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Manuela Oglialoro
Un limite al “consumo di suolo” in Lombardia
13 Marzo 2008
Padania
Una sorta di “visita guidata” virtuale a eddyburg.it e alla campagna contro il decreto ammazzaparchi, dal periodico degli architetti lombardi AL n.1/2 2008, comunque positivamente schierato (f.b.)

Negli ultimi mesi del 2007 si è sviluppato in Lombardia un vivace dibattito sul consumo del suolo, iniziato con la presentazione di uno studio curato dalla Provincia di Milano con il Politecnico di Milano in cui si dimostra la progressiva diminuzione del verde nell'hinterland milanese e, parallelamente, l'aumento dell'area urbanizzata che passerà nei prossimi anni dal 34 al 42, 7%, se si realizzeranno tutte le previsioni di espansione insite nei Piani di governo del territorio dei Comuni. Lo studio individua nella misura del 45% la soglia di sostenibilità ammissibile per il territorio: Oltre quel dato i terreni non garantiscono più la rigenerazione ambientale, spiega Maria Cristina Treu, docente del Politecnico che ha curato lo studio insieme alla Provincia. Di questo passo, la città infinita divorerà i campi e l'ambiente. (Davide Carlucci, “ Nell'allegra incoscienza di tutte le autorità responsabili per l'urbanistica dell’area metropolitana, il consumo di suolo ha raggiunto livelli paradossali”, la Repubblica, 20.10.07).

Lo studio precedeva l'illustrazione del nuovo Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) presentato dall'assessore provinciale al territorio, Pietro Mezzi: Uno strumento che dovrebbe aiutare a governare meglio i processi di trasformazione del territorio nell'area metropolitana milanese e a coordinare, per grandi temi, le pianificazioni dei 189 Comuni della Provincia, Milano compresa (...) È un Piano che cerca di mettere ordine e di semplificare le procedure, ma che si pone anche programmi ambiziosi: tra questi, creare la rete ecologica provinciale, in particolare nel Nord Milano; indicare i punti di forza dello sviluppo urbanistico dei Comuni; individuare le aree destinate all'attività agricola (Pietro Mezzi, “ È vicino il punto di non ritorno”, la Repubblica, 21.10.07).

Questa prospettiva tocca direttamente la pianificazione urbanistica dei Comuni racchiusi nei confini provinciali in quanto il Ptcp si prefigge di non superare la soglia stabilita nel 45% del consumo di suolo. Ancora Mezzi: Si pone così il problema di realizzare una concreta sostenibilità. Gli amministratori, i politici, gli ambientalisti, gli studiosi sapranno raccogliere questa sfida o si continuerà a pensare in termini di sviluppo infinito? E ad affidare al consumo del suolo l'unica risposta alla crisi strutturale della finanza locale? Il nuovo Piano territoriale di coordinamento provinciale si pone questo obiettivo e, con gli inevitabili e faticosi compromessi; propone una crescita giudiziosa. La più sostenibile in questa situazione.

A quel punto scoppia la polemica tra il Presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, e il suo assessore circa la libertà dei Comuni di costruire sul loro territorio, tesi sostenuta da Penati: limitare la crescita della grande Milano, imporre un tetto all'espansione urbana nell'hinterland? (...) "Ogni comune è libero di programmare il suo sviluppo con i piani di governo del territorio. E il nostro piano di coordinamento territoriale provinciale non può darsi il compito di programmare meglio lo sviluppo delle singole realtà. E un tema complesso e cruciale, la pianificazione sovracomunale è una materia delicata da affrontare rispettando il corretto ruolo della sussidiarietà” (...) Penati tira dritto anche sul Cerba, il Centro europeo di ricerca biomedica avanzata, 620mila metri quadrati nel parco Sud, voluto dall'oncologo Umberto Veronesi ma osteggiato dagli ambientalisti (Davide Carlucci, “ Penati: Comuni liberi di costruire", la Repubblica,22.10.07).

