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Paola Coppola
Un miliardo e mezzo di metri cubi in più "Il piano-casa cementificherà l’Italia"
23 Marzo 2009
La barbara edilizia di Berlusconi
Alcuni interessanti (e devastanti) effetti collaterali del “piano casa”. La Repubblica, 23 marzo 2009

ROMA - Servirà a famiglie e imprese e aiuterà l’economia, ma a quale prezzo per l’ambiente? Il "piano per l’edilizia" potrebbe stimolare lavori per 60 miliardi, secondo il Governo. Previsione prudente per il Cresme che riguarda l’adesione del 10 per cento dei proprietari degli oltre 9 milioni di edifici residenziali, mono o bifamiliari, concentrati soprattutto nel nord del Paese. Se solo questa parte dell’Italia delle villette sfrutterà l’occasione, gli effetti sull’ambiente e il sistema urbanistico del territorio sarebbero pesanti: l’aumento del volume delle abitazioni del 20%, permesso dal dl, equivarrebbe alla costruzione da zero di quasi due città e mezzo come Roma. Pari a un miliardo e mezzo di metri cubi di cemento in più.

È l’allarme lanciato da uno studio dei Verdi che accusa il piano-casa di «deregulation edilizia». Per Angelo Bonelli, ex capogruppo dei Verdi alla Camera, sarebbe «una svolta negativa senza precedenti che potrebbe portare al collasso del sistema ambientale». Sotto accusa: l’espansione urbanistica, l’incremento della produzione di cemento (oggi l’Italia è seconda in Europa) «insostenibile», il raddoppio delle cave esistenti e le emissioni inquinanti del settore che produce cemento triplicate.

Il Cresme ha simulato le modifiche su edifici che hanno una superficie media di 260 metri quadri: se un proprietario su dieci deciderà di ingrandire, con un costo di circa 1200 euro per metro quadro, la superficie abitabile aumenterà complessivamente di oltre 490 milioni di metri quadrati.

Per questo ampliamento, secondo le stime dei Verdi, serviranno 800 milioni di tonnellate di sabbia e ghiaia per fare il calcestruzzo, e altre cave a danno di boschi, montagne e aree agricole. Un esempio: le cave di inerti (sabbia, ghiaia o pietrisco) in Italia sono circa 5.725 e gli inerti da costruzione sono oltre il 60% della loro produzione. Per soddisfare la domanda di cemento - si legge nello studio - ne servirebbero circa 10mila.

Effetti pesanti anche sull’applicazione del protocollo di Kyoto: se nel totale di emissioni di CO2 il settore dell’edilizia contribuisce per l’8 per cento, in futuro potrebbe incidere per oltre il 15 per cento. E ancora: i processi di combustione per la produzione di cemento sono responsabili dell’emissione nell’atmosfera di circa 2.600 tonnellate l’anno di polveri sottili, con il provvedimento passerebbe a 8000 tonnellate l’anno.

Non basta: in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei, come Germania, e Gran Bretagna e Olanda (che hanno leggi sul contenimento del consumo di suolo), dai noi aumenterà. Se oggi si distruggono 244mila ettari l’anno è previsto un aumento del 2%. Le stime escludono modifiche nei condomini (più di 2 milioni) e negli edifici non residenziali (oltre 11 milioni). Ma bastano per gli ambientalisti per parlare di un «atto di pirateria», che farà anche danni economici e sociali. Per Bonelli «non si può pensare di risolvere così la crisi: serve un piano nell’edilizia che metta al

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