Il giorno 24 giugno, la prima pagina del quotidiano Libero (il giorno dopo la morte di Stefano Rodotà riportata da tutti i giornali), è per buona parte...(segue)
Il giorno 24 giugno, la prima pagina del quotidiano Libero (il giorno dopo la morte di Stefano Rodotà riportata da tutti i giornali), è per buona parte occupata da una fotografia immensa che ritrae un bel giovane nero vestito elegantemente. E’ seduto su una sedia e tra le ginocchia ha un libro aperto. Accanto alla foto c’è l’articolo del suo Direttore e, a quanto sembra, noto esperto di moda, Vittorio Feltri, dal titolo “Anche Gucci inciampa nel ridicolo”. La stessa foto è riportata a pagina 21 (qualora fosse sfuggita all’incauto lettore di questo quotidiano). Ed ecco il commento di Feltri: “Un’immagine disgustosa, repellente che allontanerà dai negozi Gucci qualsiasi cliente”.
Ma se a qualcuno venisse il sospetto che si tratti di un giudizio tutt’altro che sulla moda, ma motivato solo da pregiudizi razzisti, Feltri lo rassicura con le sua parole: “Il problema non è certo che l’individuo ritratto sia nero […], ciò che impressiona è altro: l’orrendo abbigliamento inflitto all’uomo utilizzato quale indossatore, offendendolo”.
Già! Sembrerebbe un commento sulla moda da parte del Direttore del quotidiano, ancorché (non ne eravamo a conoscenza) noto esperto della stessa. Ma a leggere oltre l’articolo troviamo queste affermazioni: “Un autentico vomito. Le scarpe sembrano comiche. Sembrano quelle di un prete gay ottocentesco”. Dunque l’indossatore non è solo un uomo di colore, ma somiglia anche a un gay, per di più prete. Viene da chiedersi se, come nella famosa barzelletta, l’indossatore sia anche ebreo perché così la misura sarebbe colma.
Ma è il finale a…. commuovere: “[…]Oppure, ed è più probabile, la scelta dell’uomo nero e del costume di cui questo è dotato, risponde all’esigenza di piacere a coloro che predicano con passione l’accoglienza, l’integrazione, l’ospitalità. Nel caso, la moda avrebbe rinunciato all’estetica e si sarebbe buttata sull’etica stracciona del buonismo progressista che predilige l’immigrazione selvaggia. Basta dirlo. Eliminiamo Gucci dal guardaroba”.
Non c’è gran che da aggiungere a questo articolo del Direttore di un giornale intitolato “Libero”. Ma un piccolo commento a lato vorrei farlo. Il Direttore creativo della Gucci, Alessandro Michele da quando è diventato Direttore, ovvero da soli due anni, dopo ogni sfilata di moda è sommerso da giudizi entusiastici da tutti i commentatori (quelli veri) di moda del mondo, ricevendo riconoscimenti e plausi in qualsiasi paese. Mancava il giudizio di Feltri che, come lui stesso afferma, non ècerto razzista.