Il progetto è stato bocciato in sede tecnica. Ma i soldi sono garantiti lo stesso. Succede alla sublagunare, che il governo e la Regione hanno definito «infrastruttura prioritaria». Promettendo 290 milioni.
Italia Nostra annuncia battaglia. «Vogliamo avviare una campagna a livello nazionale», dice Alvise Benedetti, ricercatore veneziano e consigliere nazionale dell’associazione, «per sensibilizzare l’opinione pubblica. Si stanno ignorando dubbi e critiche e si va avanti comunque. Occorre avere studi sull’impatto, anche sul tessuto residenziale della città».
Sulla linea della prudenza anche Piergiorgio Baita, amministratore della Mantovani che sta costruendo il Mose e principale azionista privato del gruppo che si è candidato all’opera con il sistema del project financing. «Non siamo ancora alla fase esecutiva», dice, «la sublagunare non è una cosa semplice, la città è divisa. Io naturalmente sono per fare l’opera, ma il percorso è lungo. I problemi minori come sempre in questi casi sono quello tecnico e quello economico». Non preoccupano le imprese i forti rilievi tecnici avanzati anche dalla Soprintendenza e dai vigili del fuoco, che hanno chiesto che il progetto sia rivisto per motivi di sicurezza. E nemmeno le incognite sul caranto, lo strato di pietra su cui poggiano i fanghi della laguna e la città di Venezia. Dibattito aperto anche dal punto di vista ambientale, perché gli 8 chilometri di percorso da Tessera all’Arsenale avrebbero bisogno di almeno dieci uscite di sicurezza, piattaforme di cemento in mezzo alla laguna. Un’opera gigantesca con stazioni e tapis roulants alle Fondamente Nuove, che stravolgerebbe per sempre un paesaggio millenario per far risparmiare qualche minuto, portando in città milioni di turisti in più. Ma i soldi sono già stati messi da parte.
Un’intera cartella di eddyburg.it è dedicata alla “ Metropolitana sublagunare”. Ricordiamo che il progetto di metropolitana sub lagunare è connesso all’altro grande progetto, Marco Polo City, previsto da una potente lobby sul margine della Laguna, in corrispondenza dell’aeroporto di Tessera: identico a quello per lo sfruttamento del territorio proposto vent’anni fa dal Consorzio Venezia Expo. Una ipotesi folle, che - in questo clima dominato da una consonanza bipartisan per le grandi opere e i grandi affari – procede senza incertezze. A danno di noi tutti. Vedi anche l’’editoriale de l ’Unità del 13 giugno 1990.