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Vittorio Emiliani
Cemento&Asfalto: c’è chi dice no
20 Aprile 2007
Articoli del 2006-2007
Notizie buone e notizie meno buone dalla resistenza territoriale. Da l’Unità del 20 aprile 2007

Sul fronte del paesaggio, di continuo aggredito da cemento & asfalto, ci sono notizie buone e meno buone. A Mantova, dove il sindaco ds Fiorenza Brioni, è riuscita con grande fermezza e capacità amministrativa a cancellare una sciagurata lottizzazione da 200 villette, più due torri condominiali, in riva ai laghi virgiliani, la direzione regionale lombarda dei Beni culturali è intervenuta efficacemente: il direttore regionale Carla Di Francesco, affiancata dal soprintendente di settore, Luca Rinaldi, ha infatti proposto un vincolo generale sui laghi a loro futura tutela. Provvedimento che salva uno dei paesaggi “storici” più strepitosi: la zona preservata infatti è in faccia al Castello di San Giorgio e rappresenta la porta di ingresso della splendida città dei Gonzaga da est, cioè da Ferrara. Un ingresso che, vi assicuro, vale da solo un viaggio.

C’è voluta tuttavia una grande determinazione da parte del sindaco Fiorenza Brioni, venuta apposta al convegno di Monticchiello del 28 ottobre scorso a denunciare le minacce che stava subendo e la necessità di fare di quell’alt a “villettopoli” sui laghi virgiliani una questione nazionale. Operazione nella quale ha messo passione, competenza e amore («La bellezza del paesaggio è un bene di cui devono poter godere, un diritto quotidiano di cittadinanza», ha esultato il sindaco anti-cemento alla notizia del vincolo). L’ingegneria idraulica che ha così conformato il paesaggio e l’ambiente mantovano risale al 1190 e si è conservata nei secoli, malgrado gli insediamenti industriali degli anni del “boom” e l’interramento del quarto lago. La misura ora studiata e proposta dalle Soprintendenze e dalla loro direzione regionale va nella giusta direzione, grazie ad un sindaco (raro ormai) che non considera il passato una ingombrante anticaglia, né cemento&asfalto «la modernità con cui convivere», inesorabilmente. Essa realizza in pieno - alla fine di «un processo di governo virtuoso» (sono ancora parole del sindaco) - il dettato dell’articolo 9 della Costituzione: «La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». La Repubblica, cioè Stato, Regioni, Province e Comuni, armonicamente cooperanti, e non i soli Comuni o le sole Regioni come vorrebbe qualche governatore e qualche suo assessore (neppure leghista peraltro). Con un preciso, ineludibile ruolo tecnico-scientifico, quindi, delle Soprintendenze, come ha riaffermato, di recente, il ministro Rutelli. Non possono essere i Comuni ad avere «l’ultima parola» in proposito di edilizia e paesaggio. Anche perché dal “boom” edilizio, tutto speculativo, essi traggono nell’immediato fondi più che cospicui. Non sono quindi per niente neutrali rispetto alla domanda inesausta dei costruttori, che sta divorando l’Italia e che ci è costata in mezzo secolo la cementificazione e l’asfaltatura di una dozzina di milioni di ettari di suoli liberi, una superficie enorme, grande come tutta l’Italia del Nord. Una follia che nessuno riesce ad arrestare e che vicino a Mantova ha, per esempio, ricoperto di cemento le colline del Garda, un tempo stupende. Cemento tutto legale, in teoria, tirato su nell’ambito dei piani regolatori (e loro varianti, naturalmente).

In questi giorni dunque Mantova splende di luce viva in un panorama nazionale per lo più grigio o buio. Ha ragione il suo preveggente sindaco a rivolgere un ringraziamento e una riconoscenza “senza confini” agli organismi della tutela dove si lavora in condizioni pressoché disperate: 13-14 tecnici appena nelle due Soprintendenze lombarde ai Beni architettonici per 30-35.000 progetti di trasformazione nelle sole zone già vincolate, vale a dire 2.500 pratiche a testa all’anno, e quindi una dozzina per ogni giornata lavorativa. Una lotta disperata contro lobby potenti e protette. Anche perché se il Pil, negli anni del berlusconismo, non ha avuto un segno negativo, lo si deve, nella sostanza, all’edilizia. La quale, ripeto, è quasi tutta di mercato e di speculazione, con le giovani coppie indotte, dalla mancanza di affitti abbordabili (e anche dai tassi di interesse ridotti), a svenarsi per comprare casa ed ora non più in grado di pagare le rate dei mutui. Con le grandi città dove è scoppiata - nonostante le mille e mille gru alzate - una vera e propria emergenza-alloggi. Si parla di oltre 800mila immigrati senza casa o con un tetto assolutamente precario, e poi ci si lamenta delle loro difficoltà ad integrarsi...

Una buona notizia è, in tanto dramma sociale, la crescente consapevolezza che stiamo saccheggiando definitivamente la risorsa primaria (di tutti, e anche del turismo più duraturo) del paesaggio a vantaggio di una minoranza di cementificatori e che, malgrado questo “boom” di cantieri, quella delle abitazioni sta ridiventando una questione nazionale. Una buona, anche se tardiva, notizia è pure il sequestro dei cantieri di Monticchiello (Pienza) da parte della magistratura per alcune difformità rispetto alle concessioni. La lottizzazione è lì, ischeletrita, più brutta che mai rispetto al delizioso borgo murato. Si poteva evitarla? Certamente sì, se Regione e Comune avessero pensato, alla maniera del sindaco di Mantova, che non c’è nulla che equivalga un “governo virtuoso” del paesaggio e del territorio. E se la Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici di Siena non avesse chiuso entrambi gli occhi - come ha fatto per l'orrendo e per lo più vuoto mega-parcheggio sotto le mura medioevali di Capalbio - davanti a quella scadente progettazione. Basta una lottizzazione così a sfregiare tutto un panorama o una intera valle. Come sta accadendo, per esempio, a Casole d’Elsa o a Magliano in Toscana.

Non so se sia una buona notizia, ma in Toscana i comitati locali che denunciano scempi già realizzati, in arrivo o soltanto minacciati sono ormai 75 e quasi tutti pongono problemi assai gravi. L’assessore regionale all’urbanistica Riccardo Conti - che lanciò un anno fa una sua campagna non proprio fortunata «per la buona urbanistica» - ha parlato di questi sconci come di altrettanti «episodi sgradevoli». Sgradevoli, forse, è un po’ poco. Episodi, anche meno, visto che si è superata la settantina di casi e spesso si tratta di lottizzazioni per centinaia di alloggi, seconde e terze case per lo più. O di massicci interventi - in atto da anni disgraziatamente - nel cuore delle piazze storiche, come quella che sorge sul foro etrusco e poi romano di Fiesole. Del resto, ha aggiunto, è il prezzo che si paga “alla modernità”. Ne siamo proprio consolati e confortati.

Anche a Milano associazioni e comitati si sono mobilitati per difendere dalla distruzione l’ultimo lembo dei Navigli dove l’amministrazione di centrodestra, ieri Albertini, oggi Moratti, progetta di creare, sotto la Darsena, un vastissimo parcheggio in modo da continuare a convogliare sul centro della città la massa del traffico automobilistico. Una scelta ancora una volta distruttiva, da ogni punto di vista. Milano - anche qui la direttrice regionale Carla Di Francesco ascolti, almeno lei, la voce dei comitati e degli intellettuali - non può perdere un altro pezzo essenziale dell’identità (poca) che le è rimasta.

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