Diventa inevitabile la richiesta di alcuni Comuni, inseriti nel Parco Agricolo Sud Milano, di modificare i confini delle Zone tutelate in modo da poter disporre di maggiori superfici per lo sviluppo urbanistico. I Comuni del Parco agricolo Sud Milano convocati (. ..) in assemblea in Provincia hanno diverse motivazioni ma per 23 di essi (sono in tutto 61, compreso il capoluogo) c'è un fine comune. Vogliono la modifica dei confini del parco, fissati da una legge regionale 17 anni fa. Da allora, dicono i sindaci, sono cambiate molte cose. Non troppe, per fortuna, se oggi l'espansione urbanistica a sud di Milano è ancora ferma al 19% del territorio, mentre tocca quote preoccupanti nel capoluogo (70%) e soprattutto nell'hinterland (66% nella Brianza ovest, 60% lungo l' asse del Sempione, 57% nella Brianza centrale). (Stefano Rossi, “I Comuni scoppiano, 23 su 61 vogliono modificare i confini delle zone tutelate”, la Repubblica, 29.10.07).

In questo quadro già abbastanza ambiguo si inserisce, a livello regionale, un altro palese attacco alla cultura della difesa del territorio, quando l'assessore all'Urbanistica della Regione Lombardia Davide Boni, nella seduta della V Commissione consiliare del 7.11.07, annuncia alcune modifiche alla L.R.12/2005 Testo Unico sull'Urbanistica, consistenti nella possibilità di prevedere, nei nuovi Piani di governo del territorio, espansioni nel territorio dei Parchi regionali e, in caso di opposizione dell'ente parco, l'intervento diretto della Regione con procedure semplifìcate (si veda: Carlo Monguzzi, capogruppo dei Verdi in Regione Lombardia, “ Via libera alla cementificazione del parco sud, Milano”, pubblicato il 7.11.07 sul sito www.verdilombardi.org).

Questa manovra che di fatto permetterebbe ai Comuni lombardi di aggredire le aree tutelate dei parchi viene considerata un grave attacco all'ambiente e al diritto di tutti i cittadini a conservarsi parti di territorio di altissimo valore naturalistico, oltre a contrastare gravemente con l'Art. 9 della Costituzione italiana che prevede la salvaguardia del paesaggio, e quindi delle aree a forte valenza ambientale.

Fortunatamente insorge il fronte ambientalista e dal sito "Eddyburg", viene lanciato un appello al mondo della cultura delle professioni, delle istituzioni e ai comitati per la difesa del territorio affinché intervengano per chiedere di ritirare l'emendamento (si veda: “ Lombardia vergogna d'Europa?”, pubblicato il 16.11.07 sul sito www.eddyburg.it ). La mobilitazione è tale che l'emendamento in questione viene bloccato e la sua discussione, in Regione Lombardia, rimandata a gennaio. La delicata questione del consumo di suolo impone vigile attenzione a tutte le componenti della società civile, temi ribaditi recentemente in un convegno "Ambiente e Territorio" (Milano, 1-2 dicembre) in cui è stata proposta anche una legge che limiti lo spreco di suoli come già avvenuto in altri Paesi europei: Consumo di suolo come uso sbagliato di una risorsa irriproducibile, scarsa, preziosa. Un bene, il suolo, inteso come bene collettivo, come l'acqua, l'aria, l’energia. Da utilizzare con parsimonia e per la cui conservazione occorrono politiche locali e nazionali. Il documento finale della due giorni milanese infatti a governo e parlamento chiede addirittura una legge che ne limiti l'uso, come da tempo hanno legiferato in Germania, Olanda e Inghilterra (Pietro Mezzi, “ Raymond Unwin direbbe regional planning in practice. Contrastare il consumo di suolo a scala metropolitana”, il Manifesto, 12.12.07).

Questo obiettivo di equità nell'uso delle risorse appare motto difficile da raggiungere, soprattutto rispetto al contenimento dell'uso del suolo, se permangono alcune misure contenute nelle leggi finanziarie che, consentono ai Comuni di utilizzare gli introiti derivanti dagli oneri di urbanizzazione per finanziare la spesa corrente, come spiega puntualmente Vittorio Emiliani: Non c'è pace per il paesaggio italiano che pure - assieme alle città d'arte ricomprese in esso in un unico palinsesto - rappresenta la superstite risorsa primaria per il nostro turismo di qualità (Vittorio Emiliani, “Un lucido aggiornamento sulla temperatura (febbre alta) del territorio italiano, mentre il medico pensa ad altro”, l'Unità, 20.12.07).

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