ORISTANO. Il Piano Casa sull’orlo del baratro. Un precipizio che potrebbe chiamarsi «incostituzionalità» e dal quale difficilmente uscirebbe. I dubbi sulla sua legittimità costituzionale li avanza, pur con tutte le cautele del caso, il procuratore Andrea Padalino Morichini. Esperto in materie urbanistiche ha formulato le sue perplessità in una missiva, che per ora è stata inviata agli organi di polizia giudiziaria che operano per la procura oristanese, ai comandi di polizia municipali, alle forze dell’ordine preposte al controllo del territorio e agli uffici tecnici.
A giorni prenderà il volo verso ben altre realtà, assai più complesse di un capoluogo di provincia con poco più di trentamila abitanti. Verrà recapitata sui tavoli che contano della magistratura nazionale e sulle scrivanie di tutte le procure, affinché ne prendano visione e considerino i dubbi che vi sono indicati.
Insomma, le cinque pagine di stampato potrebbero avere l’effetto deflagrante di una bomba, che fa saltare per aria uno dei più discussi e allo stesso tempo attesi strumenti in materia edilizia. Prova ne sia che le Regioni hanno fatto la corsa per approvarlo il più in fretta possibile.
Il nocciolo giuridico della questione starebbe nella conflittualità delle normative locali appena approvate, rispetto a quella prevalente che è la legislazione nazionale. E questo vale sia per le Regioni a statuto ordinario, sia per le Regioni a statuto speciale quale la Sardegna è, dove peraltro si è deciso di agire «In deroga alle disposizioni normative regionali».
Sono numerosi le leggi, gli articoli e le sentenze richiamati dal procuratore oristanese che dapprima ricorda quali siano le procedure che si devono adottare per ottenere il via libera all’ampliamento di edifici preesistenti e agli interventi di demolizione e ricostruzione di fabbricati, ovvero le due peculiarità del Piano Casa. Per poter avviare i lavori, infatti, ci sono procedure semplificate: basta una semplice denuncia all’Ufficio tecnico del Comune competente.
Al di là di aspetti tecnici e giuridici assai complessi, sono due i punti contestati. Andrea Padalino Morichini li chiarisce, facendo riferimento al Codice dei beni culturali e del paesaggio che regola la normativa nazionale. È questa quella prevalente «Pertanto le leggi regionali sul Piano Casa non avrebbero mai potuto derogare o modificare le disposizioni richiamate e contenute nel decreto legislativo numero 42 del 2004». La colpa per il magistrato è del Governo che «Ha largamente disatteso le indicazioni contenute nell’intesa fra Stato, Regioni ed enti locali». Entro dieci giorni infatti avrebbe dovuto provvedere ad emanare un decreto legge «Con l’obiettivo precipuo di semplificare alcune procedure di competenza esclusiva dello Stato». Ma il governo non l’ha fatto, per cui «Le leggi regionali sono state promulgate in assenza di una normativa nazionale».
C’è poi un secondo «Ed ancor più inequivocabile profilo di illegittimità costituzionale, perché nello stabilire deroghe, le leggi regionali escludono la punibilità di condotte che il legislatore ha invece previsto come fattispecie penalmente sanzionabile». Materia ostica, ma l’avvertimento appare chiaro. E il fatto che la missiva sia stata spedita anche agli uffici tecnici suona come avviso: il procedimento penale potrebbe essere dietro l’angolo, in attesa che la questione di legittimità venga sollevata davanti al giudice competente.