia di Milano ha promosso recentemente una interessante giornata di lavoro organizzata in due sessioni: una prima sul tema "Sviluppo territoriale e consumo di suolo. L'esperienza europea e lo scenario milanese"; una seconda su "Il processo di partecipazione per l'adeguamento del Piano territoriale di coordinamento provinciale" (si veda Pietro Mezzi in eddyburg.it).

Nella prima sessione è stato presentato da Vincent Fouchier, coordinatore del piano presso lo IAURIF (Institut d’Aménagement et d’Urbanisme de la Region d’Ile-de-France), il nuovo Schéma Directeur, approvato con delibera del Consiglio Regionale il 15 febbraio 2007[1].

Nella storia della pianificazione urbanistica e territoriale francese, la regione parigina ha giocato con continuità un ruolo eminente. L’ha giocato in particolare introno alla metà degli anni ‘60, in un’epoca di forte centralizzazione statale, grazie allo SDRIF promosso da un “urbanista demiurgo”, Paul Delouvrier: un piano ancorato ad un principio forte (il policentrismo) e realizzato attraverso alcuni progetti di grande rilevanza metropolitana (la realizzazione delle rete ferroviaria regionale/RER e le Villes Nouvelles); vuole tornare a giocarlo oggi, in epoca di decentramento, dandosi come obiettivo la sostenibilità di lungo periodo e proponendosi, a questo scopo, di applicare con coerenza il principio di sussidiarietà, in ciò avvantaggiata dal fatto che, in quanto regione capitale in cui risiedono 11.400.000 abitanti e in cui si localizza una quota cospicua delle attività economiche “di punta” del paese, la regione Ile-de-France gode di una competenza speciale: lo Sdrif è infatti “opposable” agli strumenti urbanistici locali: sia ai piani di inquadramento sopracomunale (SCOT) che ai piani urbanistici comunali (PLU).

Il piano per l’area metropolitana è costituito da tre elementi:

- un rapporto che evidenzia le sfide, gli obiettivi di lungo periodo e le modalità di realizzazione degli obiettivi;

- una cartografia generale che sintetizza i grandi orientamenti di compattamento urbano, di posizionamento competitivo in ambito internazionale e di protezione dell’ambiente naturale;

- un rapporto di valutazione ambientale che verifica la coerenza dello SDRIF con i piani di settore di scala regionale.

L’approvazione del piano è stata comunque preceduta da un lungo e capillare processo di concertazione con i diversi attori istituzionali, con le amministrazioni locali e con la popolazione, attraverso l’inserimento continuo in Internet, forum, atelier, conferenze interregionali e intercomunali, allo scopo di costruire un consenso preliminare sulle sfide da affrontare nel lungo periodo (2030) che sono state sintetizzate in tre principali obiettivi:

1. “promuovere una città più compatta e più densa per rispondere alla sfida abitativa e all’aggravamento delle problematiche energetiche e climatiche”,

2. “sviluppare l’offerta urbana e la qualità della vita in Ile-de-France, rafforzare il potenziale economico e l’attrattività internazionale,

3. “proteggere la biodiversità, valorizzare gli spazi agricoli e naturali, e garantire la coerenza del sistema degli spazi aperti”.

Entrando nel merito degli indirizzi e delle scelte prioritarie di politica territoriale ed urbanistica, Fouchier si è soffermato su alcuni temi cruciali, che appaiono tali anche per il territorio dell’agglomerazione milanese.

In particolare, il piano si dà l’obiettivo di realizzare 60.000 nuovi alloggi all’anno attraverso la densificazione di aree già urbanizzate: localizzandoli in aree ben connesse al sistema di trasporto pubblico; distribuendo in maniera più equilibrata l’edilizia sociale sull’intero territorio metropolitano; promuovendo maggior diversificazione funzionale locale (in particolare, la parola d’ordine è il riequilibrio habitat/emploi).

Un altro tema cui è stata dedicata una attenzione cruciale (ad esempio rispetto allo SDRIF del 1994) è la salvaguardia degli spazi aperti e del territorio agricolo: non soltanto tutela perenne dei parchi naturali regionali e dei parchi urbani, ma anche messa in rete dei territori da proteggere (cintura verde, corridoi ecologici, protezione dell’agricoltura periurbana,…).

Anche sui trasporti si vuole innovare, per governare in primo luogo la dispersione insediativa. La strategia consisterà nel migliorare le connessioni con il sistema ferroviario regionale, anziché estenderlo; nel ridurre drasticamente i progetti per nuove infrastrutture stradali previsti dallo SDRIF del 1994; nel realizzare una rete estesissima di piste ciclabili; nel raddoppiare le linee di TGV, realizzando nuove stazioni per decongestionare le stazioni parigine.

