Corriere della Sera Milano, 31 marzo 2013, postilla (f.b.)
Il futuro del Cerba, il Centro europeo di ricerca biomedica avanzata di Umberto Veronesi, è appeso a un filo. Sottile. Il Comune ha lanciato il suo ultimatum: se entro 90 giorni non si provvederà alla firma della convenzione l'intero progetto verrà considerato decaduto e le aree torneranno di pertinenza del Parco Sud. In gergo tecnico quella di Palazzo Marino è una «diffida» che arriva alla fine di un lunghissimo e travagliatissimo iter culminato con il fallimento di Imco e Sinergia, le due società della famiglia Ligresti, proprietarie dell'area. Senza «proprietari» in grado di assumersi gli impegni assunti (tra cui 90 milioni da versare nelle casse di Palazzo Marino) e senza una «prova» dell'avvenuto acquisto dei terreni non è possibile arrivare alla stipula della convenzione per l'attuazione del programma integrato di intervento. Una firma che doveva arrivare già un anno fa ma che è slittata nel tempo a causa dei guai economici del gruppo Ligresti. Sono intervenuti i curatori fallimentari.
Sono intervenute anche le banche creditrici che devono rientrare dei 330 milioni di euro prestati a Ligresti. Ma nonostante le sollecitazioni del Comune, i curatori fallimentari non hanno fornito i chiarimenti necessari, a partire da chi saranno i «nuovi proprietari» delle aree. Si è parlato di un interessamento del gruppo Hines, ma fino a ora senza esiti concreti. Neanche le banche hanno messo nero su bianco le loro intenzioni, anche se da più parti spunta l'ipotesi del concordato.
Adesso, la diffida del Comune cambia le carte in tavola. O meglio, le accelera. Se le banche sono disposte a sottoscrivere il concordato hanno tre mesi di tempo per farlo. Stesso discorso per il gruppo Hines. C'è anche un'altra possibilità per non far naufragare tutto: sia i curatori fallimentari sia la Fondazione Cerba hanno chiesto delle modifiche al progetto che comporterebbe un'integrazione all'accordo di programma siglato tra Comune, Regione, Provincia, Parco Sud e Fondazione Cerba nel 2009.
Il Pirellone potrebbe decidere di rivedere e rimodulare l'Accordo di programma. Strada tentata nei mesi scorsi con la precedente giunta Formigoni ma che non ha portato a esiti in quanto l'allora assessore si era dichiarato incompetente. Il neo-presidente, Roberto Maroni potrebbe pensarla in maniera diversa e riaprire la partita. Anche dal punto di vista urbanistico. E qui Palazzo Marino potrebbe giocare un ruolo fondamentale in un'area considerata strategica dal punto di vista ambientale come quella del Parco Sud. La rimodulazione dell'intervento, visto che si tratta di un progetto «rilevante ed esteso», deve tenere conto dell'interesse pubblico in un «disegno urbanistico condiviso». Condivisione significa molte cose. Anche che si possa arrivare a una mediazione tra diverse aree della città. La partita è delicatissima. Gli attori in gioco sono tanti. La mossa del Comune cerca di fare chiarezza. È ora di mettere sul piatto le carte. Chi è veramente interessato al futuro del Cerba si faccia avanti. Ci sono 90 giorni di tempo per capire se il sogno di Umberto Veronesi potrà diventare realtà.
Postilla
“Anche che si possa arrivare a una mediazione fra diverse aree della città” insinua cautamente l'articolo. Ovvero farla finita con l'ignobile ricatto culturale, ampiamente sostenuto dalla politica bipartisan (do you remember Penati?) tra i sostenitori del progresso scientifico e gli oscurantisti sotto sotto amici del cancro, che volevano tutelare chissà perché qualche campicello fangoso accanto a un viottolo di periferia. Ecco, adesso si può ragionare, Regione leghista permettendo, la stessa Lega che in campagna elettorale si è sbracciata a favore del contenimento del consumo di suolo. Ecco, spiegateglielo anche voi: la cosa su cui andrebbe il progettone di Veronesi, si chiama appunto “suolo”. Per i particolari il riferimento è sempre al primo articolo descrittivo del CERBA comparso su queste pagine qualche anno fa (f.b.)