Quanto potrà essere efficace un piano che si applica ad un territorio così esteso, sul quale esercitano competenze decisionali in materia di uso dei suoli e di aménagement ben 1800 comuni e 4 Dipartimenti? La scelta dello IAURIF, che deriva anche dalla frammentazione amministrativa appena evocata, sembra una scelta intelligente, anche se per taluni aspetti di compromesso.

La cartografia di piano è molto precisa e detta regole cogenti per quanto attiene alla tutela degli spazi aperti, del territorio agricolo e dei corridoi ecologici (prioritario è, nelle parole perentorie degli estensori, “pérenniser l’espace agricole”).

La cartografia appare più di indirizzo, e quindi più flessibile, per quanto riguarda le opportunità di nuove urbanizzazioni: si indicano infatti dei “settori preferenziali di densificazione”, vale a dire delle aree estese all’interno delle quali le amministrazioni comunali potranno delimitare con maggiore precisione attraverso i piani urbanistici le zone di addensamento edilizio, comunque dando priorità al riuso di aree dismesse ben accessibili dal trasporto pubblico.

Due considerazioni, di prima reazione alla presentazione di Fouchier. La prima riguarda la differenza/distanza con il contesto milanese/lombardo. La tutela delle risorse territoriali agricole e degli spazi aperti (che, vale la pena di sottolinearlo, costituiscono attualmente l’80% del territorio dell’Ile-de-France; mentre, ad esempio, nelle quattro sub-aree del nord milanese, la quota di superfici occupate dall’urbanizzato e dall’urbanizzabile supera abbondantemente il 50% del territorio e raggiunge, nel caso dell’area Nord-Milano, l’83%) costituisce una priorità strategica dello SDRIF cui si accompagnano disposizioni molto cogenti.

Il tema costituisce una priorità anche nei lavori per l’adeguamento del PTC avviati dalla Provincia di Milano fra i cui obiettivi troviamo enunciati la compatibilità ecologico-paesistica delle trasformazioni, il contenimento dei consumi di suolo e il compattamento delle espansioni, la valenza paesistico-ambientale e di presidio al consumo di suolo degli ambiti agricoli cui si attribuisce la triplice valenza produttiva, naturalistica e paesaggistica. Tuttavia, le opportunità di successo in questo secondo caso appaiono molto più labili, perchè la legislazione urbanistica regionale lombarda si sta muovendo in tutt’altra direzione. Se, come è peraltro assai probabile dati i rapporti di forze in seno al Consiglio Regionale, sarà approvato il Progetto di legge n. 207 “Ulteriori modifiche e integrazioni alle legge urbanistica regionale 12/2005”, il PTCP potrà perimetrare soltanto le aree agricole di “interesse strategico”, sulla scorta di eventuali proposte dei Comuni ed attenendosi a criteri per la definizione di tali aree che saranno deliberati dalla Giunta Regionale. Si indebolirà dunque ulteriormente la pianificazione di inquadramento territoriale togliendo alle Provincia una competenza forte di cui ancora gode in materia di perimetrazione e tutela delle aree agricole, e si aprirà di fatto la strada ad un ulteriore incremento dei consumi di suolo.

Un elemento di preoccupazione può essere invece avanzato relativamente alla effettiva possibilità di realizzare gli obiettivi di compattamento urbano enunciati dal nuovo SDRIF, a fronte del risultato della recenti elezioni presidenziali francesi. Come sarà possibile arginare la dispersione insediativa, controllare i consumi di suolo e, soprattutto, garantire la mixité sociale, se il neo-eletto presidente Sarkozy, certamente un convinto fautore del “liberalismo attivo”, manterrà la promessa fatta nel suo programma elettorale, e più volte ribadita, di “garantire l’accesso alla casa in proprietà a tutti (e soltanto) i cittadini francesi”?

[di seguito scaricabili il pdf con la carta delle destinazioni generali e un file con tre carte distribuite nelle conferenze di presentazione del piano, non disponibili sul sito ufficiale http://www.sdrif.com/ dove comunque si trovano molte altre informazioni e documenti]

[1] Vincent Fouchier è peraltro ben noto a chi si occupa di consumi di suolo e sviluppo sostenibile: infatti, è sua una delle più approfondite analisi empiriche sulla relazione fra densità insediativa e trasporti relativa all’area metropolitana parigina pubblicata nel 1997 quando era Chargé de Mission pour l’Urbanisme presso il Secrétariat Général du groupe Central des Villes Nouvelles. Si veda: Fouchier V. (1997), Les densités urbaines et le développement durable. Le cas de l’Ile-de-France et des ville nouvelles, Paris, Edition du SGVN

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SDRIF fig 1-2-3

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